Importante passo avanti nella realizzazione del «Museo dell’acqua»: il Gal DaunOfantino, recentemente rifinanziato dalla Regione Puglia, ha inserito quel progetto nella propria strategia di sviluppo locale.
È del gennaio 2020 la proposta progettuale del «Museo dell’acqua» quale «nuovo volano di conoscenza e valorizzazione del territorio», all’Acquedotto Pugliese proprietario della stazione di pompaggio sita in Via Scaloria a Manfredonia, dismessa da diversi anni e sostituita da un nuovo e moderno impianto di sollevamento idrico che serve gran parte del Gargano, sede naturale del Museo. Aqp che accolse con grande entusiasmo la proposta di realizzare un museo nella vecchia sede dell’impianto di pompaggio di Manfredonia, «assicurando la piena disponibilità a collaborare per la sua realizzazione».
Se il progetto andrà in porto, a Manfredonia si profila l’arrivo di una nuova interessante struttura che coniuga storia e tecnologia, sintesi culturale a beneficio del turismo, per raccontare e segnalare alla memoria collettiva presente e futura, le dinamiche di quel bene prezioso e vitale che è l’acqua.
Il Museo dell’acqua andrà ad aggiungersi:
al Museo nazionale archeologico,
al Museo dei pompieri e della Croce Rossa,
al Museo Diocesano,
al Museo etnografico di Siponto,
al Museo del mare,
al Museo civico.
Sede del Museo dell’acqua sarà, come detto, l’impianto di pompaggio idrico sito in località Scaloria. Oltre agli aspetti museali cui farà da supporto, l’allestimento del Museo, quel maestoso edificio da tempo abbandonato e pertanto fortemente danneggiato, rappresenterà un significativo recupero archeologico industriale. Costruito nel 1931, quel imponente edificio ha rappresentato una sfida e un vanto della tecnologia idraulica degli Anni trenta del secolo scorso. Realizzato dall’Acq edotto pugliese, pompava l’acqua da pochi metri sul livello del mare, agli oltre novecento metri di Monte Sant’Angelo e dunque del Gargano.
La costruzione di quell’impianto e dei relativi scavi per 1’alloggiamento della conduttura che saliva verso il Gargano, hanno portato alla scoperta di un tratto di storia rimasta sepolta per migliaia di anni, alla preistoria.
Una grotta usata per il culto delle acque ma anche per sepolture. Una scoperta stupefacente. Per gli archeologi è stato come aprire un libro e leggervi quello che è accaduto nel Neolitico, dalla seconda metà del VI millennio a.C.
In quella grotta si praticava il culto delle acque: l’acqua che filtrava dalle stalattiti raccolte in vasi o in piccole vasche scavate nella roccia. Un ritrovamento di straordinario interesse scientifico che potrà trovare sistemazione organica nel Museo dell’acqua.