Erogati oltre 504mila euro per un totale di 515 domande liquidate.
In evidente aumento il sostegno dell’Ente parco nazionale del Gargano per indennizzare gli allevatori colpiti dagli attacchi da fauna selvatica. Erogati 504mila euro solamente nel 2022 – l’ammontare più elevato dall’istituzione del Parco – e oltre 1 milione e mezzo di euro nell’ultimo triennio – ovvero il triplo rispetto a quello precedente durante il quale furono erogati complessivamente all’incirca 500mila euro – mentre procede l’implementazione delle azioni per contrastare il fenomeno.
Continua l’azione di sostegno dell’Ente parco nazionale del Gargano alle aziende agro-zootecniche dell’area protetta colpite dai danni causati dalla fauna selvatica (particolarmente da lupi, cinghiali e storni).
L’azione di sostegno, che si esprime – così come l’esistente legge prevede – in termini di indennizzo del danno subito si aggiunge agli interventi messi in campo dal Parco in tema di contrasto e/o mitigazione dei danni causati dalla fauna selvatica a cui è oggigiorno associato – se si pensa al grave problema della “peste suina africana” – un ingente rischio per la salute pubblica oltre che una da sempre costante minaccia alle attività economiche – in particolar modo a quelle del comparto agro-zootecnico – svolte nell’area protetta.
Negli ultimi tre anni l’Ente parco ha erogato circa 1 milione e mezzo di euro di indennizzi. Solo nel 2022 ha erogato € 504.232,16 per un totale di 515 domande liquidate, chiudendo tutti i mandati di pagamento ad aprile 2023.
Sono ancora in corso le liquidazioni per l’anno 2023, il cui numero di domande ha già significativamente superato quelle pervenute nell’anno precedente. Le procedure di gestione delle richieste, accertamenti e liquidazioni hanno richiesto un ulteriore sforzo della macchina organizzativa dell’Ente già significativamente sotto organico.
“L’Ente ha dato riscontro a tutte le domande pervenute che ricordo sono aumentate negli ultimi due anni del 300%. Per l’anno 2023 abbiamo liquidato circa il 40% delle istanze pervenute. I tempi non brevi delle liquidazioni sono dovuti all’alto numero di domande ricevute e al fatto che c’è una sola unità di personale – peraltro impegnata anche in altre attività – che si occupa di gestire il procedimento di accertamento, assegnazione delle risorse e predisposizione dei mandati di pagamento per ognuna delle oltre 500 domande”, ha precisato il Presidente Pazienza.
L’Ente parco svolge una intensa attività̀ amministrativa, con una dotazione organica che ne rende difficoltosa, se non addirittura critica, la gestione in quanto sottodimensionata rispetto ai carichi di lavoro e agli adempimenti che, a norma di legge, è chiamato a svolgere.
“Pur vivendo le difficoltà legate alla carenza di organico e al blocco assoluto del turn-over abbiamo messo in atto considerevoli sforzi negli ultimi mesi per cercare di accelerare il più possibile il riscontro alle istanze già pervenute e quelle che stanno ancora pervenendo. Sento di dover ringraziare la struttura tecnica dell’Ente che, con spirito di servizio, si adopera quotidianamente per supplire al problema della carenza di personale. Qualsivoglia dichiarazione o esternazione fatta senza prendere in considerazione lo stato di oggettiva difficoltà appena evidenziato non può che essere derubricata al tentativo di fomentare inutili e improduttive polemiche volte a disconoscere l’importante lavoro e i numerosi progetti che, invece, l’Ente parco ha svolto e sta cercando di continuare a svolgere su input della presidenza sin da mio insediamento” ha evidenziato il Presidente Pazienza.
Già un anno prima l’approvazione della Risoluzione del Parlamento Europeo (2952/2022 (RSP)), che apre al passaggio dal regime di indennizzo a quello risarcitorio nel pagamento dei danni da fauna alle aziende agro-zootecniche, la Presidenza dell’Ente parco aveva chiesto l’attenzione e l’impegno dei rappresentanti politici territoriali nelle istituzioni centrali dello Stato affinché si potesse promuovere ogni azione utile a modificare la normativa esistente e far sì che questa potesse essere orientata all’implementazione del regime risarcitorio, ovvero al riconoscimento del pagamento relativo all’ammontare totale del danno subito. E ciò per affermare il fondamentale principio per il quale (come più volte affermato dal Presidente Pazienza) i costi della tutela ambientale – per loro natura pubblici – non possono e non devono ricadere, neppure in minima parte, sulle aziende del comparto agro-zootecnico e cioè sulle spalle di operatori economici privati che già trovano, per varie ragioni a tutti note, non poche difficoltà a generare il loro reddito.
Non va tralasciato di considerare, inoltre, che già da lungo tempo l’Ente parco ha avviato una serie di attività volte, se non ad eliminare, a ridurre alcune dimensioni del grave fenomeno dei danni da fauna selvatica.
Tra queste, va certamente annoverata quella che, dopo un articolato e lungo iter burocratico, prenderà il via il prossimo 10 gennaio e attraverso la quale l’Ente parco formerà dei selecontrollori, ovvero operatori specializzati idonei alle attività di gestione e controllo dei cinghiali; azione, questa, che rientra anche nelle misure urgenti per il contrasto della già menzionata peste suina africana. In parallelo, è utile segnalare l’impegno dell’Ente – che è profuso anche nell’ambito delle attività del PRIU – nella strutturazione di un sistema di monitoraggio sanitario e genetico su campioni biologici della popolazione di cinghiali nel territorio che costituirà un ulteriore e importante tassello per dettagliatamente mappare il fenomeno e più utilmente proseguire nelle azioni di prevenzione e di mitigazione dei relativi danni.