In Puglia sono cresciute la saracinesche abbassate nel 2023. L’allarme di Pertuso (Fipe): “oltre 20mila lavoratori in menò”
AAA cercatisi in Puglia camerieri di sala, cuochi e aiuti cuochi, banconisti di bar e, ancora, lavapiatti, addetti alle pulizie e bagnini (specie nella stagione estiva) con brevetto. La scorsa estate, addirittura, alcuni imprenditori balneari hanno offerto stipendi da 1.800 a 3mila euro perché non riuscivano a trovare personale per il salvataggio da assumere nei propri lidi. Sono solo alcuni dei profili lavorativi ricercatissimi in Puglia, addetti specializzati che, nonostante la fame di lavoro dilagante, continuano a scarseggiare nelle strutture ricettive e nei pubblici esercizi come bar, ristoranti, mense, discoteche e stabilimenti balneari.
A lanciare l’allarme è la Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe-Confcommercio) secondo cui mancherebbero oltre 20mia persone, soltanto in Puglia: «Una vera e propria emergenza», la definisce Nicola Pertuso, presidente di Fipe Bari-Bat e componente del direttivo nazionale, che va ad acuire il momento non felice dell’imprenditoria dei pubblici esercizi la cui dinamica continua a risentire dell’altra faccia della crisi post-pandemica: «dalla crisi della domanda – commenta Pertuso – si è passati nel volgere di pochi mesi ad affrontare una crisi di costi. Dunque, pur avendo recuperato, magari non completamente ma piuttosto solidamente, i livelli dei consumi pre-Covid, l’impatto del forte aumento delle bollette (anche oltre il 200%) e, seppure meno intenso, delle materie prime, hanno messo a dura prova la tenuta dei conti economici delle aziende».
Attualmente, secondo i dati fomiti dall’Ufficio studi di Fipe-Confcommercio, sono poco meno di 27mila le attività dei servizi di ristorazione presenti in Puglia (10mila su Bari e Bat, 3mila su Brindisi, 4.200 in Capitanata, 6.200 nel Salente, e poco meno di 4mila a Taranto), quasi quattromila in più rispetto al 2012. Le sale da ballo attive in Puglia sono 111 (anche se si tratta soprattutto di piccole sale e poche discoteche) mentre 850 sono gli stabilimenti balneari.
«In realtà dopo la ripresa post-pandemica, in questi ultimi mesi molti locali stanno abbassando le saracinesche per i costi di tenuta e del personale», evidenzia Nicola Pertuso della Fipe Bari-Bat. «Il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito e lo stato di salute di bar e ristoranti non é buonissimo, perché sono ancora aperte le ferite lasciate delle chiusure durante la pandemia, con i debiti da ripagare per chi è rimasto aperto e gli utili che si sono assottigliati a causa di costi aumentati molto di più dei prezzi al consumo».
Sulla difficoltà di reperire il personale necessario, Pertuso non ha dubbi: «In Puglia in particolare – aggiunge Pertuso – l’emergenza è causata da scarsa attrattività professionale ma, soprattutto, dall’andamento demografico che sta avendo enormi implicazioni sulla composizione del mercato del lavoro e quindi sulla disponibilità di persone e, più in generale, sul funzionamento dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro».
C’è poi, secondo il componente del direttivo nazionale della Federazione italiana pubblici esercizi, una «questione culturale»: «Il lavoro c’è ma mancano le figure professionali chiamate a svolgerlo. E mancano perché svolgere un lavoro più “umile” per alcuni può essere discriminatorio o perché non si presentano alle aziende – ovvero le ricerche di personale vanno persone qualificate per le mansioni richieste».
A tal riguardo, così come è già avvenuto in passato, anche quest’anno Unioncamere Puglia e Fipe potrebbero riproporre una iniziativa («Io lavoro in Puglia – Talent day») in collaborazione con la rete degli Istituti alberghieri di Puglia e le associazioni di categoria per fare orientamento alle professioni e favorire rincontro fra chi offre lavoro, ovvero le aziende della ristorazione, e chi lo cerca o lo cercherà a breve, ossia i giovani che frequentano il quinto anno degli Alberghieri.
«La mancanza di personale giovane e qualificato – conclude Nicola Pertuso – è purtroppo un limite non solo allo sviluppo ma anche alla sostenibilità delle imprese».