Arturo Junior Carlo Santoro, 31 anni, originario delle Tremiti e laureando in Medicina a Caserta.È stato l’ultimo studente a frequentare la scuola media a San Domino nel 2003. Ma lescuole potrebbero riaprire.
Un insegnante per le materie letterarie, uno per quelle scientifiche e un alunno. Questa, fino a qualche decennio fa, era la normalità per le scuole delle isole Tremiti, il piccolo arcipelago del mare Adriatico al largo del Gargano. «Ho frequentato la scuola dell’infanzia tra le Tremiti e Foggia e la scuola elementare a Foggia. In quel periodo vivevo con i miei nonni, perché i miei genitori lavoravano alle Tremiti anche in inverno. Ma sentivo la loro mancanza. Così ho deciso di frequentare le medie sulle isole: ero l’unico studente e sono stato l’ultimo».
A parlare è Arturo Junior Carlo Santoro, 31 anni, originario delle Tremiti e laureando in Medicina a Caserta. È stato l’ultimo studente a frequentare la scuola media a San Domino: era il 2003 e, con il conseguimento della licenza media di Arturo, quell’istituto ha chiuso i battenti. Infanzia e primaria, invece, hanno continuato ad esistere fino al 2012.
Tuttavia, forse presto qualcosa cambierà e, dall’anno scolastico 2024/2025, le scuole delle Tremiti potrebbero riaprire: «Sarebbe molto positivo. Se ci fosse una scuola sull’isola, i tremitesi avrebbero una educazione molto più mirata e specifica, rispetto a quella data dalle tradizionali scuole dove le classi sono formate da 30 ragazzi – dice convinto Arturo -.
E soprattutto verrebbe data la possibilità alle Tremiti di essere apprezzate tutto l’anno, non soltanto nel periodo estivo. Sarebbe un’occasione per rilanciarle anche da un punto di vista demografico, offrendo un contesto molto più giovane e più vissuto anche fuori stagione. L’isola di San Nicola, in inverno, arriva anche a essere disabitata». E, con un velo di soddisfazione, aggiunge: «E poi dire che l’unico studente che ha studiato alle Tremiti ora è iscritto a Medicina è un bel biglietto da visita».
Nonostante questo, quegli anni per il 31enne non sono stati semplici: «La mancanza di una classe è stata forte – racconta -. Per tre anni il confronto con miei coetanei è stato solo con due ragazzi delle elementari, che frequentavano lo stesso plesso. Perché, in inverno, il resto della popolazione alle Tremiti è anziana.
Non era un’atmosfera per bambini: eravamo costretti a vivere tra libri, videogiochi o ad inventarci qualche gioco in tre». Un’adolescenza non comune, quella di Arturo, che non poteva marinare la scuola, saltare un appello o rimandare un’interrogazione, perché era l’unico in classe.
«L’edificio era una piccola casa formata da tre bagni e tre stanze, con un bel cortile collocato tra il porto e il paese – continua -. Ricordo che anche negli anni precedenti gli alunni erano sempre pochi.
Al massimo otto, in fila per quattro». Quella scuola a San Domino, unica nel suo genere, è stata anche un centro di sperimentazione: «Alle medie ho provato una pseudo Dad – spiega -. Alcuni giorni con un computer scolastico facevamo lezione insieme a una classe dell’Ungaretti di Manfredonia, in provincia di Foggia, da remoto. Era un esperimento all’avanguardia».
Dopo il triennio, nel 2005, Arturo è volato in Svizzera, a Lugano, dove ha frequentato il liceo. In futuro? «Sarebbe difficile tornare alle Tremiti, perché vorrei essere un neurochirurgo. Rimarrei tra Roma e Napoli. Ma le Tremiti resteranno sempre casa mia», conclude.
corrieredelmezzogiorno