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MONTE S. ANGELO, CAPITALE DELLA CULTURA CHE RISCHIA DI SPARIRE

Dal 2001 al 2022 la popolazione si è ridotta di 2.543 unità (-17,77%) passando da 13.807 abitanti a 11.354. Se tale progressione dovesse confermarsi anche in futuro si estinguerebbe totalmente nel 2072.

E’ da tempo che scrivo articoli e libri sulla decadenza di questo territorio e sulla ormai irreversibilità in cui sono precipitate molte città.

Il simbolo di tale declino è la mia città, Monte Sant’Angelo, nonostan­te la sua incredibile storia religiosa e culturale, le infinite tradizioni e la presenza di due siti Unesco. I dati demografici, economici e sociali che saranno esposti condannano la città alla progressiva estinzione e, come più volte evidenziato, la responsabilità è stata tutta politica. La totale inadeguatezza della classe dirigente degli ultimi venti anni e più ne ha determinato la condanna a morte, umiliandola e ferendola fino allo scioglimento dell’ente comunale per presunte infiltra­zioni mafiose.

Monte Sant’Angelo è attualmente una città fantasma, desertificata della miglior gioventù e non solo, rassegnata e triste per un futuro che non c’è. Il dato che più di tutti registra la impossibilità di risolle­varsi e reagire ad un destino segnato da tempo è la forte riduzione della popolazione dovuta ad un’emigrazione di massa dei giovani e che coinvolge anche chi giovane non lo è più. Una città colpita da una disperata depressione dovuta anche all’invecchiamento che ha raggiunto dimensioni insostenibili.

Dal 2001 al 2022 la popolazione si è ridotta di 2.543 unità (-17,77%) passando da 13.807 abitanti a 11.354 con un’accelerazione fortis­sima negli ultimi nove anni, pari al 14,56%.

Se questa progressione dovesse confermarsi anche in futuro si estinguerebbe totalmente nel 2072, diventando una città senza più abitanti. Nei 2022 gli abitanti con più di 65 anni erano 4.794 e costituivano il 42,22% della popolazione totale, mentre i residenti tra 0 e 39 anni erano 3.213 (28,30% del totale). Quelli tra 30-64 anni erano 3.347 (29,48%), di cui quasi la metà raggiungerà i 65 anni nel giro di cinque anni. In altre parole, fra cinque anni circa il 60% della popo­lazione sarà costituita da ultra 65enni.

La drastica riduzione della popolazione e il drammatico invecchia­mento della stessa (età media 47,5) non trova alcuna compensa­zione con l’ingresso di immigrati: anche in questo caso la città assu­me un primato negativo con una presenza di stranieri pari a 171 unità (1,5%) con mansioni di badante o lavoratori agricoli, al di sotto di tutti i comuni garganici che vanno da una percentuale di residenti immi­grati del 5,7% (Vieste, Mattinata, Peschici) al 3,8% (Manfredonia e San Giovanni Rotondo).

Gli effetti di una simile struttura e composizione demografica sul­l’economia sono devastanti. Il reddito annuo 2022 complessivo pro­dotto dalla città è stato pari a 117 milioni di euro, costituito per il 56,04% da lavoro dipendente prevalentemente pubblico (51,23% da sanità, istruzione, forze armate, enti pubblici), con un reddito medio annuo lordo pari a 18mila euro. Il reddito da pensione è stato pari al 36,73% del totale, con un reddito medio annuo lordo di 15mila euro.

Lavoro dipendente pubblico e pensionati costituiscono quasi l’88% del reddito complessivo della città. I più ricchi sono i lavo­ratori autonomi che dichiarano un reddito annuo medio lordo di 40mila euro (1,37%), mentre gli imprenditori dichiarano 18mila euro (4,45%).

L’aspetto più preoccupante è il livello di povertà assoluta e rela­tiva in cui versa la stragrande parte della popolazione. Il 36,38% degli abitanti di Monte Sant’Angelo vive con un reddito medio annuo lordo di 4.253 euro (354 euro mensili), il 14,27% con 12.101 euro (1.008 euro mensili), il 27,41% con 20.147 euro (1.679euro mensili).

 In altre parole, il 78% dei nuclei familiari del­la città vive al di sotto del livello dì povertà assoluta e relativa. L’effetto combinato di riduzione/invecchiamento della popola­zione e povertà raggiunta ha fatto precipitare il valore degli im­mobili, per carenza assoluta di domanda a fronte di un eccesso di offerta, con valori medi di acquisto pari a 1.000 euro al mq e con valori minimi di 253 euro al mq, impoverendo ulteriormente la ricchezza dei montanari in un diabolico circolo vizioso.

Come è possibile che una città così bella e ricca di storia e tradi­zioni sia arrivata ad essere una città fantasma senza possibilità di uscita? La risposta non è nella geografia né nel clima né in altre narrazioni farneticanti, ma è tutta nella scarsa qualità della classe poli­tica e dirigenziale degli ultimi venti anni e oltre. L’incompetenza, la supponenza, l’arroganza, la corruzione, la criminalità e il clienteli­smo diffuso hanno colpito a morte una delle meraviglie del mondo.

 Sono riusciti consapevolmente a indebolire irrimediabilmente i tre pilastri che fanno crescere e sviluppare una comunità, ovvero la qualità del capitale sociale, la qualità di chi governa le istituzioni e il senso di comunità di una popolazione.

Le malattie che hanno colpito la città appaiono irreversibili. Il cancro è nella politica e in una certa élite e oligarchia (ancora presente) che hanno arricchito solo sé stesse a spese dei giovani e della maggio­ranza delle persone che hanno subito l’emigrazione e la povertà.

Il mio disprezzo per queste persone è totale, poiché hanno pensato solo a sé e alle proprie clientele, ignorando e calpestando il bene co­mune e delle persone emarginate e deboli. Spesso i social della po­litica raccontano narrazioni sulla città che non hanno nulla a che fare con le condizioni reali, investimenti effettuati e operazioni di marke­ting che fanno credere in un rilancio. Ma i numeri illustrati raccontano un’altra, drammatica verità. La tragedia vera in cui versa la città è che neanche il moltiplicatore degli investimenti pubblici funziona per dare crescita e sviluppo, poiché mancano i fondamentali della formula e la conseguenza è ulteriore spreco di denaro pubblico senza alcun impatto reale.

 Sono pienamente consapevole che scrivendo questo articolo l’emotività e l’indi­gnazione hanno presso il sopravvento sull’economista poi­ché Monte Sant’Angelo è la mia città, ma vederla in queste condizioni è diventato per me insopportabile. E’ dal 1989 che provo a dare il mio contributo per provare a invertire la maledetta traiettoria del declino e della decadenza, arrivan­do persino a scrivere il programma elettorale di entrambe le coalizioni politiche (difatti erano identici accusandosi re­ciprocamente di aver copiato) che si sono confrontate dopo lo scioglimento del 2015. Un programma ignorato total­mente.

Stessa sorte, purtroppo, si preannuncia per Manfredonia, colpita dalle stesse malattie (calo demografico, invecchia­mento progressivo e inarrestabile della popolazione, po­vertà, individualismo, corruzione e criminalità) e, da quello che sì vede e si sente rispetto alle prossime elezioni comu­nali, il presagio è veramente cupo. La primavera tarda ad arrivare anche a Manfredonia. La speranza è che arrivi pri­ma che sia troppo tardi.RVISTA

nicola di bari