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VICO/ EREDITÀ DELLA MUPIA E ANTROPOLOGIA VICHESE NEL LAVORO TEATRALE DELLA COMPAGNIA NCVÒ CAPPÀ NSCIAUN

Fra le oltre 800 interviste raccolte dagli addetti ai lavori del Festival del Teatro popolare ve n’è una che risponde alla domanda:” Di che colore è la Mupia?’’

Rispostala Mupia ha sfumature grigie!”, il grigio è un colore non colorato, si acconcia su tutto, si adatta ad ogni situazione o abito mentale, qualunque sfumatura, come qualunque risposta, va bene.

Ed è proprio su questa incerta certezza che gioca tutta la vicenda di questa preziosità, tutta ed esclusivamente vichese.

Cos’è la Mupia? Gli esperti della Letteratura dicono che il termine viene dal greco antico “Moros”, poi con il tempo la R si è trasformata in P e da questo mutamento si è arrivati a “Mopos e Mupia”.

Dare sostanza alla Mupia è stato un lavoro difficile, complesso, che ha richiesto uno sforzo mentale notevole, è stato preceduto da un lavoro profondo, quasi antropologico: che valore dare alla Mupia.

Gli intervistati più scolarizzati le hanno dato un valore sostanzialmente positivo, come determinazione, saldo convincimento. Mentre quelli meno scolarizzati si sono fermati alla “cocciutaggine” asinina.

I giovani poi, sono stati i più incerti, hanno vagato nel limbo del pensiero volatile; argomento poco o nulla conosciuto. La piece delle ragazze e dei ragazzi di Peppe Agulari racconta di un tentativo di scippo da parte di uno “straniero”, universitario tedesco, che voleva impadronirsi della Mupia come valore assoluto di determinazione, poiché la cosiddetta “modernità” avrebbe addomesticato, o peggio, appecoronato il popolo tedesco; cosa gravissima da quelle parti.

Il lavoro, che andrà in scena domani sera sabato, domenica e lunedì, della Compagnia “Ncvò Cappà Nsciaun”, apre un dibattito culturale sulla natura del pensiero vichese e su questa originale “eredità” che resiste come una roccia nel DNA paesano.

Argomento non nuovo, sfiorato dal grande studioso vichese Michelangelo Manicone nella preziosa “Fisica Daunica” per dire che il vichese è seduto, radicato, fermo, sulla sua “opinione” contro ogni logica o argomento razionale.

La “modernità” ha toccato anche il paese dell’amore (almeno così dicono), e molti stranieri si sono chiesti se il pensiero vichese è mai uscito dalla caverna di Platone.

 La risposta a dopo la rassegna teatrale, quando vedrà la luce un pregevole lavoro editoriale che raccoglierà in un volume tutte le oltre 800 interviste raccolte sulla Mupia.

michele angelicchio