Alzi la mano chi era a conoscenza del fatto che nel cuore del promontorio ci fosse un vero e proprio canyon, spettacolare solco nella terra totalmente percorribile e ammirabile in tutto il suo splendore. Sicuramente gli addetti ai lavori, le guide, gli escursionisti ma un posto magico come il letto prosciugato del torrente Romandato tra Ischitella e Vico non è, a torto, tra i luoghi più noti del Gargano. Eppure la sua bellezza è inestimabile, non inferiore alle mete più blasonate della montagna sacra.
In verità gli escursionisti conoscono bene il Romandato (o Romondato) e non è difficile intercettare gruppi di appassionati che organizzano una passeggiata sul greto arido del vecchio corso d’acqua. Proprio domenica è stata la volta di Gargano wunderland, le cui guide hanno condotto in un viaggio fuori dal tempo una cinquantina di camminatori, di tutte le età e da tutte le regioni. Tra loro c’era anche chi era alla sua quarta esperienza lungo il tragitto del torrente e ancora affascinato dai luoghi.
Nei giorni scorsi il Romandato è stato protagonista anche di un servizio della nota trasmissione di Rai 3 Geo, specializzata in documentari naturalistici.
Non ancora in area protetta del Parco del Gargano, Il torrente rappresenta una delle più strette e spettacolari incisioni carsiche presenti sul Gargano, la cui origine è legata all’azione lenta e prolungata di fenomeni meteorologici. Il corso d’acqua, dallo spiccato carattere torrentizio, si sviluppa lungo il versante settentrionale del Gargano nel territorio di Ischitella, per finire a punta Cucchiara sul litorale tra Rodi Garganico e Lido del Sole.
Oltre alla selce, presente in abbondanza in loco, usata certamente in epoca preistorica come moneta di scambio dagli uomini del tempo, preziosa per costruire armi e accendere fuochi, si trova il carbonato di calcio col suo tipico colore bianco e facilmente individuabile. La selce invece può assumere varie colorazioni che vanno dal rossiccio al nero e al bianco e disegna figure geometriche talora talmente precise da far pensare alla mano dell’uomo. Infine, è presente anche la marna che, per le sue componenti argillose e carbonatiche, assume le tonalità del grigio. Dal punto di vista geologico è sicuramente un luogo di grande interesse e le guide sanno raccontarne con dovizia dì particolari le caratteristiche. Il bacino idrografico è lungo circa 15 km e la sua origine, risalente a 140 milioni di anni fa, è dovuta al sollevamento delle placche tettoniche che ha creato questa grande spaccatura; la forza dell’acqua, poi, ha completato l’opera, nel corso dei millenni, grazie alla sola forza erosiva.
II luogo è estremamente facile da raggiungere: procedendo sulla SS 693, si deve imboccare lo svincolo per Rodi Garganico, direzione Ischitella e, dopo pochi metri, si raggiunge ad un incrocio, l’innesto con la SP51, sovrastato dal viadotto. Qui è possibile parcheggiare le auto, si imbocca poi un breve tratturello che immette direttamente nel letto del torrente prosciugato.
Da qui si percorrono circa 8 chilometri lungo un tragitto molto facile da seguire, segnato per l’appunto dall’antico corso dell’acqua. Si attraversa il tetto del fiume tra due pareti di roccia sulle quali l’azione dello scorrere dell’acqua è evidente. Ancora prima, quella era una zona oceanica, come conferma la presenza di selce, e con un po’ di fortuna tra le pietre e gli antichi sedimenti si possono intercettare frammenti di fossili che hanno cristallizzato nei secoli animali marini preistorici. Lungo il cammino la varietà della natura è incantevole, la presenza di umidità è chiara nella zona verde ricca di muschi, licheni e felci che profumano l’aria di clorofilla.
Suggestivo anche il tratto detto degli alberi volanti, in cui sporgono le radici delle piante che vivevano in quelle che un tempo erano le rive del fiume. Oggi a qualche metro d’altezza rispetto alla superficie calpestata dagli escursionisti, paiono sfidare le leggi della fisica restando quasi in bilico nel vuoto. Non di rado si palesano spaccature verticali della roccia che ancora oggi sono le vie che l’acqua piovana continua a scavare per raggiungere il torrente. Ma anche piccole grotte con minuscole stalattiti e stalagmiti in formazione.
Ad un certo punto, dopo circa 2 ore e mezza di cammino si trova una deviazione verso sinistra che apre al gran finale della gita: il canyon del Gargano si mostra in tutto il suo splendore: creatosi a seguito di un evento sismico (da qui il nome Montagna spaccata) è stato poi plasmato dalla forza dell’acqua. Il passaggio si restringe fino ad arrivare ad un punto in cui c’è spazio per una sola persona, chiamato acqua di confine, perchè segna il limite tra Ischitella e Vico.
Purtroppo il cammino non presenta alcuna segnalazione ed è praticamente assente la cartellonistica. Il percorso complessivamente, tra andata e ritorno, è lungo circa 16 km e presenta una leggera pendenza all’andata. La difficoltà maggiore che si può incontrare è determinata dalla presenza costante di pietrame sul fondo che può rendere più faticoso il cammino, tutto sommato alla portata di tutti.
Le escursioni guidate sono diverse nel corso dell’anno anche se non è consigliabile andarci in estate per le alte temperature, ci sono inoltre escursioni in fuoristrada per i più pigri.
l’attacco