Due pestaggi in piena regola.
Schiaffi, calci, pugni, ginocchiate in faccia. La vittima che, in un caso, viene spinta contro un muro mentre un manipolo di agenti di polizia penitenziaria la picchia selvaggiamente mentre un altro agente resta a guardare senza intervenire.
Il detenuto picchiato ha problemi psichiatrici e viene torturato perché ha compiuto un gesto autolesionistico davanti ad un’ispettrice che è rimasta offesa dal gesto. Un oltraggio che va punito con una tortura, non solo nei confronti dell’autore ma anche del suo compagno di cella.
E’ l’11 agosto scorso e siamo nel carcere di Foggia, dove le telecamere riprendono le torture subite da uno dei due detenuti. Per queste due assurde violenze fisiche e morali oggi sono stati arrestati e posti ai domiciliari dieci agenti di polizia penitenziaria in servizio nel penitenziario foggiano.
Qui, stando alla ricostruzione contenuta nelle 96 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, sono stati compiuti reati gravissimi: tortura, abuso d’ufficio, abuso di autorità contro detenuti, omissione di atti d’ufficio, danneggiamento, concussione, falsità ideologica, soppressione di atti.
I domiciliari sono stati disposti per l’ispettore Giovanni Di Pasqua, il sovrintendente Vincenzo Piccirillo, l’agente Flenisio Casiere, l’assistente capo Nicola Calabrese, l’agente Pasquale D’Errico, l’assistente Raffaele Coccia, l’agente Giuseppe Toziano, il sovrintendente Vittorio Vitale, la vice ispettrice Annalisa Santacroce e l’assistente capo Massimo Folliero.
E’ stata respinta invece la richiesta di interdizione dalla professione per un anno per il medico del carcere Antonio Iuso e per la psicologa Stefania Lavacca. Sono invece indagati a piede libero altri due medici e un altro agente, per quest’ultimo è stata respinta la richiesta di arresto.
Un’indagine – si legge nelle carte – che ha preso il via da un esposto che il 17 agosto scorso è arrivato alla Procura di Foggia a firma del detenuto affetto da patologie psichiatriche che ricostruiva l’aggressione subita da lui e dal suo compagno di cella. “Il giorno 11 agosto – scrive il detenuto – l’ispettore Di Pasqua, un brigadiere e altri agenti sono entrati in cella, hanno detto ‘perquisizione’ e allo stesso tempo hanno iniziato a torturarmi violentemente con calci e pugni.
Un pestaggio sanguinoso durato più di mezz’ora. Stesso pestaggio, contemporaneamente, è stato fatto al mio compagno di cella. L’ho visto sanguinare e massacrato”.
La sequenza shock, come detto, è stata ripresa dalle telecamere di sorveglianza della struttura carceraria e il file è allegato agli atti dell’indagine. Delle torture sarebbe stato testimone un cittadino bulgaro che coraggiosamente ha fatto spedire l’esposto come se fosse una sua normale missiva, in questo modo ha evitato che la lettera venisse cestinata dagli agenti.
Dopo il pestaggio gli indagati – secondo l’accua – avrebbero messo a segno una serie di depistaggi volti a nascondere quanto compiuto, tra cui la firma su alcune dichiarazioni con le quali la vittima delle sevizie assicurava che non gli “avevano fatto niente”.
Il gip nell’ordinanza parla di “clima di omertà riscontrato tra il personale in servizio presso la casa circondariale e la capacità degli indagati di ottenere la collaborazione dei detenuti differenti dalle persone offese al fine di depistare le indagini e di intimidire le stesse vittime della violenza”.
“Tutti i membri della polizia penitenziaria coinvolti – annota il giudice – hanno dato prova di grande coesione sia nel compimento dei reati che nel tentativo di depistaggio”.
ansa