“Caro Antonio, sarò franco nel dirti che il chiasso mediatico che tu e la tua parte politica siete riusciti a sollevare, sulla vicenda che riguarda la città di Bari, è un’offesa a tante altre città del sud che hanno patito il medesimo destino.
Bari non è più importante di Foggia e delle altre città che hanno ingiustamente subito la gogna dello scioglimento. I cittadini di Bari non meritano più rispetto dei cittadini di Foggia da te considerati, alla luce di questi comportamenti, come cittadini di serie b.
La classe politica barese non rappresenta l’ombelico del mondo della politica nel mezzogiorno d’Italia. Il popolo del PD, dei cinque stelle, e dei sindacati che oggi sono scesi in piazza con te, non sono moralmente superiori rispetto al popolo del centro destra.
Con questa vicenda, oggi avete buttato giù la maschera, mostrando la vostra doppia morale, da una parte giustizialista, istituzionalista e intransigente contro il nemico politico e, dall’altro canto, guerrafondaia, militarista e incurante delle istituzioni, allorquando a essere messa in discussione è la vostra gestione della cosa pubblica.
Caro Antonio se, come hai dichiarato più volte, la tua crociata barese contro le Istituzioni della Repubblica Italiana è la risposta alla guerra che il Governo di centro-destra avrebbe minacciato contro di te e la tua città, allora posso dichiarare, senza timore di smentita, che sia io che la mia Foggia siamo stati sconfitti (per il momento) da un Governo targato PD – Cinque Stelle.
Caro Antonio, in questi ultimi giorni ho seguito con grande attenzione le vicende che riguardano la città di Bari, ho ascoltato le tue innumerevoli dichiarazioni in merito all’arrivo della commissione di accesso inviata dal Ministero dell’Interno e ho visto la rabbia sul tuo volto e le lacrime nei tuoi occhi durante la conferenza stampa. «È un atto di guerra» hai detto. A me dispiace per quanto sta succedendo a te e alla tua Bari.
Il terrore per l’incerto destino della tua città, la profonda inquietudine nel veder mettere in discussione il proprio operato amministrativo e la probabile condanna all’oblio politico che deriva da uno scioglimento per infiltrazioni mafiose a carico di un sindaco, è quello che si prova quando l’ombra del sospetto scende sui cieli di una città.
Questo è ciò che è capitato a me e, sicuramente, a tantissimi altri sindaci. Ho lungamente riflettuto prima di scriverti questa lettera perché la questione non riguarda quello che stai vivendo oggi ma il tuo comportamento ieri, ossia quando assieme ad altri “ex” sindaci, sciolti per mafia, ci siamo rivolti a te in qualità di Presidente dell’Anci per provare a spiegarti le ragioni della nostra battaglia contro la normativa prevista dall’art. 143 del Tuel, evidenziandone profili antidemocratici e il contrasto con i principi della nostra costituzione.
Avevamo sperato che, nella veste di Presidente del “sindacato” degli amministratori degli enti locali, avresti avuto una presa di posizione netta a salvaguardia dei Sindaci e delle comunità da essi rappresentate e un maggiore coraggio nel porre a livello nazionale una tematica così forte, sebbene antipopolare, a tutela di coloro i quali, con te e come te, hanno sempre combattuto nella trincea degli enti locali.
Di fronte al nostro grido di dolore e richiesta di aiuto tu, ahimè, hai girato la testa dall’altra parte e ci hai lasciati soli con la “nostra battaglia”, che in quel momento non era la tua. Oggi è toccato a te, ed è tutta un’altra storia.
Mostri orgogliosamente, in ogni circostanza possibile, il faldone contenente gli atti della tua amministrazione per il contrasto alla criminalità organizzata e ti “arrabbi” che quest’ultimo non sia stato preso in considerazione dal Ministero nell’invio della commissione d’accesso.
Caro Antonio, ti voglio dare una brutta notizia: io, come tanti altri sindaci, non sono stato preventivamente informato dell’arrivo della commissione e tantomeno ascoltato da quest’ultima, nonostante la mia richiesta d’audizione finalizzata a porre all’attenzione dei commissari i numerosi faldoni contenenti tutta la documentazione a tutela della mia azione amministrativa.
Ti dirò di più, tutti quei fascicoli non sono stati presi in considerazione né nella relazione di scioglimento del Comune di Foggia, voluto dal Ministro Lamorgese (ministro di cui è palesemente riconosciuta l’assoluta lontananza dalla mia parte politica – ricordiamo che è testimone chiave nel processo contro Matteo Salvini – ) né, almeno fino ad oggi, dalle Autorità Giudiziarie da me adite per chiedere non solo giustizia ma anche verità.
Ho depositato, infatti, pagine e pagine di documentazione comprovante la costante attenzione dell’amministrazione da me guidata contro l’azione pericolosa e subdola della criminalità mafiosa in terra di Foggia e, solo a titolo d’esempio, ne voglio ricordare qualcuna: ho denunciato l’incendio doloso dei chioschi al mercato di via L. Pinto e, per tutta risposta, sono stato destinatario di una bomba carta esplosa sotto casa mia; durante il mio mandato, il Comune di Foggia si è costituito per la prima volta parte civile nei processi di mafia e di estorsioni; non ho fatto mai mancare il mio sostegno e il patrocinio in tutte le manifestazioni finalizzate a promuovere la legalità; durante la mia sindacatura, è stata intitolata una piazza alla memoria dei giudici Falcone e Borsellino e ivi realizzato un monumento commemorativo; è stata intitolata un’area urbana a un testimone di giustizia; è stata assegnata una sede centralissima alla associazione antiraket Panunzio; sono stati avviati progetti di antimafia sociale, con atti di indirizzo a mia firma che propongono l’utilizzo dei beni confiscati alla mafia per scopi sociali; ho portato la mia solidarietà concreta alle attività commerciali che venivano colpite e minacciate dalle bombe della criminalità organizzata locale; abbiamo indetto Consigli Comunali per la legalità e votato all’unanimità la richiesta di istituzione di una sede distaccata della Corte di Appello di Bari e della D.D.A., allo scopo del contrasto alla mafia foggiana e tanto, tanto, tanto altro ancora potrei ricordare su quanto fatto…”
Sebbene, tutto ciò non è stato ancora considerato sufficientemente valido da fungere da contrappeso al pregiudizio e al sospetto di una possibile infiltrazione, io continuo la mia battaglia nelle aule competenti, nel massimo rispetto delle Istituzioni e nella ferma convinzione che la giustizia farà il suo corso. Quindi, caro Sindaco Decaro, nella gara a chi ha “il faldone più grande”, ti posso assicurare che anche Foggia potrebbe fare la sua parte e giocare per vincere.
«Giù le mani da Bari» ripeti come un mantra in questi giorni, perché sarebbe una follia sciogliere il comune di Bari. Allora ti domando: non è stata una follia sciogliere il Comune di Foggia o di Trinitapoli o di Otranto, per molto meno? E ancora: se realmente credi che la minaccia di un commissariamento è un ricatto politico contro un’amministrazione e contro una città, perché nella campagna elettorale per le amministrative di Foggia, sei salito sul palco e ti sei schierato con chi ha politicamente spinto e speculato sull’immeritato commissariamento della mia città?
Forse perché Foggia non è Bari, e mentre Bari non si deve toccare Foggia si può umiliare? Forse perché Foggia era amministrata dal centro destra e non dalla sinistra e quindi meritava tutto il male possibile?”.
franco landella