Si avvicina il momento dell'”esordio” in aula da pentito dell’ex capo clan della mafia viestana Marco Raduano, quarantenne, ergastolano catturato il 2 febbraio a Bastia in Francia dopo quasi un anno di latitanza e che ha deciso 38 giorni più tardi di collaborare con la Giustizia, confessando il 20 marzo scorso d’essere un mafioso, un trafficante di droga e il coinvolgimento in oltre dieci omicidi, di cui 5 quale esecutore.
La corte d’assise di Foggia deciderà nell’udienza del 3 maggio se accogliere la richiesta del pm Ettore Cardinali della Dda e ammettere la testimonianza di Raduano nel processo in corso a Giovanni Iannoli, 38 anni, viestano, accusato dell’omicidio aggravato dalla mafiosità di Antonio Fabbiano e del tentato omicidio di Michele Notarangelo del 25 aprile 2018.
Il delitto è collegato alla guerra di mafia tra il clan Raduano e i rivali del gruppo Perna/Iannoli che si innesta nella scia di sangue che a Vieste tra gennaio 2015 e l’estate 2022 ha contato 19 agguati con 10 morti, 1 lupara bianca e vari feri- ti/scampati. Secondo l’accusa, Giovanni lannoli (arrestato per questa imputazione il 9 agosto 2021 quando l’ordinanza gli venne notificata in carcere dov’è detenuto dal 2018) insieme a Giancarlo Pecorelli (assassinato il 19 giugno 2018) e un terzo presunto complice, la sera del 25 aprile 2018 fecero fuoco 14 volte con un mitra Kalashnikov e una pistola, colpendo Fabbiano deceduto qualche ora più tardi in ospedale mentre Notarangelo riuscì a fuggire e rifugiarsi in casa, rimanendo illeso.
L’imputato difeso dagli avv. Giulio Treggiarì e Michele Arena si dice innocente; contro di lui ci sono le dichiarazioni del pentito Danilo Pietro Della Malva, cui si sono aggiunte adesso quelle di Raduano di cui la Dda chiede l’interrogatorio. Il neo pentito ha sostenuto che autori dell’agguato furono Iannoli e Pecorelli, dicendo d’averlo averlo appreso sia dallo scampato Notarangelo che gli confidò d’aver riconosciuto i sicari, sia dallo stesso Iannoli al quale propose di siglare la pace tra i loro gruppi rivali, “in quanto loro avevano ucciso Fabbiano e io avevo ucciso Pecorelli: l’unica condizione che posi fu che mi avrebbero dovuto consegnare Girolamo Perna per ucciderlo”.
Girolamo Perna, ex socio e alleato di Raduano e poi suo nemico nella guerra di mafia viestana, fu ucciso davanti casa da killer ancora ignoti la sera del 26 aprile 2019: era già sfuggito a due agguati a settembre 2016 e marzo 2017. La corte d assise deciderà il 3 maggio se ascoltare Raduano.
Per il resto l’udienza in corte d’assise è stata contrassegnata dalla scelta del silenzio di due testi a discarico citati dalla difesa di lannoli, che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.