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REGIONE/ FERMO RACCOLTA DEI RICCI FINO AL 2026. PESCATORI IN RIVOLTA: «NESSUN RISTORO»

I più colpiti (anzi gli unici) da una legge che loro stessi hanno contribuito a stendere. I pescatori subacquei professionisti di ricci si trovano stamattina fuori dalla sede della Regione Puglia per manifestare, non contro la norma del fermo pesca dei ricci in se, ma per la totale assenza di ristori ed alternative di lavoro che viene loro data.

«E’ già da un anno che noi pescatori legali di ricci siamo fermi e nessuno ha sentito il dovere di tenderci una mano – dice Gigi Colaci presidente della associazione regionale pescatori subacquei professionisti -. Parole e promesse tante, ma tutto poi finisce in un nulla di fatto. Da un anno abbiamo dato fondo a tutte le nostre risorse personali per mandare avanti le nostre famiglie e le nostre licenze. Come pensano che potremo tirare avanti per altri due anni? Abbiamo proposto che in questo periodo ci possano trovare un altro impiego in ambito marittimo, abbiamo chiesto ristori come nel caso del fermo pesca, c’è stato assicurato che si sarebbe sollevata la questione nelle sedi politiche. Abbiamo avuto rassicurazioni anche dall’assessore regionale Donato Pentassuglia, ma a nessuna di queste promesse è poi seguito qualcosa di concreto. Ora basta. Noi siamo gli unici colpiti, perché invece i pescatori di frodo continuano a depredare le poche risorse che ci sono».

Al momento a livello regionale le licenze legali per pescare i ricci sono 190, ma molte licenze sono intestate alla stessa persona. «In Puglia ci sono diversi compartimenti – spiega Colaci -, da Gallipoli a Brindisi, Bari… c’è chi ha licenze di pesca per più compartimenti. Diciamo che di persone fisiche saremo 120-130 in tutto. Siamo 130 famiglie che da un anno non hanno reddito e così sarà per altri due anni, se non si interviene. Invece gli abusivi continuano imperterriti la loro opera di devastazione: a fronte di uno che viene trovato e colto sul fatto, altri cento riescono a farla franca. In questo modo noi veniamo penalizzati e abbandonati senza reddito e tra due anni la situazione ambientale sarà anche peggiore. Noi sappiamo quale è la sofferenza dei fondali, specie nei più bassi, dove i pescatori illegali fanno le loro razzie, la situazione è drammatica, per questo abbiamo collaborato alla stesura delle legge per il fermo biologico, ma ora ne paghiamo le conseguenze. E di questo passo quando la pesca potrà riprendere, di frutto ce ne sarà anche meno».

Il signor Colaci pretende coerenza per lui e la categoria di lavoratori. E risposte concrete e non solo promesse vuote.

«Solo rinnovare la licenza di pesca (che ora non usiamo) costa circa 500 euro all’anno, poi c’è l’imbarcazione e sono almeno altri 2mila euro annui. Spese che dobbiamo sostenere per forza. Guai se non rinnovassimo la licenza, rischieremmo di perderla e dover tornare il lista di attesa. A questo punto noi dobbiamo vivere con cosa? Paghiamo le tasse ogni mese, rispettiamo la legge, ma ora è proprio la legge che ci schiaccia».

La multa per chi è colto in flagranza a pescare ricci lungo la costa pugliese può arrivare sino a 12mila euro. Un pescatore illegale rischia poco visto che il più delle volte risulta nullatenente, quindi anche di fronte ad una sanzione alta, non si attiva la deterrenza. «A questo dobbiamo aggiungere che il poter commercializzare ricci che arrivano da altri territori, dalla Grecia o Albania, permette ai pescatori abusivi di vendere a prezzi alti. Il costo dei ricci di importazione è pesante e altrettanto è il prezzo del pescato illegale. Questo significa che mentre noi pescatori legali non sappiamo come arrivare a fine mese, chi agisce nell’illegalità si sta arricchendo proprio grazie al fermo pesca».

In realtà una proposta per ristori c’è nella normativa, l’indicazione è stata promossa dal consigliere regionale Paolo Pagliaro, ma al momento tutto tace nel concreto.

«Anche per questo stamattina siamo fuori dalla Regione – conclude Colaci -, qualcuno ci deve rispondere, ma con i fatti. Avevamo avviato un confronto con l’Università per centri di allevamento di ricci per il ripopolamento, anche di questo nulla più si è saputo. Ora urgono risposte».