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IL FUTURO E’ ADESSO. LE CRITICITÀ E I CORRETTIVI . «ESTATE D’INFERNO E MENO SPIAGGE IL CLIMA CAMBIERÀ LA PUGLIA»

Ecco gli impatti su erosione costiera, acquacoltura e turismo Su «Frontiers» lo studio di Università e Politecnico di Bari.

L’estate sarà infernale, il ma­re si solleverà di due centimetri e mezzo e l’Adriatico si “mangerà” le spiagge lungo i suoi 725 chi­lometri di coste (Tremiti incluse). Nello studio «Impatti climatici e strategie di adattamento per l’ero­sione costiera, l’acquacoltura e il turismo lungo il fronte adriatico della Puglia», c’è scritto cosa – pre­sumibilmente – accadrà di qui al 2050-2060 e anche quali correttivi mettere in campo.

La ricerca (pri­ma firma il dott. Giuseppe Parete) è pubblicata su Frontiers ed è stata condotta da scienziati di Univer­sità di Bari (Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti; Dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e Ambiente) e Politecnico di Bari (Dipartimento di Ingegneria Civile, ) Ambientale, del Territorio, Edile e di Chimica), in collaborazione col Dipartimento Ambiente, Pae­saggio e Qualità Urbana della Re­gione Puglia.

Vi si spiega che la Puglia «è riconosciuta come area partico­larmente esposta agli effetti dei cambiamenti climatici» e si fa la seguente ricognizione.

ACQUACOLTURA

La Puglia è leader per la produ­zione di mollu­schi (5.000 ton­nellate nel 2020). Un totale di 32 alleva­menti dedicati all’allevamento ittico operano lungo la costa, di cui «23 in pro­vincia di Foggia, 1 in provincia di Bari, 3 in provincia di Brindisi, 4 in provincia di Taranto, e 1 in provincia di Lecce».

«Per quanto riguarda gli impianti offshore at­tivi, la maggior parte si trova nelle province di Foggia (4) e Taranto (3), con un solo impianto offshore per le province di BAT e Lecce».

Le principali specie ittiche allevate sono la spigola e l’orata. Alleva­menti di cro­stacei sono a Taranto e lun­go la costa garganica. Pro­prio lo “spero­ne” vanta 36 impianti (9 dei quali nel Golfo di Manfredo­nia). Le specie di mitili più allevate sono cozza, ostrica giapponese e vongola fi­lippina.

TURISMO

«Il turismo rappre­senta uno dei settori economici più significativi della Puglia. Nel 2022 ha contribuito tra l’8,3% e l’8,8% del PIL regionale».

Ma “quale” turismo? Gli scienziati non hanno dubbi: il turismo pu­gliese è balneare e le località costiere adriatiche valgono il 60% di esso. Oggi i visitatori hanno a di­sposizione un litorale per il 29 % di scogliere, il 28% di spiagge sab­biose, il 26% di roccia. Ma domani tutto cambierà.

EROSIONE COSTIERA

 Tra il 1960 e il 1992, 103 chilometri di spiagge (equivalenti al 40% della costa sabbiosa) si sono ritirate «a causa di una riduzione dell’ap­provvigionamento di sedimenti».

Dal 1992 al 2005, i fenomeni erosivi hanno interessato solo il 23% della costa sabbiosa, pari a 60 km di costa. Tuttavia di recente «c’è sta­to un notevole aumento dei feno­meni erosivi» e tra il 2005 e il 2017 «la lunghezza della costa sab­biosa erosa è quasi raddop­piata, raggiun­gendo i 97 km, circa il 38% della costa sab­biosa totale».

«Sono emerse nuove situa­zioni di crisi lungo la costa (ad esempio, Rodi Garganico, Torre Canne, Torre Guaceto)». Con «ri­tiri costieri di oltre 30 metri».

IL FUTURO

Gli scienziati di­cono che tutti i modelli concor­dano nel predire un aumento glo­bale del livello del mare, in special modo del Mediterraneo e soprat­tutto del Mare Adriatico. Elabo­rati gli indicatori climatici in una griglia di 8×8 km e applicati agli scenari del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Cli­matici, fanno due previsioni.

Una è “pessi­mista”: gli Sta­ti non prenderanno contromisure e le emissioni continue­ranno ai tassi attuali. Questo sce­nario presuppone che, entro il 2100, le concentrazioni atmosferi­che di C02 triplichino o quadru­plichino rispetto ai livelli prein­dustriali.

L’altro scenario è “rea­lista”: ci sarà una moderata mi­tigazione e, entro il 2070, le emis­sioni di C02 scendono al di sotto dei livelli attuali e le concentra­zioni atmosferiche si stabilizzano a circa il doppio dei livelli prein­dustriali entro la fine del secolo.

Con queste premesse, si preve­de un aumento delle temperature medie annue in tutta la Puglia di 1,7 gradi nel primo scenario e di 1,36°C nel secondo. Entrambi gli scenari futuri mostrano una riduzione delle precipitazioni me­die annue (riduzione massima di -80,2 mm) e più giorni di siccità consecutivi (fino a 18 giorni di sic­cità consecutivi nello scenario peggiore).

Le stagioni fredde sa­ranno mitigate, l’estate sarà più calda e aumenta la probabilità di picchi di calore più alti e frequen­ti. L’innalzamento medio del li­vello del Mare Adriatico meridio­nale è di 0,19-0,25 metri.

GLI IMPATTI E AZIONI

L’ac­quacoltura già oggi «soffre delle ondate di calore». Per proteggersi, ai coltivatori di molluschi si con­siglia di attrezzarsi anche con tec­nologia di tracciamento satellita­re per avere «un sistema infor­mativo di “allarme precoce”».

In genere si consiglia agli impren­ditori di selezionare specie «tol­leranti alle condizioni indotte dai cambiamenti climatici» e magari puntare sull’Acquacoltura multitrofica integrata (Imta), un si­stema di allevamento che combi­na specie comunemente allevate come pesci e crostacei con altri organismi come alghe e inverte­brati in un’unica azienda.

Gli impatti dei cambiamenti cli­matici sul turismo possono essere classificati in due categorie principali:

 i) impatti diretti che cau­sano cambiamenti nell’andamen­to dei flussi turistici tipici di una destinazione turistica;

 ii) impatti indiretti che inducono cambia­menti nell’attrattività della desti­nazione turistica, influenzando così i suoi arrivi e soggiorni tu­ristici.

Le temperature in aumento pos­sono portare a un calo del numero di turisti in Puglia in estate e a un

loro aumento in altri mesi. Però, bisogna agire per evitare l’«aumento degli incendi boschivi nelle zone costiere turistiche» e l’«aumento di specie esotiche e inva­sive» come alghe e meduse.

Anche le aree urbane densa­mente popolate, come Bari, devo­no prevenire lo stress termico di chi si trova in città (residenti e turisti). Bisognerà poi attrezzarsi per contrastare la diminuzione dell’acqua potabile, l’aumento del consumo energetico e danni da eventi meteorologici estremi.

In­fine, siccome «le proiezioni future indicano un alto rischio di ero­sione lungo la costa adriatica pugliese» e visto che, «considerando le già limitate larghezze delle spiagge medie», si potrebbe arrivare «alla scomparsa di alcune spiagge esistenti», è importante notare che la «presenza di strutture di protezione costiera ha, in molti casi, mitigato l’evoluzione della tendenza impedendo il ritiro costiero e i cambiamenti irreversibili verso la costa».

La Puglia che verrà, dipenderà da quanto si farà oggi.

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