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IL GARGANO LA PIÙ GRANDE ISOLA DELL’ADRIATICO, FORSE. POI IL CANDELARO… CON I SUOI SETTANTA CHILOMETRI DI LUNGHEZZA È UNO DEI PIÙ LUNGHI CORSI D’ACQUA PUGLIESI

Nelle anse della foce dove è debole l’influenza marina vivono due piccoli pesci: la Gambusia (Gambusia affinis) ed il Nono (Aphanius fasciatus). Quest’ultimo è inserito dalla Direttiva 92/43/CEE tra le “specie animali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione”

L’aspetto attuale del Candelaro, uno dei principali fiumi pugliesi con i suoi settanta chilometri di lunghezza, è probabilmente l’ombra dello spettacolo che questo corso d’acqua dovette offrire in tempi remotissimi. Salvo che in inverno, quando precipitazioni abbondanti possono conferirgli dignità torrentizia, il Candelaro è d’estate il rigagnolo che attraversa San Paolo di Civitate, nel cui territorio ha origine, San Severo, Rignano Garganico, San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo e Manfredonia, dove sfocia nell’Adriatico.

Ciò, malgrado l’apporto di quattro affluenti (il canale Radicosa e i torrenti Triolo, Saisola e Celone). Tanto hanno potuto le devastazioni dell’alveo per ricavare ghiaia, i mancati rinforzi degli argini e la massiccia destinazione delle acque a scopi agricoli. Ma tralasciamo il desolante presente che vede l’Adriatico inquinatissimo proprio in corrispondenza della foce del nostro fiume, a tutto danno della relativa zona umida, che è la più meridionale del Parco del Gargano.

Occupiamoci invece del passato : Quale il rapporto d’origine tra il Candelaro e il Gargano, ai piedi del quale il primo scorre con andamento nordovest-sudest ? A tale proposito il mondo della geologia si divide.

Una scuola di pensiero vuole che questo fiume si sia formato in corrispondenza di una faglia di distensione apertasi durante l’emersione del promontorio. Altra e più suggestiva scuola di pensiero, invece, individua nel Candelaro l’artefice dell’unificazione del Gargano alla penisola : Il promontorio, cioè, sarebbe stata la più grande isola dell’Adriatico, poi nei millenni saldata al continente per effetto dei detriti trasportati dal Candelaro …

Si diceva prima di zona umida. Parliamo di aree acquitrinose temporanee caratterizzate dalla presenza di una vegetazione arborea-arbustiva igrofila (Salice bianco, Pioppo bianco ed Olmo campestre), ultima testimonianza di un originario bosco planiziale, cioè di pianura. Un’altra importante componente dell’area è costituita dalla vegetazione alofila, cioè dipendente dalla salinità e tipica di quei terreni prossimi al mare che sono soggetti a prosciugamento : salicornia, salsola e giunco. Nelle anse della foce dove è debole l’influenza marina vivono due piccoli pesci: la Gambusia (Gambusia affinis) ed il Nono (Aphanius fasciatus). Quest’ultimo è inserito dalla Direttiva 92/43/CEE tra le “specie animali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione”.

L’area è frequentata da un’abbondante avifauna cosiddetta ‘limicola’ per il fatto di dipendere dal fango dei bassissimi fondali, in cui trova le sue fonti di cibo.