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PARCO DEL GARGANO, UNO SCRIGNO DI BIODIVERSITÀ DA TUTELARE

Si estende su 120mila ettari e comprende 18 comuni (200mila abitanti). Pazienza: è un laboratorio per lo sviluppo sostenibile.

È spesso definito lo «Sperone d’Italia» ma, in realtà, il Parco nazionale del Gargano (uno dei due Parchi nazionali pugliesi insieme a quello dell’Alta Murgia), istituito nel 1991 (interessa 18 Comuni per una estensione di circa 120mila ettari) è da considerarsi uno scrigno di meraviglie che spazia dada costa marina ai valloni, alla montagna, alle lagune, alle steppe, ricco di fauna e flora per una bellezza paesaggistica inimitabile.

«È uno scrigno di grande biodiversità dove la realizzazione di progetti diventa oggetto di un interessante laboratorio per lo sviluppo sostenibile», commenta Pasquale Pazienza, professore universitario dell’Università di Foggia e, dal 2019, presidente dell’Ente Parco Nazionale del Gargano.

Presidente Pazienza, sviluppo sostenibile e tutela ambientale sono stati due concetti importanti nel suo quinquennio di presidenza del Parco che ormai volge al termine.

«In realtà, grazie a tutto il personale del Parco del Gargano abbiamo cercato di dare il nostro meglio per rilanciare una delle aree protette più importanti e complesse d’Italia. Tutto è stato fatto in perfetta sintonia con la comunità del Parco, con i sindaci, con le associazioni, con chi vive in questo territorio. Ho sempre ritenuto che il Parco sia più come qualcosa da tutelare e molto meno da valorizzare. La tutela può essere intesa come musealizzazione (l’ambiente c’è e non si tocca) praticata da un certo ambientalismo che spesso si oppone e frappone ma, anche e soprattutto, come valorizzazione. Vero è che la tutela fine a se stessa è utile perché lavora al mantenimento della qualità ambientale del territorio ma l’assenza di valorizzazione non sempre poi ritorna in termini di tutela».

A proposito di ambiente, ha sempre parlato di tutela e valorizzazione economica e sociale

«Esatto. La tutela ambientale deve essere uguale ad una valorizzazione economico e sociale del patrimonio naturale e delle comunità. L’ambiente, inteso come capitale naturale e della biodiversità e, dunque, come quinta essenza della vita dell’uomo sulla terra, va salvaguardato e tutelato. Lo sviluppo sostenibile, pertanto, si realizza quando coesistono tre elementi: ambiente, valorizzazione economica e sociale dei territorio e delle comunità locali».

Qual è il futuro del Parco del Gargano?

«Ci siamo impegnati in questi cinque anni per realizzare tanti progetti, penso alle infrastrutture verdi (sentieristica, ciclovie, muretti a secco e terrazzamenti) per le quali abbiamo recuperato numerose risorse del ministero dell’Ambiente. Abbiamo realizzato diversi progetti sulla risistemazione delle caserme dei Cc Forestali per consentire una migliore operatività e per ospitare un maggior numero di militari sul territorio che garantiscono una maggiore sorveglianza del Parco che, è risaputo, ha una variegata importanza e bellezza. Il nostro è, infatti, uno dei pochi Parchi fortemente antropizzati.

Andare a implementare politiche ambientali nel Gargano è diverso dal farlo nel Parco Nazionale Gran Paradiso (è il parco nazionale più antico d’Italia, istituito il 3 dicembre del 1922, ndr) dove ci trova dinanzi ad un ambiente completamente naturale scarsamente antropizzato. Per il futuro, mi auguro che il Parco del Gargano, uno dei 24 Parchi che costituiscono il capitale naturale per eccellenza che abbiamo nel nostro Paese, continui ad essere un’area importante per lo sviluppo sostenibile che traina comparti economici di rilievo daU’agroalimentare al turistico. Serve però tanta sensibilità e, soprattutto, la partecipazione delle comunità locali nella programmazione e gestione del territorio»