Società, terreni, giudici: la galassia del “Lungo”, capoclan in ascesa del Gargano. Il pentito viestano ha parlato di lui in “Omnia Nostra”.
“Guadagnava dai due ai tremila euro al giorno perché gestiva lui parcheggio e lido”. Così Marco Raduano parlando dell’ex “collega” di clan, Francesco Scirpoli detto “Il lungo”. L’ex boss di Vieste, collaboratore di giustizia dal 15 marzo scorso, è stato sentito nel processo “Omnia Nostra” in corso a Foggia nell’aula della Corte d’Assise.
Raduano, 41 anni, detto “Pallone”, non ha parlato solo di omicidi, spaccio di droga, estorsioni, armi e guerra tra clan, ma anche degli affari della sua organizzazione criminale, il clan Lombardi-Scirpoli-Raduano, rivale dei montanari Li Bergolis-Miucci.
Il pentito si è soffermato in modo particolare sul coetaneo mattinatese Scirpoli, al momento rinchiuso nel carcere di Fossombrone. “Il lungo” sarebbe stato il suo principale referente e interlocutore.
In collegamento da una località protetta, Raduano ha ricordato il business di Scirpoli a Mattinata dove, stando a “Pallone”, avrebbe intascato anche 3mila euro al giorno attraverso la gestione di un lido con relativo parcheggio.
La vicenda nella relazione antimafia
Della questione se ne occupò già il prefetto di Foggia nel 2018 quando scrisse la relazione di scioglimento per mafia del Comune di Mattinata. “Il chiosco-bar in località ‘Punta Grugno’, agro di Mattinata – scrisse il prefetto -, è in concessione alla società ‘Tor di Lupo sas’. La stessa dispone della concessione demaniale marittima, di un tratto di arenile sul quale installare una struttura da destinare a chiosco bar e servizi. Il chiosco-bar è in realtà gestito dal noto pluripregiudicato Francesco Scirpoli che è anche dipendente della Tor di Lupo sas. Il locale è frequentato da soggetti pregiudicati, nonché da appartenenti alle precedenti amministrazioni comunali e a parenti di componenti dell’attuale (poi sciolta per mafia, ndr)”.
Sempre il prefetto ricordò che “in data 8 agosto 2017, la società veniva autorizzata a svolgere manifestazioni a tema, nel periodo dall’8 agosto al 7 settembre 2017, con la possibilità di occupare un’area demaniale marittima. È stato tuttavia accertato che il chiosco-bar in realtà è stato usato per realizzare serate danzanti sulla spiaggia”.
Ma non è tutto: “Scirpoli ha inoltre acquistato, per il tramite della già citata Tor di Lupo sas – è scritto sempre nella relazione del prefetto di Foggia -, un terreno immediatamente a ridosso dell’arenile, in corrispondenza del chiosco, utilizzato come parcheggio a pagamento per i frequentatori del chiosco stesso, ai quali fornisce, a noleggio, anche lettini e sedie sdraio. Per quest’ultimo servizio (noleggio attrezzature da spiaggia) non risulta esservi alcuna autorizzazione”.
“E, ancora – scrisse sempre il prefetto -, i parcheggi e i chioschi in località ‘Agnuli’, gestiti in una sorta di monopolio da soggetti, anche pregiudicati, gravitanti negli ambienti della criminalità organizzata. Tra questi non può non rammentarsi la struttura gestita, di fatto, da Francesco Scirpoli in località balneare, frequentato da pregiudicati, ma anche da soggetti appartenenti a passate amministrazioni comunali (né va dimenticato che la sorella dello Scirpoli è esponente politico di rilievo, a livello locale, oltre che partecipe di una società agricola di cui lo stesso è amministratore unico)”.
Dello scacchiere societario, il prefetto ne parlò anche in altra pagina della relazione: “Libera Scirpoli, sorella del già citato Francesco Scirpoli, elemento di spicco della criminalità garganica. La stessa è anche socia, unitamente alla madre, della ‘Tor di Lupo sas’, il cui amministratore unico è, appunto, Fabio Scirpoli. La stessa ha ricoperto la carica di segretaria del Pd di Mattinata”.
Il giudice e la storia del terreno
Scirpoli, come emerso nelle carte di “Omnia Nostra”, acquistò un terreno da un giudice, vicenda che – secondo gli inquirenti – avrebbe celato un accordo corruttivo: per questo motivo, una precisa analisi degli investigatori sui rapporti creditizi del mattinatese fu finalizzata a verificare la provenienza delle provviste utilizzate per l’acquisto da parte dello stesso Scirpoli, in qualità di amministratore unico della Aurora, del terreno agricolo di una nota famiglia locale, riconducibile a questo anziano togato oggi in pensione. Si trattò di un’operazione da 400mila euro suddivisi per la prima metà in assegni e bonifici versati a favore del giudice e dei suoi parenti.
“Si segnala – scrisse il gip nell’ordinanza “Omnia Nostra” -, la circostanza che in data 8 novembre 2016 il giudice in pensione cedeva in compravendita all’indagato Scirpoli (legale rappresentante della Aurora Società Agricola) un appezzamento di terra per un importo pari a 400mila euro in località Punta Grugno di Mattinata, dove allo stato sorge parcheggio e stabilimento balneare gestito dallo stesso Scirpoli. Scirpoli ha condiviso con il consociato Lombardi la vicenda giudiziaria dell’assalto al furgone portavalori di Seriate (BG) del 9 giugno 2008 sino all’assoluzione, dopo essere stati condannati entrambi in secondo grado ad otto anni di reclusione”. La vicenda Scirpoli-giudice, va precisato, non ha avuto ripercussioni giudiziarie e non ha fatto emergere nulla di penalmente rilevante.
I capi e le corrispondenze dal carcere
Durante l’ultima udienza di “Omnia Nostra”, Raduano ha fatto chiarezza sulle gerarchie del clan Lombardi-Scirpoli-Raduano, i cui membri di rilievo sono attualmente sotto processo: “I principali erano Matteo Lombardi, Francesco Scirpoli, Pietro La Torre e Pasquale Ricucci (quest’ultimo ucciso nel 2019, ndr). Loro erano i più carismatici e portavano avanti gli interessi del clan. Il territorio lo controllavano attraverso gli omicidi. Quelli al vertice che si occupavano di strategie erano tutti killer. Gli altri avevano ruoli più marginali”.
E ancora: “Per gli omicidi a Vieste mettevo a conoscenza proprio Scirpoli. Poi lui riferiva al resto del gruppo. Lui aveva potere decisionale. Una volta Francesco Pio Gentile di Mattinata non era d’accordo su un omicidio a Vieste e Scirpoli mi disse che ci pensava lui. Mi diede una sorta di nullaosta“.
Infine, la storia delle corrispondenze dal carcere tramite lettere manoscritte. “Scambiavo messaggi soprattutto con Scirpoli tramite un soggetto calabrese nel carcere di Agrigento. Il tema era quello della collaborazione di Danilo Della Malva (ex braccio destro di Raduano, ndr). Cercavamo di capire il bagaglio di informazioni di Della Malva. Ci manifestavamo la nostra preoccupazione. Avevamo pensato anche di nascondere un gps sulle auto dei parenti dei pentiti per individuare le località protette”.
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