Oltre 1,3 milioni di utenti non potranno più guardare gli Europei su piattaforme ordine non autorizzate. Ieri la Finanza ha oscurato una serie di «Iptv» che ridistribuivano illegalmente i canali di Sky, a seguito di un’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto di Milano, Eugenio Fusco, con il pm Milda Milli, che ha portato a 14 perquisizioni nei confronti di 13persone indagate.
Secondo l’accusa sarebbero stati in grado di accedere – tra l’altro – a sistemi informatici di Sky, redistribuendo illegalmente i contenuti dei più importanti player tv mondiali tramite piattaforme Iptv (Internet protocol television) non autorizzate.
L’inchiesta, scaturita da una denuncia della stessa Sky, ha fatto emergere che gli indagati «operavano in modo del tutto innovativo rispetto al passato ovvero attraverso l’infriltrazione delle chiavi di decodifica necessarie alla decriptazione e alla visione “in chiaro” di tutti i canali e dei palinsesti televisivi delle principali e più importanti emittenti».
Questi, mediante l’uso di server virtuali, ospitati presso internet Service provider nazionali ed esteri, venivano divulgati e destinati ai singoli utenti delle Iptv illegali.
L’attività investigativa ha individuato in tutta Italia i gestori e i rivenditori degli abbonamenti illegali, commercializzati (a partire dal 6 settembre 2023) a prezzi estremamente bassi (anche meno di 10 euro al mese). Il gestore principale della piattaforma sarebbe all’estero ma uno dei responsabili sarebbe residente nel Barese.
I server sono stati sequestrati per bloccare la ritrasmissione del segnale. Ulteriori approfondimenti sono in corso per identificare anche i singoli utenti, che rischiano pure loro l’accusa relativa alla violazione del diritto d’autore.
Gli indagati, secondo l’accusa, accedevano «abusivamente» a «un sistema informatico e telematico» gestito da Sky Italia e, eludendo «le misure di sicurezza poste a tutela dei dati e delle comunicazioni elettroniche», si impossessavano delle «password» e di altri «mezzi idonei» per decriptare i contenuti del palinsesto televisivo a pagamento di Now tv.
Come si legge nel capo di imputazione, gli indagati avrebbero bypassato i diritti d’autore e i contenuti distribuiti da Sky e Now tv mediante «decodificazione delle chiavi di cifratura poste a tutela» per la «visione in chiaro dei palinsesti». Tutto ciò ha comportato un danno patrimoniale a Sky Italia srl e un ingiusto profitto agli indagati.