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MANFREDONIA E IL GARGANO DOVE I CLAN SPADRONEGGIANO LA RICETTA DELLA DDA DI BARI

Clan e interessi da Vieste a Mattinata e Monte S.Angelo mentre a Manfredonia l’infiltrazione nel tessute economico politico e sociale fa spavento.

Un omicidio mafioso a Mattinata e otto arresti per droga a Manfredonia, hanno fatto da prò memoria al convegno dall’esplicativo tema “Mafia nostra, dinamiche mafiose nel territorio di Manfredonia e garganico” indetto dal Rotary club di Manfredonia. Una que­stione di grande apprensione per la sua penetrazione a macchia d’olio nel tessuto economico-sociale di una terra in grande affanno al di là degli ingannevoli lustrini tu­ristici.

Interventi ministeriali e giudiziari sulle ammi­nistrazioni comunali per infiltrazioni mafiose, interdittive ad attività commerciali, eclatanti operazioni delle forze dell’ordine come “Omnia nostra” (dei 45 arrestati e con­dannati, 26 sono di Manfredonia) e la più recente “Giù le mani” della Procura di Foggia, che ha interessato in par­ticolare l’ultima amministrazione co­munale con, tra l’altro, l’arresto di un ex assessore e il deferimento dell’ex sindaco con l’accusa di voto di scambio.

«Una occasione per aprire una riflessione condivisa sul fenomeno mafioso a Manfredonia, affinché la comunità maturi una consapevolezza che forse tarda ad arrivare» ha avvertito il presidente del Club, Lorenzo Mantuano, in­troducendo l’illustre relatore Francesco Giannella, Pro­curatore aggiunto e Coordinatore distrettuale antimafia di Bari, che ha tracciato un excursus accurato e dettagliato delle dinamiche mafiose del territorio.

 «Particolarmente complesse e preoccupanti» ha subito chiarito. «Le orga­nizzazioni mafiose del Gargano – ha rilevato – a differenza di altre mafie italiane come la ‘Ndrangheta o Cosa Nostra, sono caratterizzate da una struttura più fluida e fram­mentata radicate nel territorio».

Il controllo del territorio si manifesta – ha spiegato il Procuratore – attraverso estorsioni, traffico di droga, omi­cidi e faide. Le mafie sono infiltrate profondamente nell’economia locale, in particolare nel settore turistico e delle costruzioni attraverso il riciclaggio di denaro de­rivato da proventi illeciti; attraverso la manipolazione e il controllo degli appalti pubblici tramite intimidazioni o collusione con amministratori locali. Organizzazioni ben strutturate – ha sancito – che hanno legami con altre mafie italiane e internazionali.

Nella sua relazione Giannella ha evidenziato anche gli sforzi delle istituzioni per combattere la criminalità organizzata. «Negli ultimi anni – ha evidenziato – ci sono state numerose operazioni di polizia che han­no portato all’arresto di membri di spic­co delle mafie del Gargano; sono stati sequestrati beni mobili e immobili per indebolire il potere economico delle organizzazioni criminali e sono in corso verifiche immobiliari; iniziative per promuovere la denuncia e la collaborazione dei cittadini con le forze dell’ordine».

Ma c’è ancora molto da fare. Il Coordinatore DDA ha espresso la necessità di aumentare le risorse umane e finanziarie per le forze dell’ordine e la magistratura, di promuovere la cultura della legalità tra i giovani nelle scuole; di promuovere lo sviluppo economico del territorio per ridurre la dipendenza della popolazione dalle attività criminali.

L’arcivescovo Moscone ha dal canto suo ha insistito sulla necessità di «interventi organici sul territorio dove le mafie sono fin troppo evidenti». Una realtà inquietantemente diffusa raccontata da Stefano De Carolis nel libro “L’infame legge. Storia della camorra in Puglia”.