Il pentito viestano ha ricordato la fine del nipote di Angelo “Cintaridd”. “Agiva per conto mio ma non rispettava i patti. È morto per mano mia e del mio gruppo”.
“Questo omicidio è avvenuto per mano mia e del mio gruppo. Del gruppo di Mattinata e di Manfredonia, erano a conoscenza tutti”. L’ex boss di Vieste, Marco Raduano detto “Pallone”, 41 anni, ha confermato di aver ammazzato Pasquale Notarangelo, suo compaesano, vittima di lupara bianca. Il giovane scomparve nel nulla a maggio del 2017, il suo corpo non è mai stato ritrovato.
Raduano, collaboratore di giustizia da marzo, si è auto accusato di questo e altri omicidi durante il processo “Omnia Nostra” in corso nella Corte d’Assise di Foggia.
“Con lui ero in buoni rapporti. Gli ho dato l’appuntamento e l’ho ammazzato, non penso che non si fidava, è venuto su appuntamento”, ha rivelato l’ex capoclan.
“Io mi incontravo spesso per questioni di droga, per questioni della guerra che era in corso a Vieste, mi servivo diciamo anche di lui”. Notarangelo sarebbe stato ucciso, stando a Raduano, “per contrasti nel mondo della droga, per questioni che non si sottometteva alle regole che io davo, per la guerra che c’era in corso.
Agiva per conto mio, solo che non rispettava i patti, non… lui poi veniva dalla morte del padre Notarangelo Onofrio, sapeva chi erano i colpevoli, chi era del gruppo di Iannoli e di Perna e non mi ha aiutato nella guerra in corso, pensava solo ai soldi e non vendicava nemmeno la morte del padre, fino a quando abbiamo deciso, anche con il gruppo di Mattinata per la sua eliminazione”.
Pasquale Notarangelo era infatti figlio di Onofrio Notarangelo, quest’ultimo ammazzato, sempre a Vieste, nel gennaio del 2017. Angelo Notarangelo detto “Cintaridd”, fratello di Onofrio e zio di Pasquale, venne invece ucciso a gennaio del 2015.
“Cintaridd”, boss incontrastato di Vieste fino alla sua morte, sarebbe stato eliminato proprio da Raduano, come ha riferito lo stesso pentito in “Omnia Nostra”. Dopo la morte del capomafia, si crearono due gruppi di “scissionisti”, il clan Raduano e il clan Iannoli-Perna, quest’ultimo, alleato ai montanari Li Bergolis-Miucci, ormai azzerato in seguito alle lunghe condanne per i cugini Claudio e Giovanni Iannoli e all’agguato mortale nei confronti di Girolamo Perna. Dal canto suo, Raduano si alleò con il gruppo di Manfredonia, Macchia e Mattinata guidato da Matteo Lombardi e Francesco Scirpoli.
“Quando Onofrio è stato ammazzato io ero in carcere – ha ricordato l’ex boss -, so chi sono i colpevoli ma non so chi… se spacciava, se… io ero in carcere quando è stato ammazzato, non so. Era comunque il fratello di Notarangelo Angelo e comunque era della famiglia Notarangelo. Hanno deciso di eliminarlo perché comunque si era messo pure lui (incomprensibile) degli omicidi, se posso usare questo termine”.
Si attende ora di capire dove sarebbe stato nascosto il corpo di Pasquale Notarangelo. Le recenti collaborazioni con la giustizia potrebbero accendere i riflettori su numerosi casi di lupara bianca avvenuti sul Gargano nell’ultimo ventennio. Tante famiglie aspettano di conoscere la verità sui propri cari.
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