Nel 2005 le strutture erano 22, oggi 1.887. E in dieci anni Monopoli, nota meta turistica in provincia di Bari ha perso circa mille residenti.
C’è qualcosa che non torna. Se negli ultimi 10 anni il numero degli abitanti a Monopoli si è ridotto – passando da 49 mila a 48 mila -, ma quello delle abitazioni è cresciuto notevolmente, vuol dire che le case vengono vendute non a scopo abitativo per i residenti. Ne è convinto il professore monopolitano Stefano Carbonara che ha inviato una lettera al Corriere del Mezzogiorno. Le finalità scrive «non sono quelle di offrire immobili ai residenti, costretti in molti casi a trovare alloggio in altri Comuni a prezzi ridotti». Gli scopi, evidentemente, sono altri.
In città, del resto, fioccano strutture ricettive. «Nel 2005 – scrive Carbonara dopo aver consultato i dati regionali – le strutture ricettive registrate erano 22, nel 2020 erano 841, nel 2023 1.844, nel giugno 2024 nell’Albo regionale sono 1.887, il numero più alto in provincia in rapporto agli abitanti».
In pratica a Monopoli c’è un b&b per 25 abitanti. I vacanzieri dunque non mancano e se altrove, Barcellona, Malaga, Canarie, si stanno già svolgendo manifestazioni di protesta contro l’overtourism, cioè il sovraffollamento turistico, a Monopoli per il docente il boom economico del momento sta generando ingiustizie sociali.
«Grandi guadagni per alcune categorie, grandi sacrifici per molte altre. Per alcuni fortuna. Per altri sofferenza», scrive.
Il problema casa è, dunque, particolarmente sentito. «Nel mese di giugno scorso, secondo l’Osservatorio Immobiliare, il prezzo medio per le zone di maggiore pregio, è stato pari a 2.375 euro a metro quadro, il più alto, insieme a Polignano a Mare, in provincia di Bari e in Puglia.
Ai prezzi attuali – spiega – a comprare saranno investitori, speculatori, molti anche da fuori Comune e stranieri. Ai pochi residenti, fortunati per vantaggi economici, corrisponderanno tanti altri residenti, penalizzati da un turismo di massa che incrementa i disservizi nel traffico, parcheggi, rifiuti, inquinamenti di ogni tipo, spiagge libere sovraffollate, riducendo la vivibilità e la sostenibilità sociale per i maggiori prezzi del costo della vita».
Non è certo la prima volta che il sindaco di Monopoli, Angelo Annese viene interpellato sulla questione. In altre occasioni aveva avuto modo di evidenziare che il calo demografico non è certo un problema della «città unica», dal momento che è problema nazionale, non legato solo alla questione casa. «Abbiamo avuto una impennata del turismo negli ultimi anni – ripete spesso Annese – e dobbiamo essere bravi a gestirlo e a stabilizzare il dato, partendo però dal presupposto che il turismo va inteso come una risorsa, non come un problema». Anche a proposito dei b&b e delle altre realtà che sembrano spuntare in città come funghi, il sindaco ha avuto modo di spiegare che le norme che autorizzano queste strutture non sono certo comunali, ma regionali e statali.
«Monopoli è tra le prime città dell’intera regione a livello di richiesta turistica – aggiunge Christian Campanelli, componente dell’associazione Operatori Centro Storico e consigliere comunale -. Il problema abitativo è reale e abbraccia tantissime città d’Italia, soprattutto quelle dove il turismo ha avuto una curva di crescita importante e in poco tempo. Ci vorrebbero incentivi rivolti a tutti i nostri residenti, specie le giovani coppie per l’acquisto di una casa. È vero che il turismo è diventato l’economia portante del paese, ma è anche vero che ha aiutato le altre economie a risollevarsi dopo periodi di grande difficoltà economica. Siamo felici della nostra città, della sua bellezza e della sua forza economica e insieme possiamo trovare strumenti per aiutare le categorie in difficoltà».
«Tante case vuote in vendita, è cambiato il trend»
C’è però un altro aspetto da tenere presente, come sottolinea l’agente immobiliare Niclo Curcelli di Professione Casa Monopoli. «Ci sono tantissime case vuote in vendita, che la gente non cerca più. È cambiato il trend. Le persone – spiega – non si accontentano, cercano alti standard abitativi, vogliono la casa nuova, dove entrare evitando impegnativi lavori di ristrutturazione. Non c’è più la coppia che, pur di vivere insieme, comprerebbe una casa con infissi vecchi o con il pavimento anni ’60, magari da rifare più in là. Molti si orientano sulle nuove costruzioni, aumentando la domanda e il prezzi del nuovo. Ci sono inoltre redditi maggiori nelle famiglie, dovuti anche ad entrate da b&b o case vacanza, che oscillano tra 15 e 20 mila euro annui.
Le famiglie poi non hanno più una seconda casa, come era in passato: una in città e una in campagna. Ora ne vogliono una, ma grande e performante». Eppure sull’usato, spiega l’agente, i prezzi sono abbordabili. Per 100 metri in centro si riescono a trovare appartamenti anche tra 150 e 200mila euro. Sul nuovo, il discorso è diverso con prezzi che oscillano tra i 2200 euro e i 3000 mila per abitazioni vista mare.
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