C’è fermento, sarà il caldo che riporta in alto alcuni temi sensibili; è legge fisica. Ma non tutti accettano il silenzio. Chi deve torni a parlare ai cittadini con chiarezza. Siamo allenati alla madre di tutti i mali: ipocrisia e tifo politico.
Ho sempre considerato il voto dei tifosi il più deleterio, inutile, incapace di guardare oltre e seme di povertà politica. Il tifoso non ragione, non guarda, non sente, ma soprattutto non si rende conto dei danni che produce il tifo nella comunità. A lui basta bearsi e, possibilmente, trovarsi dalla parte del “vincitore”. Come trasformare, poi, il voto di tifoseria in concreta azione di “governo” non frega niente, l’importante è aver esercitato il diritto asinino a tifare per questo o per quello.
A questo comportamento si aggiunge una buona dose di ipocrisia nell’arrogarsi il diritto di puntare il dito, contro questo e quello, nei momenti di difficoltà, senza partecipare, senza dare un suggerimento, senza assumersi una benché minima responsabilità; l’importante è puntare il dito e chissenefrega di tutto il resto.
La vicenda politica/amministrativa ultima, sfociata nell’accordo fra la maggioranza guidata del neo sindaco Raffaele Sciscio e il Gruppo consiliare del PD, è la chiara dimostrazione della distanza che esiste fra il ragionamento ed i dolori di pancia dei tifosi del “tanto peggio, tanto meglio”.
Eppure non occorrono “teste d’uovo”(magari ce ne fossero) per capire la posizione di un sindaco appena eletto e subito sfiduciato, per una vicenda dal sapore squisitamente ricattatoria, lasciando il paese nel vuoto pneumatico di fronte a due impegnativi appuntamenti: il Piano dì Riordino Sanitario Territoriale e un nuovo approccio alle questioni ammuffite del Territorio incartate in un PUG che, ad oggi, non ha prodotto nulla, se non nuovi inguacchi.
Questo nuovo ed inedito percorso, sostenuto convintamente anche da me, non risponde a schiere di tifosi pro o contro questo o quello, del prima e del dopo, ma è il risultato dì un ragionamento molto chiaro: il paese non poteva, e non può, permettersi un vuoto amministrativo in un momento estremamente delicato. Il declino di Vico e il suo primato non è solo la certa mancanza di nascite e non è solo un fatto anagrafico.
Una delle cause, per me la più grave, è l’espulsione della pratica e del controllo politico, come esercizio democratico, dalla vita amministrativa del paese dell’amore (almeno così dicono).
Compito del nuovo corso è, anche, quello di riammettere il ruolo, il controllo, l’esercizio della politica nella vita e nelle scelte della pubblica amministrazione. Se cosi non è allora dobbiamo prendere atto che l’azione amministrativa, e le sue conseguenze, non sono altro che il prolungamento del privato, una sorta di circolo della dama, un riempitivo della giornata, lautamente ed immeritatamente, pagato dalla tasca dei cittadini.
Allora, chi può, e soprattutto chi deve, torni a parlare ai cittadini con chiarezza. Si eviti il silenzio e il chiacchiericcio, si indichi il percorso di partenza e di arrivo. Questo chiedono i cittadini e questo diventa “DOVERE”.
michele angelicchio