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INCENDIO A VIESTE, L’OMBRA DEI CLAN DIETRO LE FIAMME A BAIA SAN FELICE. IL SINDACO NOBILETTI: «CI HANNO PROVATO ALTRE 15 VOLTE»

L’allarme del primo cittadino dopo il rogo che il 24 luglio ha costretto all’evacuazione di un villaggio turistico a Baia dei Campi, esattamente 17 anni dopo l’incendio che colpì Peschici.

«Da tempo registriamo un’attenzione particolare verso la Baia San Felice. Attenzione particolare che significa attenzione da parte della criminalità». È la denuncia del sindaco di Vieste, Giuseppe Nobiletti, all’indomani dell’incendio, quasi certamente di origine dolosa, scoppiato ieri in località Baia San Felice e che ha costretto il Comune ad evacuare circa 1.200 turisti ospiti nel villaggio di Baia dei Campi, poco distante dal luogo dove sarebbe stato appiccato il rogo.

«Lo scorso anno – continua Nobiletti – ci hanno provato ben undici volte ad incendiare quel luogo, quest’anno quattro volte e ieri c’è stato l’incendio. Siamo quasi certi che si tratti di incendio doloso. Il problema che ieri il vento ha spinto le fiamme verso Baia dei Campi. Per precauzione siamo stati costretti ad evacuarlo».

Baia San Felice, che si trova sulla litoranea a circa 8 chilometri da Vieste, è un piccolo paradiso immerso nel verde con una spettacolare spiaggia: un quadro reso ancora più incantevole da un arco naturale, creato dall’azione dell’acqua e visibile anche dalla provinciale, dove tutti si fermano per una foto alla Torre costruita nel 1540. Fino a una decina di anni fa nella baia era operativa una grande struttura turistica con accesso diretto al mare. Ora, invece, funziona solo uno stabilimento.

La struttura è di proprietà dei Cirillo, una famiglia napoletana ma originaria di Vieste, che nel 2012 ha deciso la chiusura del complesso. Da allora Baia San Felice non è stata più aperta pare anche per via di un contenzioso familiare. «Non riusciamo a capire – continua Nobiletti – di quale natura possa essere l’interessamento della criminalità. Ma è strano che negli ultimi anni gli incendi siano appiccati proprio in quella zona. A ridosso della struttura chiusa ormai da anni».

Anche su quest’ultimo incendio la procura di Foggia aprirà un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità. Un rogo quasi certamente di natura dolosa anche dopo il ritrovamento di alcuni oggetti che non lascerebbero dubbi sulle cause.

«Già poche ore dopo l’allarme dell’incendio – ha spiegato il tenente colonnello Giuliano Palomba, comandante dei carabinieri del Parco nazionale del Gargano – abbiamo individuato e sequestrato oggetti che fanno supporre l’origine dolosa delle fiamme. Tutto quello che abbiamo rintracciato e verificato lo abbiamo comunicato alla magistratura».

L’incendio di ieri a Vieste è scoppiato esattamente 17 anni dopo il rogo di Peschici, che il 24 luglio 2007 uccise tre persone, e provocò oltre alla distruzione di centinaia di ettari di macchia mediterranea anche danni ingenti a numerosi campeggi e strutture turistiche.