Nella storiografia classica e moderna la Daunia, e in special modo il Gargano, hanno rappresentato sempre un mondo a se stante, vuoi per la loro posizione geografica, ai confini fra il mondo occidentale e quello orientale, vuoi per una inspiegabile mancanza di conoscenze delle loro popolazioni, vissute per millenni ai margini delle grandi migrazioni euroasiatiche, di cui, fino a pochi decenni fa, la Puglia meridionale era la sola beneficiaria etnica e culturale.
Oggi queste affermazioni, dopo i recenti studi effettuati in campo archeologico, hanno subito un evidente capovolgimento, in quanto, proprio attraverso riscontri di numerosi ritrovamenti archeologici, effettuati in quasi tutto il territorio dauno, si sta dimostrando il contrario. Infatti, i numerosi reperti archeologici che vanno dal Paleolitico inferiore fino al periodo della colonizzazione greca, stanno a dimostrare che la Daunia è stata al centro di un processo evolutivo e culturale fra i più proficui di tutta l’Europa occidentale e che, già in epoca preistorica, l’uomo paleolitico aveva una sua diffusa presenza specie in diverse zone del Gargano, da quella di Grotta Paglicci in territorio di Rignano Garganìco, a quella di Taglia cantoni presso Peschici, dalla località Defensola presso Vieste a quella di Foce Romandato presso Rodi Garganico, fino alla Grotta Spagnoli in agro di Rignano Garganico, alla Valle dei Dolmen in territorio di Monte Sant’Angelo e Monte Saraceno presso Mattinata.
Di tutte queste zone l’insediamento di Grotta Paglicci rappresenta ormai un caposaldo nello studio della civiltà paleolitica in Italia e in Europa, sia per la varietà degli strati archeologici ivi rinvenuti e documentati attraverso un ricco corredo di reperti riguardanti la flora, la fauna e le condizioni dell’uomo preistorico, sia per la presenza delle più antiche pitture rupestri, rinvenute finora in Italia.
Il passaggio della Daunia, dal Paleolitico al Neolitico, comportò una diversa ridistribuzione spaziale degli insediamenti. Infatti, con il Neolitico, in conseguenza della civiltà basata sull’agricoltura e, quindi, su una diversa utilizzazione dei terreni fertili e pianeggianti, l’uomo preferì insediamenti più stabili con una più razionale pianificazione territoriale.
Nascono così i primi villaggi trincerati che si spargono un pò dovunque sia lungo le coste garganiche e nella pianura del Tavoliere, dove si distingueva, per grandezza e importanza, il villaggio trincerato di Passo di Corvo, che oggi rappresenta un “unicum” nel processo di civilizzazione del Neolitico dauno, mentre in territorio sipontino e quindi dauno nascevano e si sviluppavano gli insediamenti di Coppa Nevigata, Monte Aquilone, Masseria Candelaro, Masseria Fontanarosa, Masseria Valente e Coppa Santa Tecla.
Il cambiamento di vita dal Paleolitico al Neolitico non fu facile né rapido. Infatti, a Coppa Nevigata, in territorio di Manfredonia, ai confini fra il Gargano e il Tavoliere, troviamo forme di vita per così dire di transizione, fra il mondo paleolitico e quello neolitico. Espressione di ciò è la sua economia basata, non più esclusivamente sulla caccia, ma sulla raccolta di molluschi. Ma ben presto le forme più progredite di economia agricola e rurale presero il sopravvento su quella spontanea, come la caccia e la pesca.
La nuova forma di civilizzazione si diffuse rapidamente dalle zone perimetrali del Tavoliere a tutto il Gargano superiore, tanto che oggi è possibile individuarvi, tramite la fotografìa area, più di 70 insediamenti neolitici. L’insediamento preistorico dì Grotta Scaloria e Occhiopinto, sempre in territorio dì Siponto, rappresenterebbe l’approdo finale, alla fine del V millennio, della grande stagione dell’età della pietra nuova ed esso sarebbe da collegarsi con il culto neolitico delle acque, che in un certo qual modo ci riporta a quelli esistenti in altre zone del territorio garganico, così pieno di anfratti e grotte naturali, il Gargano presentava, in età neolitica, numerosi insediamenti, che erano collegati fra di loro da frequenti rapporti commerciali sia con i popoli situati a Nord- Ovest del Gargano stesso e, quindi, con tutta l’area che va sotto la denominazione di “civiltà appenninica”, sia con il mondo egeo e quindi greco, di cui sono testimonianze i ritrovamenti di vasellame e di ceramica.
Tutto ciò è confermato dalla diffusione di un notevole commercio dell’Industria della selce, presente già in età paleolitica e neolitica, i cui prodotti venivano esportati, da Vieste, fin in Campania e nel Veneto e poi dalla produzione, proprio sul Gargano, dell’ambra, tanto da far parlare di una vera e propria “via dell’ambra” che congiungeva le popolazioni garganiche con le sponde opposte dell’Adriatico.
E probabilmente proprio su questa via dell’ambra, nelle due direzioni via maree via terra, attraverso le sponde iugoslavee adriatiche, giunsero i Dauni, le cui origini arcaiche si fanno risalire ad un ceppo illirico. Ciò può essere avvenuto fra il IX e il’VIl secolo a.C., per poi svilupparsi e consolidarsi fra il VI e il V secolo a. C.
La presenza dei Dauni in terra garganica deriva da Daunio, fratello di Iapige e di Peucezio, che si diressero rispettivamente dall’Illiria sulle coste adriatiche, nella Puglia, tanto da dare origine a diversi ceppi etnici: i Dauni nella parte settentrionale, i Peucezi nella parte centrale e i Messapi nella parte meridionale. I tre fratelli erano figli di Licaone, e dalle sponde adriatiche giunsero in Puglia, dopo aver cacciato gli Ausoni che abitavano lì. Da un punto di vista cronologico l’epopea di Dauno deve essere collegata in un orizzonte temporale anteriore a quello di Diomede e quindi degli eroi della guerra dì Troia (sec. XI a. C.). L’intera Puglia venne chiamata Iapigia da uno dei fratelli, Iapige e l’intero popolo Iapigio.
Purtroppo la storia della Daunia, nel periodo della Daunia antica, presenta scarse notizie storiche, in quanto all’inizio essa rimase estame a al fenomeno della colonizzzaione greca. In altre parole non abbiamo alcuna testimonianza di centri grandi ed autonomi tale da lasciare tracce nella tradizione letteraria e nella documentazione archeologica.
Tuttavia le tradizioni greche sulla Daunia sono riconducibili al primo nucleo mitologico dei Nòstoi. Ai racconti, cioè, dei viaggi di ritorno degli eroi achei e troiani dalla guerra di Troia. Da tutto ciò nascono miti e culti legati agli antichi eroi greci e troiani, incominciando dallo stesso personaggio mitico Dauno, ed altri, fra cui Diomede, Atene, Cassandra, Diana, Ercole, Archita, Giano, Uria.
Generalmente le fonti letterarie risalgono al VII -VI secolo, in Mimemo, Ibico di Reggio, e successivamente alla fine del IV e II I secolo, in Timeo, Lieo di Reggio e Licofrone, il quale nella sua opera Alessandra dedica diversi versi all’epopea daunia riguardante specialmente le gesta dell’eroe greco Diomede, prima durante la guerra di Troia e poi il nucleo mitologico dei Nostoi, in terra daunia e precisamente la morte dell’eroe nelle Isole Tremiti.
Successivamente dei miti e dei culti in terra daunia si è interessato lo storico greco Strabone, il quale fa esplicito riferimento, nella sua opera Geographica, VI. 3,9, ai culti di Calcate e Podalirio sulle pendici del Monte Gargano. Precisamente di una tomba di Podalirio nella parte bassa del Monte e di un cenotafio di Calcante nella parte alta del Monte.
Inoltre vi si fa riferimento ad altri due culti “greci”, uno ad Atena e l’altro a Cassandra. Tuttavia bisogna osservare che, a partire dal fine del V e per tutto il IV secolo a. C in Daunia si verifica un processo di ellenizzazione che comporta la perdita progressiva ma radicale degli aspetti caratteristici della loro cultura tradizionale.
Influenza ellenistica che proviene da modelli culturali esistenti a Taranto, e soprattutto dalla Grecia nord-occidentale, in particolare dall’Epiro e dalla Macedonia. Tutto ciò è attestato dalla massiccia diffusione dei grandi vasi apuli a figure rosse, che vengono fabbricati nella stessa Daunia a partire dalla seconda metà del IV secolo.
Tuttavia bisogna sottolineare che per quanto riguarda la presenza dei Dauni nella Puglia settentrionale, essa è testimoniata dal ritrovamento di numerose stele, ubicate un pò dovunque sull’intero territorio dauno e anche garganico, da quello di Monte Saraceno fino alla zona di Beccarini, Versentino e Cupola in territorio sipontino. L’eccezionalità di questo materiale archeologico consiste nella sua originale iconografia e nella sua singolare unicità artistica.
Le stele, infatti, rappresenterebbero una delle testimonianze più complete dì un popolo protostorico, quali furono i Dauni, che dal IX secolo fìno al VI si stanziarono nella Puglia settentrionale, creando le basi per una fiorente civiltà protogreca in terra garganica.
La necropoli di Monte Saraceno dell’età del Ferro, con le sue 400 tombe, sarebbe uno dei primi insediamenti liburnici esistenti sulle sponde lagunari del Gargano.
La colonizzazione greca si venne ad inserire proprio allorquando era fiorente la civiltà dauna, caratterizzata da un ricco mondo religioso e da una fiorente cultura artistica. Cause che ancora non ci sono chiare faranno scomparire tale civiltà, per dare posto a quella greca, che si svilupperà rapidamente in tutta l’Italia meridionale.
La Daunia, con i suoi centri urbani, entrerà nell’ambito della civiltà romana nella seconda metà del IV secolo a. C. allorquando, nella lotta contro i Sanniti, le città daunie abbracciarono la causa di Roma. Durante il periodo romano la Daunia si arricchirà di numerose città fra cui Teanum Apulum (l’attuale S. Paolo di Civitate), Arpi (7 km a N-E di Foggia), Salapia, Ausculum (Ascoli Satriano), Aecae (l’attuale Troia), Herdonia una delle città più importanti della Daunia sia per la sua cultura, sia per il suo sviluppo economico, dovuto in parte al suo commercio marittimo e alla sua posizione quale ponte fra il mondo occidentale e quello orientale.
La maggior parte di questi centri era collegata da una fitta rete stradale, fra cui la più im- portante era la Via Traiana, che passava per Aecae (Troia) ed Herdonia e quella che toccava Arpi e giungeva a Sipontum per poi proseguire verso Bari.
Generalmente quasi tutti i centri garganici erano collegati attraverso i famosi “tratturi”. Lungo la costa garganica troviamo insediamenti come Merinum, Apenesta e, Portus Agasus e Matinatum, mentre all’interno vi erano altri centri, fra cui Devia. In età tardoantica questi centri si trasformeranno gradualmente in “vici” e quindi in vere e proprie unità insediative, che, in seguito, formeranno i futuri insediamenti medievali garganici.
In questo periodo la Daunia, proprio perla sua posizione intermedia fra Occidente e Oriente, subirà lo scontro fra il mondo romano-germanico e quello bizantino. La guerra greco-gotica (535-553) apporterà, infatti, rovine e distruzioni nei centri dauni, depauperando ulteriormente la già fragile economia del territorio. In questa situazione di crisi e di evidente perdita di autorità dell’amministrazione romana si affermerà il Cristianesimo, le cui origini troviamo, nella Daunia, già prima, nella seconda metà del IV secolo e precisamente a Salapia, Sipontum, Luceria, Herdonia, Carmelanum e Aecae.
Questi centri, ancora prima del VI secolo, erano già sedi di diocesi, rette da vescovi ormai diventati gli artefici della rinascita spirituale e civile delle città romane. Uno di questi fu senz’altro Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto, dal quale partirà quel grande movimento spirituale che porterà alla fondazione del santuario di S. Michele sul Gargano e conseguenzialmente allo sviluppo del pellegrinaggio micaelìco.
Il culto di San Michele favorirà, in modo determinante, il diffondersi del Cristianesimo, prima lungo le coste garganiche e poi all’interno. A testimoniare il rapido diffondersi della nuova religione sono i numerosi complessi paleocristiani sparsi un pò dovunque in territorio di Siponto, Monte Sant’Angelo, Mattinata, Vieste, Peschici, Ischitella, Cagnano Varano e Vico dei Gargano.
Con il culto di S. Michele e lo sviluppo del pellegrinaggio, il Gargano entra nella storia della civiltà medievale occidentale, con tutto il suo patrimonio religioso e anche culturale. Infatti, il pellegrinaggio che si sviluppò intorno al Santuario e al culto di S. Michele, determinerà nel VII secolo, la conversione dei Longobardi al Cristianesimo, tanto che l’Arcangelo Michele diventerà il loro santo protettore e sarà effigiato sia sulle loro armature sia sulle monete.
Il secolo VIII registrerà la massima espansione dei Longobardi in Puglia e anche la massima penetrazione culturale. Espressione di questo connubio fra la cultura longobarda e la civiltà romana oggi è forse l’antica chiesa longobarda alto medievale, dedicata a San Michele, sorta all’ingresso della grotta, forse unico esempio di architettura longobarda in terra meridionale.
Giuseppe piemontese
storico