Gentili concittadini Viestani,
è ormai da qualche anno che lo scrivente ha inviato relazioni riguardanti la gloriosa storia remota di Vieste dapprima scritte, protocollate ed inviate al Sindaco ed ai componenti la Giunta Municipale di Vieste. Ed altre e da qualche tempo smistate da “retegargano” ed inviate pure via e-mail e personalmente all’Assessora alla Cultura con gli argomenti ed i toponimi dei luoghi trattati e sempre con il titolo di Vieste quale incontestabile patria di Omero.
E poi, accortosi del totale disinteresse di costei, smistate pure al Sindaco, che ha preferito demandare il tutto alla predetta Assessora alla Cultura, quando il tema trattato e risolto soltanto dallo scrivente riguarda l’intera città di Vieste di cui è in realtà il principale curatore. Come pure e da poco tempo smistate via e-mail all’Assessora ai Lavori Pubblici e Urbanistica, verso la quale lo scrivente nutre ancora un tantino di residua fiducia, dato il poco tempo di contatto.
E ultimamente, in sole tre occasioni, al Consigliere Comunale Michele Lapomarda, forse capogruppo, mio allievo che ha avuto modo di conoscere professionalmente lo scrivente ed il solo che ha risposto con un semplice ok all’ultima significativa relazione. Unitamente all’Assessora alla Cultura che, secondo lo scrivente, a prova del suo totale disinteresse e forse pure della mancata lettura di una questione di rilevanza mondiale, dato il rivoluzionario tema trattato, tempo fa e per l’unica volta ha chiesto quale fosse la proposta, che era già presente in almeno due relazioni inviatele via e-mail che, considerate le massicce entrate comunali di questi ultimi tempi, è stata quella di fare erigere, coraggiosamente, tenuto conto che già da molto tempo i Poemi di Omero non si studiano più negli anni di Scuola Media, certamente perché erroneamente ritenuti argomenti di cultura straniera, ma da riproporre, su un luogo molto frequentato di Vieste un monumento bronzeo all’ormai accertato viestano e vedente Omero.
Il più grande poeta di tutti i tempi e del Mondo, nato e vissuto circa 30 secoli fa e finora senza una patria certa, ma della cui esclusiva ed incontestabile appartenenza a Vieste viene fuori anche dalla precedente succinta relazione sulla sola posizione geografica di Ftia, patria di Achille.
Posizione ricavata dallo scrivente da soli tre punti dei Poemi di Omero e accompagnata dall’essenziale testimonianza del significato greco di Iapigi Mesapi. Nomi che partono principalmente dal viestano Munduncidde, un tumulo, destinato a tomba, o altare, o sacrario (greco sema) della molto balzante Myrina di Omero (Iliade. Libro II° vs. 832-836 non letti a scuola, trattandosi del Catalogo delle Navi, ma che da subito hanno fatto intuire che si trattava di un Omero viestano e che hanno incentivato i pluriennali studi dello scrivente) e tuttora primitivo altare di S. Maria di Merino.
Come pure dai solitari, o singolari, Montarone e Scoglio di Vieste nell’identità di Troia (voc. gr. Rocci vv. monios da monos etimo iniziale del Montarone), anche sela Troia di Omerofaparte del suo territorio. Iapigi Mesapi che conducono all’<unica Troia al centro dell’antichità>, poi esclusivamente Pugliesi, che prendono il nome da Vieste nella remota funzione, greco pulhe, di Porta dell’Antico Continente, o dell’Antica Terra, che in realtà partiva dalla località viestana tuttora detta “la Gioia”, nome derivante dal greco Gèa, l’originaria Dea della Grande Madre Terra, moglie di Crono, il Cielo.
Come pure dell’importanza di Vieste per la sua posizione oltremodo avanzata sul mare e per i suoi due antichi porti naturali situati a fianco dell’istmo del Montarone, in particolare quello dall’entrata stretta del Pantanella, il più citato da Omero con nomi di città e isole diverse.
Da cui il territorio di Vieste che, oltre ad essere l’unità di tempo, di luogo e di azione dei poemi di Omero diventa pure la Porta della Grande Madre Terra, (che) fa sgorgare dalla Cinta Acqua Sorgiva, presente in un’iscrizione in lingua greca arcaica su pietra viestana tradotta dal dott. Petrone senza immaginare che si trattasse di un Inno a Vieste, che non a caso da Omero viene identificata, sia pure come Skeria, la portuale Vieste, città isolata in mezzo al mare (non isola) e all’estremo del Mondo, da cui le prime certificazioni archeologiche e poetiche di Vieste come città Pizzomunno, Pizzo del Mondo, lo stesso di Porta del Mondo come pure nell’identità di città che fa sgorgare dalla Cinta di Acqua Sorgiva che fa diventare Vieste pure la Madre del Mare che in effetti si pensava fosse stato generato dalle sorgenti delle correnti d’acqua viestane.
A cominciare da Omero (IX° sec. a.C. ???) che scrive che il mare si è formato dalle visceri della Terra; continuare con Posidonio (II° sec. a.C.), citato in Strabone (I° sec. a.C), quando scrive che per le sette correnti tutte di acqua salmastra, tranne una di acqua buona, quella del Pantanella, Vieste era considerata la sorgente e madre del mare; finire con le due lavandaie viestane che nel 1907 raccontano al Beltramelli di come il mare si sia formato un nido sotto la montagna. Come pure Vieste nell’identità di città del Regno dell’Angoloculla della profezia di Nostradamus del 1500, del tutto azzeccata anche se ora per il solo scrivente, che con questa identità di Vieste in quanto angolo culla si trova nel significato di (S.) Eugenia: la buona genìa, toponimo appartenente sia allo Scoglio e sia alla punta sinistra del corno di sinistra del Montarone, visto da terra, che quindi funge da punto di origine, culla, della Grande Madre Terra di cui è testimone pure il significato di Istia, remoto e ufficiale nome greco di Vieste indicante il sisto, il punto fermo, il luogo da cui nascono pure i nomi dei primitivi popoli di migranti che, dopo qualche tempo di permanenza dal loro sbarco a Vieste, hanno continuato a migrare in cerca di nuove ricchezze (Seneca. Storia Naturale) dando vita ai popoli Cittei, poi Pugliesi ed Italiani, e Celtici per quelli Europei, entrambi nomi derivanti da particolarità insite nel Pantanella.
Ma anche perché l’angolo è sinonimo sia di pizzo di Pizzomunno e sia di atlante da cui pure la viestanità del Continente Atlantide, se non altro per la sua improvvisa sparizione e modalità in una notte e un giorno, che partono da quella reale della Troia di Omero, ora Merino, continua leggendariamente con i nomi di Uria, Vieste per le sue acque sgorganti, per il canale per trarre le navi da e per il mare ed altro; dell’isola di dimensioni continentali di Adria, nome nato dalla forza insita nel Montarone e di fes, o ves di Vesta; della biblica Tiro, nome che da tyrah, o thyra, conferma Vieste come Porta della Terra; il Continente Thule del falso Pitea, ignorando la sinonimia indeuropea di tla di Atlantide e di thul di Thule; dell’isola continentale di Megaride adiacente il Castel dell’Ovo di Napoli; di un’isola di dimensioni continentali che lambiva la Sardegna di cui allo scrivente ora sfugge il nome ed infine del Continente Atlantide, sempre Vieste, anche per il suo porto con l’entrata stretta, che conduce al Pantanella, di cui scrive il filosofo ateniese Platone (Crizia) con il conforto di tutte le testimonianze storiche presentate ancora nell’ultima relazione.
Evidentemente questa finora del tutto taciturna e sfuggente Amministrazione Municipale Viestana in carica non si rende conto dei vantaggi che avrebbe Vieste con la diffusione di questa sua immensa realtà storica, poetica e mitologica e della sua futura e maggiore frequentazione di turisti più acculturati e benestanti provenienti da tutti i cinque Continenti, quindi la realizzazione dell’agognata destagionalizzazione del turismo, e non soltanto estiva e di massa qual è in parte diventato quello attuale, ma pure e di conseguenza con vantaggi per il Gargano e per l’intera Italia che vivrebbero di maggiori rendite sia economiche e sia culturali.
Prof. Giuseppe CALDERISI, nato a Vieste il 01.02.1943