E’ la prima volta che pezzi dell’Ospedale di Padre Pio chiuderanno “per ferie” ad agosto o lavoreranno a mezzo servizio.
Eppure è quello che la governance di Casa Sollievo ha comunicato in questi giorni in Regione, al dipartimento salute. Si fermeranno o verranno sensibilmente ridotte in particolare le attività chirurgiche, i servizi ambulatoriali e i day Service.
La voce circolava già da qualche giorno ma ora si sta diffondendo a macchia d’olio tra i cittadini increduli e preoccupati per le conseguenze di una tale scelta. In poche parole l’ospedale di San Giovanni Rotondo ad agosto sì trasformerà in una specie di grande Pronto Soccorso in cui troveranno asilo per lo più le urgenze.
Si tratta peraltro di alcuni dei reparti tra i più “sensibili”, in generale è uno stop all’attività chirurgica e alle cure a cui quotidianamente accedono centinaia di utenti.
E montano gli interrogativi sulle ragioni che avrebbero condotto ad una tale scelta. Trapela che la direzione dell’ospedale abbia optato per uno stand by delle attività sanitarie per spuntare un qualche risparmio e per non sforare i tetti di spesa fissati dalla Regione anzi tempo erogando più prestazioni di quelle preventivate.
Fatto sta che fonti da Bari rivelano un certo malcontento per la programmazione trasmessa da San Giovanni e la volontà di correggere il tiro, mentre in Capitanata alla Asl si sarebbe espressa, riferiscono beninformati, una certa preoccupazione per il venir meno di una considerevole mole di attività sanitaria in un periodo in cui già normalmente il sistema è in affanno.
La notizia della chiusura dei reparti e della riduzione di alcune attività è arrivata anche in consiglio comunale a San Giovanni Rotondo attraverso l’intervento del consigliere comunale e rappresentante sindacale dei lavoratori Giuseppe Mangiacotti, che a stretto giro ne ha parlato anche nella successiva seduta di consiglio provinciale.
Ora le reazioni si moltiplicano anche fuori dalla città di padre Pio.
“L’IRCCS È IN RETE PUBBLICA E DEVE RISPETTARNE LE REGOLE, NON PUÒ FARE COME VUOLE”
Sarebbe tutta mirata a tenere i conti dell’ospedale a posto la scelta di fermare per agosto alcune delle più importanti attività sanitarie di Casa Sollievo. Una breve dichiarazione arriva, dal vescovo della diocesi di Manfredonia, nonché presidente della Fondazione nella quale rientra l’Irccs di San Giovanni Rotondo, padre Franco Moscone:“È vero. Ma Casa Sollievo non può fare altro, altrimenti si troverebbe ad accumulare solo debiti che non vengono riconosciuti e che indebolirebbero la stabilità dell’ospedale’’.
Stabilità, come è noto, messa a dura prova negli ultimi tempi, tanto da rendere necessaria l’attivazione di un piano di risanamento economico, presentato a marzo del 2023 dal nuovo direttore generale Gino Gumiratoil quale in quell’occasione affermò; “Un ritardo c’è ma verrà colmato completamente: noi prevediamo che nel 2024 andremo al risultato zero nella differenza tra ricavi e costi e nel 2025 andremo ad una differenza positiva di circa 11- 12 milioni di euro. Questo risultato positivo ci consentirà di affrontare i ritardi che abbiamo nei pagamenti”.
Fonti interne affermano che da allora ci sono stati dei miglioramenti ma la situazione sembra essere ancora particolarmente delicata tanto da considerare preferibile la scelta di chiudere ad agosto pur di non andare incontro a possibili sforamenti dei tetti di spesa.
Ma d’altra parte, fanno notare addetti ai lavori, l’ospedale non è un’entità a sé stante, è una struttura accreditata, riceve non meno di 300 milioni di euro all’anno dalla Regione Puglia e rientra a pieno titolo nella rete del servizio sanitario regionale e non con un ruolo marginale.
Non a caso fonti del dipartimento salute riferiscono che da Bari è stata inviata al management di Casa Sollievo espressa richiesta di rettificare la programmazione estiva includendo quelle prestazioni che non possono essere sospese, nemmeno ad agosto.
Il sottotesto implicito è chiaro: non potete fare quello che volete.
Messaggio ribadito anche dal consigliere regionale di Forza Italia Napoleone Cera: “Seguo con attenzione la vicenda: Casa Sollievo è in una rete e deve sottostare a delle regole precise, non possono disporre chiusure o riduzioni se queste non rendono fruibili servizi essenziali per i cittadini pretendendo che poi la Regione faccia il proprio. Chiudere i reparti, smantellare posti letto, non pagare i premi produzione ai dipendenti: vorremmo capire cosa pensa di fare la nuova amministrazione che dal suo insediamento sta assumendo tutte queste scelte. In questa fase si sta sottraendo un pezzo di assistenza sanitaria in un sistema e in un territorio che, soprattutto d’estate, è molto fragile. Senza punti di primo intervento, senza un robusto 118, senza medici in ambulanza dobbiamo affrontare la presenza di milioni di turisti e rispondere alle loro esigenze.
La situazione è estremamente delicata, Casa Sollievo se ne rende conto? Deve decidere cosa fare: non può stare dalla parte del pubblico quando si tratta di chiedere soldi e fare la parte del privato nella gestione dell’erogazione dei servizi. Anche perché facendo questo tipo dì ragionamento svilisce la mission originaria che mosse il fondatore di quell’ospedale. A fronte di queste criticità citate a titolo esemplificativo e non esaustivo, auspichiamo un intervento immediato e deciso da parte del presidente Emiliano e del dipartimento salute della Regione: non possiamo più permettere che la salute dei cittadini e dei turisti venga messa a repentaglio da decisioni sconsiderate e dalla mancanza di coordinamento”.
Ed in effetti, indipendentemente dalle motivazioni che hanno portato alla decisione, le conseguenze saranno prevalentemente a carico dei cittadini.
“Significa una riduzione dei servizi non solo per i residenti della città e della provincia ma di un bacino dì utenza molto più ampio visto che i pazienti di Casa Sollievo arrivano da diverse regioni – il commento del consigliere regionale Antonio Tutolo, dei gruppo misto-. La Regione dovrà prenderne atto e decidere di dirigere le risorse verso strutture in grado dì assicurare questa offerta. Non possiamo far finta di niente, non è un negozio a chiudere ma un’attività che ha una sua rilevanza sociale. Compito della Regione è anche quello di rimediare”.
Una delle conseguenze di questa scelta comporta anche che i cittadini decidano di curarsi fuori dalla Puglia: “Il che significa un aggravio delle spese a carico della Regione, senza contare il fatto che un paziente non fa solo un intervento ma all’operazione chirurgica segue di solito una fase di followup che ovviamente gestirà altrove fidelizzandosi in altre strutture. A questo punto non sarebbe più opportuno potenziare gli ospedali delta provincia di Foggia? – l’interrogativo di Tutolo -, Al cittadino non importa quali sono le ragioni alla base di queste decisioni e qualunque esse siano la Regione deve farsi carico del diritto alla salute di tutti. Soprattutto in un periodo come questo che tradizionalmente è critico per la sanità e soprattutto in un sistema come il nostro che non brilla per efficienza. Il problema è che tutti vogliono andare in ferie ad agosto, una anomalia tutta italiana che forse andrebbe rivista.
Anche nelle strutture sanitarie si proceda a redigere dei piani ferie a rotazione che partano da gennaio. Le malattie non vanno in vacanza, addirittura c’è gente che decide di farsi curare proprio nel periodo di ferie perché durante l’anno non ha la possibilità di farlo. Cosi come ci sono figli che pianificano i ricoveri dei genitori durante le loro ferie per poterli accudire, E bisogno tenerne conto”, ha concluso Tutolo.
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