Ute Lemper, cantante e attrice tedesca, questa sera, a Marina Piccola di Vieste, per Festambiente. “Vieste è un luogo che lascia senza fiato. Qui porterò le atmosfere della Isla Negra”.
Amore, poesia, riflessione ma soprattutto musica. Sono gli ingredienti del concerto «Cent’anni delle 20 poesie d’amore di Pablo Neruda» che l’artista tedesca Ute Lemper porterà in scena nella Marina Piccola di Vieste, nell’ambito del Festambiente Sud. Un omaggio al poeta cileno e alle sue liriche diventate canzoni grazie alla collaborazione tra la stessa Ute Lemper e il bandoneonista argentino Marcelo Nisinman.
Signora Lemper, cosa l’attira della poesia di Neruda?
«Adoro la sua tensione poetica. C’è amore, c’è degrado, c’è odio e rabbia e poi liberazione. C’è sempre il collegamento con la natura e il suo movimento incessante. L’immobilità impossibile e il desiderio di quiete. L’armonia degli opposti. La sua poesia ha un ritmo tale da ispirarmi a usare la musica per farla danzare».
Come ha affrontato la sfida di tradurre le sue emozioni in musica?
«Ho usato il temperamento della poesia, l’energia e anche l’impulso per renderla più classica, più folk e tradizionale, o persino bluesy e jazzy. Mi sono aperta a tutte le influenze culturali. La vita di Neruda lo aveva portato in giro per il mondo. Aveva una mentalità da esiliato pertanto ho ritenuto di usare stili musicali diversi per ospitare la sua poesia. Sto anche usando lingue diverse per interpretare le parole. C’è ovviamente lo spagnolo, ma anche l’inglese e il francese. Nel mio concerto ci sono interpretazioni piuttosto pure solo con pianoforte e basso; resto fedele al sentimento e alla sua origine».
È riuscita a mantenere intatti i versi del poeta?
«Ho mantenuto la poesia originale, così com’è scritta. Solo qua e là ho aggiustato alcune parole. La poesia di Neruda ha un ritmo naturale e un impulso tali da dare alla canzone il suo movimento e le emozioni sono spesso così impulsive e senza censure che il costante crescendo e decrescendo sono naturali. Era un uomo di grande passione e le sue parole sono come paesaggi con vulcani ed eruzioni, pozzi di disperazione e oceani con le loro maree».
Cosa significa per lei interpretare un autore così legato alla sua terra e alla sua cultura?
«Mi affascina la sua missione politica e perseveranza, la sua lotta per la libertà, contro il fascismo e l’oppressione. Ha vissuto sotto costante pressione e il suo incarico di liberare il suo paese e trovare pace e libertà ha orientato ogni respiro delle sue azioni e della sua poesia. Ho trovato connessioni con Brecht ed Eisler, persino Jacques Brel e Piazzolla. La consapevolezza di una realtà cruda e l’uso dell’arte per descriverla e possibilmente cambiarla è l’aspetto che li lega. Al lettore viene fornito un messaggio da interpretare, che porta con sé la ricerca di umanità e liberazione».
Vieste è una location molto suggestiva. Come pensa che l’atmosfera di questo luogo contribuirà alla magia del concerto?
«Qui è così bello da lasciarmi quasi senza parole. Sembra una fuga dalla realtà. Neruda aveva bisogno di questa evasione e l’ha trovata sull’Isla Negra, dove ha scritto la maggior parte delle sue poesie d’amore. Un luogo e un ambiente dove il tempo può fermarsi per un po’, solo per poi ricominciare a inseguirti con curiosità».
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