Il Tar Bari ha confermato gli atti di proroga al 2033 rilasciati dai Comuni di Monopoli e Barletta, Ora si attende il Consiglio di Stato.
Dopo quasi 20 anni di lotta coesa, lo «sciopero degli ombrelloni» spacca il fronte dei balneari.
La protesta, indetta per dare maggior forza alla richiesta del settore di una legge nazionale e che oggi dovrebbe manifestarsi con la chiusura dei parasole fino alle 9,30 del mattino, perde pezzi. Se Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti hanno imboccato la strada della mobilitazione, altre sigle
come Assobalneari, Federbalneari e Cna si sfilano.
Tutto nasce quasi 20 anni fa, poco dopo Natale, il 27 dicembre 2006. A Bruxelles Frits Bolkestein è commissario per la concorrenza e il mercato interno. In Italia presidente del Consiglio è Romano Prodi, i vice sono Massimo D’Alema e Francesco Rutelli. Fu allora che sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea fu pubblicata la direttiva 2006/123/CE sui servizi nel mercato interno.
L’Italia avrebbe dovuto recepirla entro il 28 dicembre 2009. Solo che questa ruota dentata fondamentale per l’architettura del sistema della concorrenza europea, giacché eliminava gli ostacoli alla «libertà di stabilimento» delle attività nei diversi Stati e alla «libera circolazione dei servizi» e promuove l’armonizzazione delle legislazioni dei Paesi membri, è spintamente liberista e mette le mani nella vita di decine di persone, come tassisti, ambulanti e gestori di lidi balneari in concessione ed ecco spiegato perché la sua applicazione risulta tormentata.
Che sia necessario mettere a gara le concessioni ormai è chiaro, ma come? Con quali indennizzi per chi ha investito nei lidi tanti quattrini vedendosi rinnovata la concessione per decenni?
Oggi i balneari lamentano il fatto che un’interlocuzione proficua ci sia stata con tassisti e ambulanti, mentre con loro no. In realtà, il governo Meloni ha ereditato un ginepraio di interessi contrapposti e anche tentato di trovare soluzioni, ma con l’Ue sono praticamente esauriti i tentativi mediatori.
In una sentenza del 14 luglio 2016 (emessa a seguito di un rinvio pregiudiziale del Tribunale amministrativo regionale della Lombardia), la Corte di giustizia dell’Ue ha stabilito che la normativa pertinente e la pratica esistente a quel tempo in Italia di prorogare automaticamente le autorizzazioni vigenti delle concessioni balneari erano incompatibili con il diritto dell’Unione.
Poi c’è stata la messa in mora inviata nel 2020 in cui l’Ue dice: «Gli Stati membri sono tenuti a garantire che le autorizzazioni, il cui numero è limitato per via della scarsità delle risorse naturali (ad esempio le spiagge), siano rilasciate per un periodo limitato a mediante una procedura di selezione aperta, pubblica e basata su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi».
Con la procedura d’infrazione “sul collo”, in Italia s’è scatenato l’inferno dei ricorsi. «In Puglia, per esempio – dice un operatore che è anche avvocato e non vuol esser citato – il Tar Bari pochi mesi fa, ha confermato che gli atti rilasciati di proroga delle concessioni balneari al 2033 dai Comuni di Monopoli e Barletta sono validi (se i titoli ex legge 145/2018 sono rilasciati in seguito ad adeguata pubblicità, come da sentenza del Consiglio di Stato n. -10378/2023)».
Il Comune di Monopoli, in realtà, aveva prima esteso la durata delle concessioni demaniali fino al 31 dicembre 2033 e poi le aveva dicembre 2024 in ottemperanza ai una sentenza in merito del 2022 del Consiglio di Stato.
Ma il Tar ha detto che così si riduceva «illegittimamente l’orizzonte temporale al 31 dicembre 2024, per effetto di una non corretta applicazione della legge Draghi».
Ora il Tar Bari dovrà passare dal Consiglio di Stato che difficilmente potrà impugnare l’effetto pubblicità, anche se l’evidenza pubblica è tutt’altra cosa.
«D’altro canto – continua – al Comune di Ginosa il Consiglio di Stato ha ritenuto si debba andare a gara perché gli atti di proroga li ha ritenuti non validi, così mettendo la parola fine. Ginosa quindi ha prorogato al 31 12 2024 preparando tutto per le gare».
Un delirio. «Oramai – dice l’esperto in demanio marittimo – l’orientamento è univoco: tutte le concessioni devono andare a gara. In Puglia è stata fatta la proroga al 31-12 – 2024 che secondo il Consiglio di Stato non esiste perché le concessioni sono tutte scadute il 31-12-2023. Gallipoli 20 giorni fa ha fatto una delibera secondo cui il 31-12-2024 scadono le concessioni e sta indicendo le gare. Tutti i Comuni si stanno adeguando».
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