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BALNEARI DIVISI SULLO SCIOPERO. L’IPOTESI DELLA PROROGA AL 2030

Oggi la protesta nelle spiagge ma tre sigle si dissociano. Il governo chiederà a Bruxelles indennizzi e prelazione.

La questione della messa a gara delle concessioni balneari e dell’applicazione della Direttiva Bolkenstein resta infuocata. Dopo le proroghe concesse negli ultimi anni da tutti i governi che si sono succeduti, il pressing dell’Unione Europea si fa sempre più forte e un accordo non appare più procrastinabile.

Il settore è sul piede di guerra. Alcune delle associazioni che rappresentano i balneari oggi procederanno a una sorta di serrata con gli ombrelloni chiusi per due ore a scelta tra le 7.30 e le 10.30. Ma la protesta non sarà unitaria. Se il Sindacato Italiano Balneari (Fipe/Confcommercio) e la Fiba/Confesercenti hanno confermato la volontà di tenere chiusi gli stabilimenti sia pure per un limitato lasso di tempo, Assobalneari, Federbalneari e CNA non aderiranno per «non penalizzare i consumatori che ci hanno scelto per le loro vacanze» e lo stesso farà la Base Balneare. Il presidente della Fiba Puglia, inoltre, ha fatto sapere che non seguirà la linea dettata a livello nazionale dalla sua associazione.

A questo punto qualcosa dovrebbe muoversi prima della fine dell’estate. In una delle prossime riunioni del Consiglio dei Ministri (a fine agosto ma più probabilmente a settembre) verrà approvato il provvedimento di riordino delle concessioni demaniali a uso turistico-ricreativo, al fine di stabilire un quadro giuridico certo per gli operatori e per le amministrazioni locali.

Si analizzerà anche la questione degli indennizzi per chi ha investito su infrastrutture destinate a resistere nel tempo. Dopo la risposta dell’Italia a gennaio sull’ultimatum Ue per l’applicazione della direttiva Bolkestein, la Commissione europea «è in stretto contatto con le autorità italiane per discutere possibili soluzioni» sulle concessioni.

La Commissione ricorda che dopo l’avvio della procedura di infrazione, «il parere motivato» spedito a Roma nel novembre scorso «è l’ultimo passaggio prima di un possibile deferimento alla Corte di giustizia Ue».

Anche il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, conferma l’interlocuzione in corso: «C’è un confronto sul parere motivato della Commissione europea che va avanti, con le sue complessità». E Matteo Salvini, intervenendo al Caffè della Versiliana, rivela che sui balneari «l’ultima riunione si è svolta 24 ore fa. Come maggioranza e governo l’accordo su cosa chiedere all’Europa, c’è. Abbiamo dato mandato al ministro Fitto di trattare con Bruxelles sulla base di due principi: la prelazione e l’indennizzo. Non fare niente è un suicidio. Spero che in Ue su questi due criteri possano darci l’ok, altrimenti sarà un problema».

C’è una ipotesi tecnica su cui si sta lavorando, rivelata ieri dal Sole 24 Ore: una proroga fino al 2030 nelle Regioni in cui la percentuale di occupazione delle spiagge (ovvero la quota di tratti di costa in concessione) risulti inferiore al 25%.

Si torna quindi a insistere sulla tesi della non sussistenza della «scarsità della risorsa naturale» emersa dalla mappatura condotta dal governo. Su questa proposta, da quanto si apprende, non c’è stato però ancora un vero confronto con la Commissione e non sarà facile farla passare.

È probabile che la richiesta di proroga verrà inserita all’interno di una bozza di recepimento della direttiva Bolkenstein, una bozza che realizzerà una sintesi tra il testo preparato nel 2022 dal governo Draghi e la proposta di legge presentata dal deputato di Fratelli d’Italia, Riccardo Zucconi, primo interlocutore del partito di Via della Scrofa con l’universo dei balneari.

Il numero degli stabilimenti balneari lungo i 3.951 chilometri di coste basse (il 52,9% dei 7.466 km del litorale italiano), secondo Unioncamere, è pari a 7.244 imprese. Nel 2021 il Consiglio di stato ha fissato dicembre 2023 come termine ultimo per la proroga delle concessioni.

Il governo ha deciso per un rinvio fino a dicembre 2024. Il Consiglio di Stato ha confermato che le concessioni sono scadute il 31 dicembre 2023, concedendo la proroga soltanto per i comuni che hanno avviato l’iter burocratico per le gare.

fabrizio de feo