Vieste fu l’ unico comune italiano che nel 1947 deliberò di cedere una parte del suo territorio per dare rifugio a profughi di Pola esuli dalla Jugoslavia comunista.
Dal convegno con l’ex ministro Carlo Giovanardi è partita la proposta di un pari trattamento di tutte le minoranze linguistiche nei paesi che fanno parte della unione europea, tedeschi, croati, sloveni, francesi ecc in Italia e dei trentamila italiani autoctoni che vivono in Istria, a Fiume ed in Dalmazia.
Parte da un fatto storico e dal principio di reciprocità di trattamento delle minoranze linguistiche presenti nel nostro Paese, e viceversa per gli italiani autoctoni di Istria, Fiume e Dalmazia, da secoli abitanti di quelle terre, l’incontro dibattito che si è tenuto, presso l’Aula Consiliare del Comune di Vieste, dal titolo “Pola: Un’utopia Diventata Realtà”.
Nel 1947 Vieste si distinse per la sua straordinaria generosità sulla questione dell’esodo di circa trecentomila italiani, costretti ad abbandonare le loro case, un capitolo tragico e spesso trascurato della nostra storia, provocata dalle violenze del regime comunista di Tito che mirava a ridurre drasticamente la presenza in Istria e Dalmazia degli italiani.
Vieste fu l’unica città italiana che decise di cedere parte del suo territorio per accogliere gli esuli, impegnandosi mediante una Delibera di Giunta Municipale, la numero 70 del 18 aprile 1947, nella creazione della “nuova Pola” sul proprio territorio. Il documento sottolineava la volontà di restituire ai polesi la possibilità di affacciarsi sullo stesso mare dal quale erano stati costretti a fuggire.
L’incontro, organizzato dall’Amministrazione Comunale, è stato un’opportunità per riflettere sulla storia e su una possibile memoria condivisa tra l’Italia e i paesi dell’Adriatico orientale.