Via libera però agli indennizzi e a forme di premialità per gli attuali gestori degli stabilimenti. Soprattutto per le micro e piccole imprese che hanno offerto servizi in grado di valorizzare il territorio e i nostri litorali. Il bicchiere è mezzo pieno: dopo un lavoro lungo e certosino condotto tra Roma e Bruxelles, il governo Meloni è arrivato alla stesura di un testo che contiene l’attesa riforma delle concessioni balneari.
Il provvedimento, frutto di un negoziato con la Commissione Ue gestito in particolare dal ministro Raffaele Fitto, è ora pronto ad approdare in Consiglio dei ministri con tempi piuttosto rapidi. Secondo fonti della maggioranza, la bozza potrebbe essere inserita all’interno del decreto salva-infrazioni già nella riunione di domani, anche se al momento gli ordini del giorno non sono ancora stati definiti.
Palazzo Chigi, contattato da Il Giornale, per il momento non rilascia commenti sui contenuti del testo, che al netto di limature al fotofinish – sarebbero ormai delineati nel dettaglio. A cominciare dal delicato tema delle proroghe, sul quale l’esecutivo si era sempre battuto.
Proprio come anticipato ieri, il governo è riuscito a trovare una soluzione in grado di dare respiro agli imprenditori balneari, rispettando allo stesso tempo i paletti posti dalla Commissione europea. Le concessioni attualmente in regime di proroga verranno quindi estese ulteriormente fino al 30 settembre 2027, termine che potrà slittare fino al 31 marzo 2028 solo in presenza di oggettive difficoltà nell’esecuzione delle gare. Gli enti concedenti dovranno in ogni caso indire le nuove assegnazioni entro il 30 giugno 2027.
Sfumata dunque l’ipotesi, inizialmente accarezzata e poi messa da parte, di proroghe sfalsate su base regionale. Stando a quanto trapela, il testo prevede anche la facoltà di anticipare i bandi per i Comuni che intenderanno farlo. Specularmente, la fattispecie consentirà ai sindaci di aderire alla proroga fino al 2027 sulla base di analoghe valutazioni locali, senza che l’Europa possa ravvisare alcuna «proroga automatica» (pratica contestata da Bruxelles).
A quanto si apprende, le nuove concessioni avranno una durata da cinque a vent’anni; in fase di assegnazione, i Comuni dovranno precisare il numero massimo di lotti aggiudicabili a un solo offerente. Tale norma risponde alle comprensibili preoccupazioni dei piccoli imprenditori balneari e delle associazioni di categoria, che temono il rischio di speculazioni da parte di grandi gruppi internazionali interessati ai nostri lidi.
Niente da fare, invece, sulle prelazioni per gli operatori uscenti: sul punto, Bruxelles avrebbe posto il proprio veto. Il governo italiano è comunque riuscito a ottenere un riconoscimento per le imprese del territorio in sede di gara: una forma indiretta di premialità. Nei criteri di bando, infatti, dovrebbero essere considerati anche la corrispondenza degli impianti alle tradizioni locali (punto a favore degli operatori uscenti), la capacità di valorizzare il territorio e le sue specificità, l’essere stati titolari di una concessione che rappresentava una primaria fonte di reddito personale.
Nella partita con l’Europa, fatta di inevitabili compromessi, il ministro Fitto è anche riuscito a far prevalere la linea italiana sugli indennizzi, che verranno calcolati sulla base di una perizia asseverata e saranno a carico del subentrante. L’importo verrà stimato sul valore dei beni non ammortizzati e sull’equo ritorno sugli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni dagli attuali operatori.
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