Alla base di tutte le analisi possibili sull’andamento del turismo su Vieste e il Gargano restano due considerazioni insuperate. Sulla qualità dei servizi e sulle competenze del personale. Dopo 60anni di turismo sarebbe anche ora !
In particolare su quest’ultimo aspetto, Vieste e il Gargano sconta una mancata emancipazione di natura culturale prima che imprenditoriale. Lo storico scollamento tra le strutture di accoglienza e gli istituti di formazione professionale, quindi il luogo comune – durissimo a morire – che «tanto si tratta solo di camerieri, mica servono degli scienziati», hanno consegnato la maggioranza di esse all’anarchia. In molti casi si tratta di studenti che provano a guadagnare qualcosa d’estate, in altri di persone in attesa di occupazione, in altri ancora di congiunti o famigliari dei titolari ancora persuasi dal fatto che possa bastare l’occhio del padrone per ingrassare il cavallo.
Invece questo dilettantismo non solo potrebbe essere pagato a caro prezzo, ma rischia di lasciare dietro sé una lunga scia di scontenti, defezioni e soprattutto illegalità (da una indagine Codacons dell’anno scorso, almeno il 50% del personale impiegato presso le strutture turistiche pugliesi sarebbe o irregolare o inquadrato come operaio, manutentore e giardiniere).
Certo sono lontanissimi i tempi in cui Alberto Moravia, servito da un «ragazzo gentilissimo e molto colto» sul molo di Otranto, descrisse quello dei camerieri come «il mestiere che può cambiare le giornate alle persone, trasformando un sorriso in un tratto di complicità che solo l’arte riesce a capire e raccontare», ma nemmeno si può continuare ad assistere inermi all’invasione della improvvisazione che sta caratterizzando un settore chiave della nostra economia.
Un settore in cui certi cuochi non sanno chiarire se dentro un piatto ci sono ingredienti nocivi per chi è affetto dalle più comuni allergie (causando intossicazioni alimentari anche molto gravi) o portieri di notte estemporanei che consigliano di visitare un giorno le Tremiti e l’escursione lunga la costa e quello dopo le grotte di Castellana (trascurando che, oltre che dal mare, sono separate da circa cinquecento chilometri tra andata e ritorno). Questa deriva incide molto sul grado di soddisfazione dei turisti, che non sono più disposti a essere presi in giro specie da quando a loro favore gioca il rapido e feroce tribunale del web.
Alla base di queste politiche al ribasso ci sarebbero i cosiddetti margini di guadagno degli imprenditori del settore, che però adesso sono chiamati a scegliere tra l’assunzione di personale qualificato e il possibile boicottaggio dei clienti che stanno imparando a spendere i loro soldi. Da quale parte andranno?