Serata di grande tensione. L’allarme del sindacato Sappe: «I colpevoli restano impuniti». Nel carcere 360 posti, ma 700 detenuti.
«Una serata da incubo» si è vissuta ieri sera nel carcere di Foggia dove, come riferisce Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria, si è verificata una rivolta con i detenuti che avrebbero tentato di uscire dai reparti.
«Ormai gli atti di violenza e prepotenza dei detenuti ristretti a Foggia – spiega Pilagatti – scattano per qualsiasi banale motivazione, poiché l’arroganza il disprezzo delle regole, sono diventate pane quotidiano per colpa del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria ndr), che praticamente lascia impuniti i colpevoli di tali azioni, nonché mantiene il carcere sovraffollato con circa 700 detenuti per 360 posti e con circa un centinaio di poliziotti in meno rispetto a quelli necessari».
La sommossa è partita verso le 22 di ieri, 19 ottobre, dopo la richiesta «di un intervento da parte di un infermiere da parte di alcuni detenuti ristretti in un reparto. Nonostante l’agente in servizio che gestiva due reparti si fosse prodigato per far intervenire il prima possibile il parasanitario – continua il rappresentante sindacale – i responsabili dell’azione cruenta – ricostruisce il Sappe – lanciavano il letto in ferro contro il cancello della stanza che veniva scardinato riuscendo ad uscire sul corridoio. A questo punto tutti i detenuti del reparto iniziavano a sbattere violentemente le pentole contro le inferriate delle stanze provocando un caos indescrivibile.
Fortunatamente e con grande coraggio – evidenzia Pilagatti – il poliziotto in servizio, mentre lanciava l’allarme, chiudeva il cancello di sbarramento dell’ingresso nel reparto. I detenuti non contenti della loro azione lanciavano contro il cancello di sbarramento del reparto come un ariete un carrello in acciaio utilizzato per il trasporto di vivande od altro. Purtroppo anche questo cancello veniva scardinato e riuscivano a guadagnare l’ingresso nella rotonda del 1° piano e, non potendo entrare nell’altra sezione attigua a quella occupata da loro, scendevano le scale per superare il cancello al fine di guadagnare l’uscita dalle sezioni detentive. Cosa che non gli riusciva poiché l’agente di servizio – sottolinea- aveva provveduto a chiudere anche tale cancello che a questo punto era diventato impenetrabile.
A questo punto i detenuti – prosegue Pilagatti -, non avendo altre possibilità risalivano nei reparti incitando altri ristretti a rivoltarsi. Nel frattempo giungevano i rinforzi, ridotti a causa della grande carenza di personale, che con grande professionalità e coraggio riuscivano a ripristinare l’ordine nelle due sezioni, nonostante il bilancio di alcune stanze inutilizzabili a causa dei cancelli scardinati».
corrieredelmezzogiorno