Menu Chiudi

CRISI IDRICA IN PUGLIA, NEGLI INVASI CALO DEL 72% DELLE RISERVE. E DA NOVEMBRE L’ACQUEDOTTO COSTRETTO A UN’ALTRA RIDUZIONE

L’acqua, in Puglia, scarseggia e non è un problema degli ultimi tempi. Anzi, già da febbraio scorso l’Aqp aveva previsto uno scenario da mancate precipitazioni. E per questo già dalla prima settimana di novembre ci sarà un’ulteriore diminuzione della pressione idrica. Attualmente la riduzione è di circa il 10-15% rispetto al funzionamento standard, ma senza precipitazioni il flusso calerà ulteriormente.

«Monitoriamo la situazione costantemente – afferma Francesca Portincasa, direttore generale dell’Acquedotto Pugliese – e già dall’inizio del 2024 il quadro era molto chiaro. I nostri modelli previsionali ci hanno subito messi in allarme a abbiamo lavorato per ridurre la quantità di risorsa idrica sottratta al sistema». In definitiva già nel 2023 si è passati a utilizzare 480 milioni di metri cubi a fronte dei 510 milioni dell’anno precedente. Tale quantità diminuirà anche nell’anno in corso.

Un altro aspetto dell’emergenza idrica è legato al modello previsionale. Aqp, sempre da febbraio scorso, si è mosso direttamente con il cosiddetto D0. Ovvero l’aspettativa di non avere più acqua aggiuntiva negli invasi (nessuna precipitazione). Questo a fronte di un 20% di ricostituzione delle riserve impiegato da altri soggetti della catena di gestione e monitoraggio. «Acquedotto Pugliese – conclude Portincasa – utilizza anche altri parametri per valutare il grado di emergenza e poi decidere. Uno dei tanti è la qualità dell’acqua negli invasi. Come facilmente prevedibile, le risorse di superficie sono quelle per cui è più facile effettuare un trattamento di potabilizzazione. Invece, più si scende e più questa operazione diventa laboriosa. La speranza, quindi, è che torni la pioggia. Così le riserve potrebbero ricostituirsi, ma dipenderà dalla durata delle precipitazioni e dall’intensità».

Da valutazioni sintetiche occorrerebbero due mesi di precipitazioni lievi, ma costanti per ricostituire completamente i livelli delle dighe del Sinni e del Pertusillo. E comunque il problema di fondo non cambierebbe. Questo perché la risorsa idrica deve tener conto della programmazione agricola (impatta per il 70-80% dell’acqua totale a disposizione).«L’assenza di piogge mette a rischio le semine di cereali, legumi e ortaggi, i pascoli risultano compromessi e gli ortaggi già piantati non riescono a entrare in produzione – denuncia Coldiretti Puglia -, ma sono a rischio anche gli agrumi che hanno subito una grave siccità, mettendo a repentaglio il futuro raccolto».

Secondo Coldiretti, sulla base dei dati dell’Osservatorio Anbi, non muta lo scenario della crisi idrica e della siccità in Puglia. Si registra il 72% in meno di acqua negli invasi rispetto all’anno scorso. A disposizione ci sono solo 38,77 milioni di metri cubi di acqua nei 4 invasi pugliesi della Capitanata Occhito, Capacciotti, Osento e Capaccio, rispetto ai 139 milioni di metri cubi di acqua presenti nello stesso periodo dell’anno scorso. «È determinante – ricorda Coldiretti – che ci sia un’accelerata sull’iter della richiesta di stato di calamità avanzata dalla Regione Puglia al ministero dell’Agricoltura per i gravi danni causati dalla siccità che hanno superato 1 miliardo nelle campagne pugliesi».

Infine, al netto dell’emergenza, serve una stretta anche sulla gestione dell’acqua. A partire dalla mancanza delle manutenzioni ordinarie e straordinarie «per cui comunque agli agricoltori – conclude Coldiretti – vengono recapitate le cartelle pazze, ma lo stesso vale per le opere irrigue di cui molte sono incomplete, spesso in stato precario, con perdite non più sostenibili e anche gli invasi realizzati hanno necessità di essere riqualificati, ampliati e resi idonei per una moderna distribuzione sull’area regionale». In definitiva vanno riparate le reti colabrodo.