Leo e Andy, originari di Vieste e del Suriname, portano a scoprire con @team_velodimanche le meraviglie della Francia, su due ruote: «Il nostro è un viaggio lento, lontano dalla frenesia moderna».
Sentieri di campagna, villaggi medievali e paesaggi bucolici. Leo e Andy, classe 1973 e 1980, originari rispettivamente di Vieste e del Suriname (ma cresciuto in Guyana francese), portano a scoprire con @team_velodimanche le meraviglie della Francia, su due ruote. «Avventurieri della domenica», come si definiscono, «quando viaggiamo la bicicletta diventa la nostra casa. Abbiamo iniziato dieci anni fa con piccoli giri durante le nostre vacanze nel Paese e poi partendo da Parigi, dove oggi viviamo, per fuggire alla vita frenetica della città con quelle che definiamo “nanoavventure”», raccontano, e sottolineano l’amore per il viaggio lento e immersivo. «All’epoca affittavamo il mezzo sul posto, ideale per vivere in maniera diretta e intensa ogni dettaglio del paesaggio, della cultura e delle tradizioni locali, esplorare luoghi meno turistici ed entrare in contatto diretto con le persone del posto. Ci piace stupirci e scoprire i piccoli segreti del nostro territorio: amiamo condividere le avventure che affrontiamo nei weekend, in giornata o durante viaggi più lunghi, a tappe, che organizziamo anche per chi ci segue», aggiungono i due, l’uno direttore tecnico in uno dei più importanti studi di architettura di Parigi, l’altro responsabile di una boutique esclusiva di profumi. La Francia «con la sua vasta rete di percorsi ciclabili che attraversano villaggi pittoreschi e la grande varietà di paesaggi, rappresenta una destinazione ideale per chi ama l’avventura e desidera scoprire il Paese in modo sostenibile e rilassato». Insomma, non contano distanze e risultati: «L’importante è iniziare con tragitti brevi, magari vicino a casa, per esplorare senza pressioni luoghi “familiari”, nei quali ci si può sentirsi a proprio agio. Poi, con il tempo, ognuno troverà il proprio ritmo ideale, sperimentando, sbagliando e correggendosi di volta in volta».
Quale messaggio si nasconde dietro la filosofia di questa coppia di avventurieri? Il desiderio di ritrovare il tempo per godere della bellezza che ci circonda, senza farsi prendere dall’ansia della performance agonistica. «Se il termine “team”, riflette un aspetto professionale, in realtà, non ci prendiamo affatto sul serio», sorridono. «D’altro canto “velodimanche” rappresenta la nostra anima. La scelta di questo nome è una forma di autoironia che sintetizza perfettamente il nostro approccio che è un mix di relax, divertimento e totale rifiuto della pressione da prestazione sportiva, anche se i chilometri macinati possono sembrare tanti. Vogliamo mostrare che viaggiare in bicicletta può essere un’esperienza accessibile e gioiosa, dove la bellezza del viaggio supera l’idea di competizione». E nel comunicare questo aspetto, i social sono fondamentali: «Ci permettono di comunicare in modo rapido diretto e autentico, e condividere non solo le nostre emozioni e riflessioni, ma anche i valori che ci guidano, nella speranza che un numero sempre più grande di persone possa sposare la nostra stessa passione per il viaggio slow», evidenziano.
Tralasciando gli aspetti più classici dell’equipaggiamento tecnico, nel bagaglio di Leo e Andy ci sono due elementi essenziali che non possono mai mancare: «In primo luogo, un quaderno o un diario dove annotare pensieri, esperienze e riflessioni durante il viaggio, trasformando i ricordi in parole da rivivere e condividere una volta tornati a casa. In secondo, ancora più importante, la voglia e la curiosità di esplorare, mettendosi continuamente in gioco, per lasciarsi sorprendere dalle avventure che rendono ogni viaggio in bici un’esperienza unica e indimenticabile. Quando viaggiamo non ascoltiamo musica, ma preferiamo il silenzio o i suoni che la natura ci offre. Ma – chiariscono – se dovessimo consigliare un libro da portare in viaggio sarebbe senza dubbio “Piccolo trattato sull’immensità del mondo” di Sylvain Tesson che invita a riscoprire la lentezza e la libertà del viaggio come esperienza esistenziale. Con un tono poetico e ironico».
Tra le pedalate più emozionanti, difficile non citare quella in Normandia, lungo le spiagge degli sbarchi americani, inglesi e canadesi: «Juno, Omaha, Sword, Utah, sono i nomi di quelle spiagge dove migliaia di soldati sono sbarcati per liberare l’Europa dalla follia nazista. Molti, soprattutto giovani, si trovarono coinvolti in un viaggio di sola andata. Quelle stradine lungo le alte falesie bianche hanno richiamato nei nostri occhi le immagini dei tanti documentari o film che evocano quel periodo così oscuro. Ogni angolo di questo territorio ha storie toccanti, racconti di coraggio e di resilienza», concludono, parlando dei relitti di carri armati o di altro materiale bellico incontrati lungo la strada, «testimoni silenziosi di scontri e battaglie». Un consiglio per chi inizia e ha voglia di mettersi sui pedali? «Non porsi mai obiettivi troppo ambiziosi. La bellezza del viaggio in bici sta nel piacere, non nella prestazione».
corrieredellasera – Silvia Morosi
Leonardo Gambatesa, viestano, doc. Ingegnere, oggi vive e lavora a Parigi. Catapultato con gli amici di classe dal progetto “radioscuola”, ha trascorso gli anni liceali, collaborando con ReteGargano, con conduzione di radio-telegiornali e numerosi altri servizi giornalistici.