Il progetto portato avanti dall’istituto comprensivo “Rodari-Alighieri-Spalatro” di Vieste: così i ragazzi possono segnalare e denunciare – anche in forma anonima – situazioni di disagio, comportamenti scorretti o episodi di microcriminalità che avvengono o si subiscono dentro e fuori la scuola.
“La mafia si combatte a partire dai banchi di scuola”. La scritta, che campeggia sulla facciata dell’istituto comprensivo “Rodari-Alighieri-Spalatro” di Vieste, non è solo un murales; è una dichiarazione di impegno nei confronti dei ragazzi e della città.
Ed è nel solco di questo impegno che, all’interno delle mura scolastiche, è stata installata la ‘Box della Legalità, una cassettina posizionata in un luogo ‘solitario’ dell’istituto, dove i ragazzi possono segnalare e denunciare – anche in forma anonima – situazioni di disagio, comportamenti scorretti o episodi di microcriminalità che avvengono o si subiscono dentro e fuori la scuola. “Il nostro istituto è impegnato da tantissimi anni in progetti sulla legalità e la nostra ‘Box’ è un ulteriore esempio”, spiega la docente Francesca Toto che ha il compito di svuotare periodicamente la cassetta e raccogliere le segnalazioni.
Nel corso del tempo, la ‘Box della legalità’ è diventata uno strumento familiare per i ragazzi: “In media raccogliamo una ventina di segnalazioni al mese. Queste vengono smistate ai coordinatori di classe, se relative a piccoli-grandi problemi attinenti al mondo scolastico, oppure al dirigente che le gestisce come previsto dalla legge. Insomma, la risposta è ottima, riceviamo segnalazioni reali e circoscritte, che ci permettono di capire determinate dinamiche, intervenire e fare tanta prevenzione”, continua la docente.
Il progetto nasce da un semplice assunto: se le forze dell’ordine e le procure combattono le mafie con la repressione, la scuola e la società civile possono farlo lottando contro la cultura all’illegalità che si basa su silenzio e omertà. “Tutto questo ci sta permettendo di raggiungere un secondo importante risultato: i ragazzi stanno iniziando a sentirsi liberi di parlare, non solo in modo anonimo. Stiamo rovesciando quel concetto, grave e pericoloso, per il quale ‘l’infame è chi parla’, spostandone l’asse: chi non parla è in errore”.
La maggior parte delle denunce riguarda problematiche scolastiche sulle quali il corpo docente, guidato dal dirigente Pietro Loconte, riesce ad intervenire tempestivamente. Ma le segnalazioni si allargano anche a situazioni che riguardano gli studenti al di fuori delle mura d’istituto. Dal bullismo alla violenza tra giovani passando per eventi di microcriminalità.
“I ragazzi hanno bisogno di vivere e sperimentare, in prima persona la legalità. Solo questo può motivare e far sentire loro parte di questo processo di cambiamento. Sul punto – continua la docente Toto – abbiamo una bella intesa con la Tenenza dei Carabinieri di Vieste, che ci sta aiutando in questo percorso incontrando spesso ii nostri ragazzi. Così anche i carabinieri non vengono più visti come coloro che puniscono, ma come coloro che ascoltano e aiutano”.
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