E’ Francesco Notarangelo, 59 anni, di Mattinata, detto “Natale”, ex affiliato all’ex clan Romito poi diventato gruppo Lombardi/Ricucci/La Torre, il pentito numero 11 della mafia garganica dal 2017 a oggi, il quarto da inizio anno.
La notizia è stata ufficializzata ieri nel processo di secondo grado “Omnia nostra” in corte d’assise d’appello a Bari a 17 garganici condannati il 31 ottobre 2023 dal gup di Bari a un ergastolo e 152 anni e 4 mesi per 2 omicidi, 1 tentato omicidio, mafia, droga, estorsioni, armi, incendio, rapina, autoriciclaggio, violenza privata, favoreggiamento e trasferimento fraudolento di beni.
A Notarangelo, ieri assente, furono inflitti 13 anni e 4 mesi per mafia “quale addetto al controllo violento del territorio su Mattinata e per aver supportato il clan nei diversi ambiti di operatività: infiltrazioni nel settore economico-imprenditoriale, rapine a portavalori, gestione dei rapporti con gli spacciatori assoggettati dal sodalizio mafioso, riciclaggio dei proventi delittuosi”; e per aver favorito nei primi mesi del 2018 la latitanza di Danilo Pietro Della Malva (poi pentitosi a maggio 2021), mettendogli a disposizione un podere di Mattinata. Notarangelo già fermato nel blitz “Età moderna” dell’11 ottobre 2013 con 21 arresti per rapine, armi, estorsioni e riarrestato nel giugno 2017 per droga, è di nuovo detenuto dal 7 dicembre 2021 quando fu coinvolto nel blitz “Omnia nostra” contrassegnato da 32 arresti contro il clan Lombardi/Ricucci/La Torre e gli alleati del gruppo Raduano egemone su Vieste.
SCONTI PERIPENTITI – L’udienza è proseguita con la requisitoria del pg che ha chiesto per i 17 imputati la conferma del verdetto di primo grado e/o sconti di pena. In particolare chiesti 20 anni per l’ex boss Marco Raduano pentitosi lo scorso 14 marzo, a fronte dell’ergastolo inflittogli dal gup (l’imputato era latitante all’epoca della sentenza) per mafia, per gli omicidi di Giuseppe Silvestri e Omar Trotta e il tentato omicidio di Giovanni Caterino collegati alla guerra tra i Lombardi/Ricucci/La Torre e il clan Raduano contro i Li Bergolis alleati su Vieste con i Perna/Iannoli. Chiesti invece 8 anni e 6 mesi per il neo pentito Notarangelo. Sentenza tra un mese.
CHI È NOTARANGELO – A portare alla condanna di Notarangelo in primo grado furono le dichiarazioni di collaboratori di Giustizia, soprattutto dei “Baffino”, ossia i fratelli mattinatesi Antonio e Andrea Quitadamo “ai quali Notarangelo è storicamente legato”, come scritto dal gup nel motivare il verdetto. A dire di vari collaboratori di Giustizia Notarangelo era affiliato all’ex clan Romito; partecipò a summit; si occupò di narcotraffico “con connessa gestione dei proventi per conto del sodalizio; “tramite parenti beneficiò delle risorse indebite derivanti da assunzioni fittizie in un’azienda agricola”; “svolse le funzioni di collettore per il sostentamento economico della famiglia Quitadamo, quando i fratelli Antonio e Andrea erano detenuti”; “il pentito Danilo Della Malva ha indicato proprio in Notarangelo il sodale deputato a gestire i 5mila euro mensili che il clan viestano Raduano versava a favore dell’articolazione mattinatese” dell’ex clan Romito.
11 PENTITI IN 7 ANNI – Con Notarangelo salgono a 11 i pentiti della criminalità garganica negli ultimi 7 anni: 6 viestani, 3 mattinatesi, 2 manfredoniani. In ordine di tempo sono Carlo Magno, manfredoniano che dopo aver ucciso nell’ottobre 2017 ad Amsterdam il narcotrafficante e concittadino Saverio Tucci fece ritrovare il corpo e si pentì; Giovanni Surano, viestano, classe ’84, già custode delle armi per il clan Raduano. pentitosi nel 2020; il compaesano Danilo Pietro Della Malva, detto “il meticcio”, classe ’86; nel maggio 2021; Orazio Coda, pure di Vieste, classe ’89 novembre 2011 (entrambi del clan Raduano); il mattinatese Andrea Quitadamo, classe 89, a gennaio 2022; seguito dal fratello maggiore Antonio, classe ’75, nel maggio successivo; Antonio La Selva, classe ’82, detto “Tarzan”, manfredoniano, sempre nel 2022; Liberantonio Azzarone, viestano, classe ’90, nipote di Raduano, pentitosi a marzo 2024; Marco Raduano, detto “Pallone”, classe ’84, viestano; Giuseppe Della Malva, viestano, classe ’64, padre di Danilo, pentitosi lo scorso ottobre.
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