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TENSIONE ALTISSIMA SUL DESTINO DI CASA SOLLIEVO, SINDACATI LASCIANO IL TAVOLO. LO SCONTRO SUI TAGLI “SERVE OTTIMIZZARE LA GESTIONE”. SI PARLA DI UN DEBITO CHE SI AGGIREREBBE ANCORA INTORNO AI 250 MILIONI DI EURO.

Si susseguono gli incontri tra governance di Casa Sollievo della Soffe­renza e rappresentanti dei lavorato­ri. La prima interlocuzione, come anticipato su queste colonne, si è avuta con la dirigen­za medica martedì, mentre giovedì è stata la volta dei sindacati del personale del com­parto.

Proprio quest’ultimo incontro ha messo a nudo tutta la tensione del momen­to, con i rappresentanti dei lavoratori (con­federali e un paio di sigle autonome) che hanno lasciato il tavolo per protesta. Diversi i nodi su cui non si è trovata la qua­dra, tra cui il rinnovo dei contratti e gii an­nunciati tagli alla produttività, intesa come premialità ai lavoratori.

Mettendo mano ai sistema di incentivazione l’ospedale riusci­rebbe a risparmiare circa 5 milioni ma i sin­dacati promettono battaglia, soprattutto quelli del comparto che hanno fatto notare la sproporzione dell’incentivazione dei pa­ramedici rispetto a quella dei medici di qua­si uno a dieci. Verrebbero riconosciuti infat­ti solo 66 euro mensili al comparto e 500 eu­ro ai medici.

La dirigenza proverà a sanare la rottura in un prossimo incontro che do­vrebbe essere fissato per il prossimo 5 di­cembre ma le posizioni delle parti sembra­no destinate a rimanere granitiche. La par­te sindacale infatti propone di non far gra­vare sui lavoratori il peso maggiore del pia­no industriale utile a ripianare la debitoria di Casa Sollievo ma ragionare su tagli a sprechi e benefit riconosciuti un ristretto gruppo di dipendenti.

Per la prima volta, trapela, la governance (che si è sempre ri­fiutata di quantificare il buco nelle casse dell’ente) avrebbe ammesso che la cifra si aggirerebbe intorno ai 250 milioni di euro, per lo più debiti con i fornitori. In tutte le cir­costanze però è stata smentita dalia dire­zione generale l’ipotesi di cessione a terzi, come raccontato nei giorni scorsi.

Anche l’amministrazione comunale sta mettendo in campo tutto l’impegno e le energie necessari per preservare l’ospe­dale voluto da padre Pio.

“Abbiamo fatto e stiamo facendo tutto quanto è in nostro potere – ha confermato a l’Attacco il Sindaco di San Giovanni Ro­tondo Filippo Barbano -. Assieme a due consiglieri ho incontrato il direttore genera­le Gino Gumiratoin assemblea pubblica, abbiamo incontrato tutti i dipendenti (anche Barbano è un medico dell’ospedale, ndr), l’intero consiglio di amministrazione, il collegio sindacale e l’organismo di valu­tazione. Sono stati preannunciati degli in­terventi che la governance vuole porre in essere. Personalmente ho già incontrato, prima di questa assemblea che si è tenuta martedì, alcune sigle sindacali che hanno aderito al nostro invito con cui abbiamo fat­to il punto della situazione. Ho già allertato i colleghi Sindaci del territorio. Ci aspettia­mo evoluzioni positive ma dovesse essere diversamente è chiaro che dobbiamo esse­re tutti pronti, si tratta di un problema che non riguarda solo San Giovanni Rotondo ma tutto il territorio per ovvi motivi”.

Anche Barbano ha saputo della trattativa interrotta tra direzione e sindacati del com­parto: “Non è non è andata bene, ora aspet­tiamo i prossimi incontri per capire cosa sa­rà più opportuno fare. Quello che posso di­re è che tutti i passaggi istituzionali sono stati fatti, ne abbiamo parlato anche con ì colleghi dell’opposizione e su questo c’è stata convergenza di intenti, perché non possiamo assolutamente non essere at­tenti e presenti in questo momento in cui il destino della nostra Casa è in difficoltà.

Tante dicerie, tante voci che sono circolate nei giorni scorsi non trovano alcun fonda­mento. Certo, una ristrutturazione sicura­mente l’ospedale è costretta a farla per le note difficoltà”.

Quando si parla di difficoltà, si intende la debitoria che grava sull’ospedale che pare si aggiri intorno ai 250 milioni?

“Diciamo che sono dei numeri relativamen­te attendibili -la risposta del primo cittadino – anche se a quanto pare, sarebbe arrivata qualche donazione che modifica questi nu­meri. Gli importi precisi li può fornire solo il direttore generale. E’ chiaro che bisognerà pensare all’ottimizzazione di tutta la gestio­ne, un lavoro non da poco. Per quanto mi ri­guarda, nella mia triplice veste, di cittadino, medico e Sindaco sono molto attento alla questione perché qui ne va della qualità di vita di tutto il territorio, in termini di servizi sanitari e di economia che produce la pre­senza dell’ospedale dì San Pio”.

Presente agli incontri dei Cda anche il ve­scovo, padre Franco Moscone,nella sua veste di presidente.

“Anche lui è consapevole che la situazione non è affatto semplice – ha aggiunto Barba­no – ma io sono fiducioso. Ci penserà qual­cuno dall’alto, San Pio non ci abbandonerà, sicuramente non abbandonerà il territorio e l’ospedale che lui ha voluto per chi è nel bi­sogno. Credo che lo spirito che deve ani­marci, sia quello di essere fedeli agli inse­gnamenti di Padre Pio. Al tempo stesso non possiamo non intervenire a tutti i livelli in cui sarà possibile, con tutti i limiti del caso ma bisogna assolutamente salvaguardare questa struttura che ha retto le sorti della sanità pubblica, sostituendosi ad essa per oltre 70 anni, garantendo un livello di qua­lità delle cure altissimo. Ora non possiamo permetterci che una struttura così venga accantonata, venga messa da parte, quindi c’è da tirarti su le maniche. Da parte nostra e di tutti credo, massima attenzione e mas­simo impegno. Sono fiducioso che tutto an­drà perii meglio, sì richiederà forse qualche sacrificio ma siamo pronti a so­stenere la nostra Casa”.

Eppure nonostante le secche smentite da parte dell’ospedale a proposito di un interessa­mento del Gruppo De Bene­detti all’acquisizione di Casa Sollievo (non il solo stakeholder a dire il ve­ro, ci sarebbero anche l’imprenditore mo­lisano AldoPatriciello e il Gruppo San Donato), da fonti romane trapela che in ef­fetti sia in corso una interlocuzione tra Va­ticano e privato e che sia addirittura recen­tissima, di questi giorni. A tal proposito an­che altre testate giornalistiche avrebbero appreso l’indiscrezione e chiesto lumi agli interessati.

Addetti ai lavori però prevedono che si trat­ti di una operazione che, eventualmente, si potrebbe concretizzare in un futuro non troppo prossimo ma nel giro di qualche an­no. Forse il privato aspetta che il prezzo di vendita possa calare. Un po’ come succes­se con il Don Uva ai tempi. Anche in quei caso le interlocuzioni partirono anni prima della acquisizione vera e propria dei priva­ti.

l’attacco