L’episodio di Padova non è isolato, almeno due i precedenti. Come si tutelano i locatori e perché spesso preferiscono non affittare.
Non è un episodio isolato quello dell’occupazione di un appartamento di Padova da parte di una famiglia che, sulla carta, avrebbe dovuto trascorrere tra quelle pareti solo qualche notte. Anzi, questo tipo di occupazione da parte di «finti turisti» è ormai una tendenza ben consolidata. Tanto che Ondina Giacomin, presidente dell’associazione Abbav che si occupa di locazioni brevi turistiche, B&b, case vacanze e guest house, parla di almeno altri due precedenti avvenuti negli ultimi tempi sempre nella città del Santo.
La famiglia di quattro persone
«Il più recente risale a quest’estate — spiega la presidente — uno dei nostri soci ha affittato la sua casa vacanze in modo diretto, senza piattaforme a una famiglia di quattro persone, due adulti e due bambini. Gli ospiti avevano detto che sarebbero arrivati nel pomeriggio, alle 15, invece si sono presentati alle 20. Il proprietario in quel momento era fuori a cena e non aveva con se il contratto di affitto per le locazioni turistiche brevi, ha deciso comunque di consentire loro il check in, ha raccolto i dati degli occupanti e li ha mandati in questura. Durante la notte, però, dalle telecamere installate all’entrata, aveva notato un via vai di persone che portavano all’interno degli scatoloni. L’indomani, al momento del check out, gli ospiti gli hanno detto che da lì non se ne sarebbero andati fino a quando lui non avesse stipulato per loro un contratto d’affitto».
Il proprietario non ha potuto fare altro che rivolgersi alle forze dell’ordine, ma non è bastato. Dopo inutili tentativi di sfratto il padrone di casa si è arreso e ha pagato gli inquilini affinché se ne andassero. Una cifra che si aggira attorno ai 5mila euro.
Danni e beffa
«Una situazione simile — continua Giacomin — si è conclusa circa un anno fa. In una villa di Padova si era stabilita una coppia del Polesine, che ci è rimasta per tre anni senza pagare. Quando il proprietario è riuscito a riavere l’immobile ha riscontrato una serie di danni. Gli inquilini avevano distrutto i mobili e la piscina». Ma questa è una situazione da cui ci si può tutelare in qualche modo? «La nostra associazione fin dagli albori, 12 anni fa — conclude la presidente — mette a disposizione dei soci un contratto di locazione turistica breve che serve a evitare o arginare questi episodi». Un pezzo di carta può quindi fare la differenza, anche se andare per vie legali non garantisce l’immediatezza dello sfratto.
Le abitazioni chiuse
«Non invidio il signore padovano che è finito in questa situazione — le parole di Ruggero Sonnino, presidente di Uppi (Unione piccoli proprietari immobiliari, ndr) di Venezia —. Liberarsi di inquilini inadempienti o turisti che non se ne vanno non è facile. Tutto perché le normative a riguardo risalgono al 1978. Noi piccoli proprietari stiamo battagliando da anni per cambiare la legge. Al momento ci troviamo a discutere il decreto “salva-casa” che riguarda anche le procedure di sfratto. Per i piccoli proprietari rimanere ingessati, senza il proprio bene e con costi da pagare è un problema. Da qui nasce la questione delle abitazioni chiuse, per noi sono una sconfitta, ma i padroni di casa non vogliono più rischiare».
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