Chiesti 20 anni dalla procura generale nel processo di appello a boss ed esponenti coinvolti nel blitz sugli affari della criminalità. Coinvolti quelli di Manfredonia, Monte S. Angelo, Vieste, Mattinata al centro di una guerra di mafia senza precedenti.
Comincia a pagare la scelta processuale dell’ex boss di Vieste Marco Raduano di collaborare con la Giustizia. Visto il pentimento del mafioso del marzo scorso quando confessò anche una decina di omicidi, il pg Giannicola Sinisi ha chiesto alla corte d’assise d’appello di Bari di condannarlo a 20 anni nel processo-bis “Omnia nostra” a fronte dell’ergastolo inflitto in primo grado quand’era latitante, perché riconosciuto colpevole di mafia, 2 omicidi e 1 tentato omicidio. Fatti di sangue collegati alla guerra tra il clan Ricucci/Lombardi/La Torre (ex gruppo Romito) e i loro alleati viestani della batteria Raduano, contro il clan Li Bergolis e i loro alleati viestani Perna/Iannoli.
Sono 17 gli imputati in attesa di giudizio: il pg ha chiesto altrettanto condanne e nel dettaglio di confermare le pene inflitte in primo grado a 13 imputati; e di ridurle ai pentiti Raduano, Notarangelo, Antonio e Andrea Quitadamo. Richieste di condanna per tutti gli imputati ribadite dai legali di parte civile: Regione Puglia, Federazione antiracket, Camera di commercio; Comuni di Vieste, Mattinata, Monte e Manfredonia; e una privata cittadina. I difensori chiedono assoluzioni e/o riduzioni di pena; sentenza nelle prossime settimane.
L’inchiesta Omnia nostra di Dda e carabinieri del Ros sfociò nel blitz del 7 dicembre 2021 con 32 arresti. Sono 45 gli imputati in attesa di giudizio per 57 capi d’accusa tra mafia, omicidi, agguati falliti, droga, estorsione e altri reati. Nell’udienza preliminare del novembre 2022 il processo si divise in 3 tranche: 24 imputati rinviati a giudizio, e processo in corso in Tribunale a Foggia dal gennaio 2023; altri 2 imputati mandati a processo in corte d’assise a Foggia per l’omicidio del viestano Omar Trotta,
con udienze iniziate a febbraio 2023; i restanti 19 giudicati con rito abbreviato dal gup di Bari che il 31 ottobre 2023 li condannò a 166 anni e 8 mesi cui aggiungere l’ergastolo per Raduano. Dai 19 imputati del giudizio abbreviato si è scesi ai 17 del processo d’appello in corso.
Tra chi scelse il rito abbreviato ci sono 6 pentiti: oltre a Raduano, i compaesani Danilo Della Malva e il padre Giuseppe Della Malva, quest’ultimo pentitosi nell’ottobre scorso a processo d’appello in corso; il manfredoniano Antonio La Selva; i fratelli mattinatesi Andrea e Antonio Quitadamo, cui si aggiunto ora il compaesano Francesco Notarangelo.
Raduano fu catturato il primo febbraio scorso a Bastia in Corsica dopo quasi un anno di latitanza, iniziata il 24 febbraio 2023 quando evase dal carcere di Nuoro dove scontava 19 anni per traffico di droga e armi aggravati dalla mafiosità; 40 giorni dopo l’arresto, il 14 marzo, la decisione di pentirsi e di raccontare i segreti della mafia garganica lui che ha fatto parte prima del clan Li Bergolis e poi del gruppo rivale Lombardi/Ricucci/La Torre.
In “Omnia nostra” Raduano è accusato di mafia; d’essere il mandante dell’omicidio di Omar Trotta assassinato nel proprio ristorante a Vieste a luglio 2017 nella guerra tra il clan Raduano e i Perna/Iannoli; d’essere uno degli esecutori materiali dell’omicidio di Giuseppe Silvestri ucciso a Monte Sant’Angelo il 21 marzo 2017 perché ritenuto vicino a Libergolis; d’aver partecipato all’agguato fallito a Manfredonia il 18 febbraio 2018 a Giovanni Caterino, che doveva essere ucciso dal clan Romito per aver fatto da basista (sconta l’ergastolo) in occasione della strage del 9 agosto 2017 firmata dal clan Li Bergolis che trucidò il capo-clan rivale Mario Luciano Romito, il cognato Matteo De Palma che gli faceva da autista e i fratelli Aurelio e Luigi Luciani quali potenziali testimoni per essersi trovati a transitare sul luogo dell’agguato. Raduano merita lo sconto di pena previsto per i collaboratori di Giustizia – ha detto il pg motivando la richiesta di condanna a 20 anni – per “aver dato elementi di novità”.
Nessuno richiesta di sconto di pena per Giuseppe Della Malva con conferma quindi degli 11 anni e 4 mesi inflitti in primo grado per non aver offerto nessun contributo al processo. Come non l’ha fornito Notarangelo (le dichiarazioni dei due collaboratori sono omissate), ha rimarcato il pg Sinisi, chiedendo comunque di ridurgli la pena a 8 anni, 10 mesi e 20 giorni per la concessione delle attenuanti generiche che furono negate in primo grado.
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