Tutto secondo copione. La ripartizione dei fondi strutturali in Puglia ha scatenato un putiferio; l’aria che si respira è da “notte dei lunghi coltelli”, altro che coesione. Noi, garganici, non ci scomponiamo troppo, abbiamo visto di tutto, di meglio e di peggio.
Ma il vocabolo che circola vorticosamente nei residui della politica nostrana è marginalità. Si leva il moderato ottimismo del sindaco di Vieste, presidente della provincia di Foggia, Giuseppe Nobiletti sulla viabilità; l’entusiasmo della senatrice Annamaria Fallucchi per la sua San Nicandro; Paolo Dell’Erba, consigliere regionale, esulta per Apricena; furioso Carmine d’Anelli, sindaco di Rodi Garganico, per i fondi spariti in quindici giorni.
Per questo la geografia politica continua a declinare al plurale “le Puglie”; per questo la Capitanata continua a rispecchiarsi nel volto dinamico, e protetto, del Salento; per questo il Gargano continua a leccarsi le ferite da cane bastonato rinchiuso nell’angolo della marginalità.
All’orizzonte non si vede, o si percepisce, una politica di sistema che esalti, aiuti, dia una mano alle grandi potenzialità del territorio nel suo insieme. Nessuno ci parla, o ci accorgiamo, di un nuovo linguaggio per gli anni duemila, nessuno ricorda che il Gargano, nonostante la pochezza e i furti della politica, è il polo turistico più importante di Puglia; è Parco Nazionale; è il cuore della biodiversità; è luogo di buona e sana vita, che andrebbe tutelata con politiche lungimiranti e di sistema per arginare il declino.
Invece: si continua a vivacchiare nella quotidianità; ci trastulliamo con le feste, farina e fanoie; il lavoro resta solo sul tavolo dei dibattiti; i giovani scappano; il grosso dell’economia poggia sulle voci del lavoro impiegatizio e sulle pensioni; le amministrazioni comunali sono a caccia di marchette per qualche lavoretto pubblico spesso inutile.
Cosa resta del romanticismo politico della Montagna del Sole, del Villaggio globale coniato dagli insegnanti Filippo Fiorentino e Giuseppe d’Avolio?
Oggi, ha ragione il sindaco d’Anelli:”…è una maialata!”.
michele angelicchio