Le indagini preliminari, concluse nel settembre 2021 dalla Procura di Foggia, sotto la guida del pubblico ministero Dott. Giuseppe Mongelli, hanno portato all’iscrizione di otto indagati nel registro degli indagati.
Gli episodi risalgono al 5 gennaio 2021 e si sono svolti presso il Presidio Territoriale di Assistenza (PTA) di Monte Sant’Angelo. Secondo l’accusa, i soggetti coinvolti, ricoprendo ruoli di pubblico ufficiale o incaricati di pubblico servizio, avrebbero utilizzato impropriamente dosi di vaccino destinate esclusivamente a personale sanitario e ospiti delle RSA, come previsto dal Piano Strategico Nazionale per la prevenzione delle infezioni da SARS-CoV-2.
Le dosi, invece, sarebbero state somministrate a persone non rientranti nelle categorie prioritarie indicate dal piano vaccinale, tra cui i genitori di alcune delle stesse operatrici sanitarie coinvolte.
Agli indagati è contestata la violazione dell’art. 314 c.p. (peculato) e dell’art. 110 c.p. (concorso di persone nel reato), aggravata dall’abuso della funzione pubblica. La normativa vigente all’epoca prevedeva che le dosi eccedenti dovessero essere somministrate seguendo un preciso ordine di priorità e, in caso di impossibilità, smaltite dopo sei ore dall’apertura del flaconcino.
Due delle indagate, un’ostetrica e un’infermiera professionale in servizio presso il PTA di Monte Sant’Angelo, avrebbero somministrato le ultime dosi disponibili ai propri genitori anziani e malati. La difesa, rappresentata dall’avvocato Innocenza Starace del Foro di Foggia, ha sottolineato l’assoluta buona fede delle sue assistite, evidenziando come la scelta sia stata presa in un contesto di emergenza.
“Le operatrici – ha spiegato l’avvocato Starace – hanno agito in piena trasparenza, con il consenso dei responsabili dell’hub vaccinale, per evitare lo spreco delle dosi rimanenti. I vaccini, se non utilizzati entro sei ore dall’apertura del flaconcino, sarebbero stati eliminati, come previsto dai protocolli. I genitori delle indagate erano persone anziane e affette da patologie, successivamente riconosciute come categorie prioritarie nella campagna vaccinale”.
La difesa ha inoltre richiamato l’audizione del professor Pier Luigi Lopalco, all’epoca assessore regionale alla Sanità in Puglia, il quale ha confermato che nei primi giorni della campagna vaccinale bisogna evitare qualsiasi spreco relativamente alla somministrazione dei vaccini.
Ruolo delle operatrici
Le indagate, tuttora in servizio presso il PTA di Monte Sant’Angelo, sono state tra le prime a contribuire all’organizzazione dell’hub vaccinale e alla somministrazione dei vaccini. Come dichiarato dalla difesa, all’epoca non esistevano direttive chiare e univoche per gestire eventuali dosi avanzate, e l’orientamento prevalente era quello di utilizzarle piuttosto che smaltirle.
La Procura di Foggia punta a chiarire se le azioni delle indagate, nonostante il contesto di emergenza e l’apparente assenza di malafede, possano configurarsi come peculato. La vicenda solleva interrogativi sulla gestione delle risorse sanitarie in situazioni straordinarie e sulla necessità di definire con maggiore chiarezza i criteri operativi in contesti di emergenza.
Il procedimento è in corso, e il suo esito sarà cruciale per stabilire i confini della responsabilità penale degli operatori sanitari in condizioni di emergenza.