Dopo quelle «rosse», da gennaio andranno in pensione anche le impegnative «bianche» (su carta) redatte dal medico per dispensare farmaci a pagamento con prescrizione obbligatoria. La dematerializzazione può semplificare le procedure ma occorre superare alcuni punti ancora critici.
Quando abbiamo bisogno di accertamenti, visite specialistiche o farmaci rimborsabili (in fascia A), il dottore ce li prescrive compilando la ricetta elettronica (o dematerializzata), che ha quasi del tutto sostituito la ricetta rossa cartacea del Servizio sanitario nazionale (Ssn). Ed è pressoché sparito anche il «promemoria cartaceo» della ricetta elettronica che, nel periodo pre-Covid, di regola il medico ci consegnava dopo averlo stampato su un foglietto bianco in formato A5, da portare poi in farmacia per ritirare i medicinali o alla struttura sanitaria per eseguire l’esame oppure al Cup (Centro unico di prenotazione) per prenotare la visita specialistica o altri accertamenti.
Durante la pandemia sono state adottate disposizioni che hanno permesso ai dottori di trasmettere agli assistiti il promemoria della ricetta in allegato al messaggio di posta elettronica, oppure di comunicare il «Numero di ricetta elettronica» (Nre) – generato dal sistema telematico al momento dell’emissione – per telefono o tramite whatsapp o sms (oggi il Numero si può comunicare anche per email). Questa modalità, prorogata di anno in anno fino al 31 dicembre 2024, sarà definitiva con l’entrata in vigore della legge di Bilancio per il 2025 (dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale prevista tra fine anno e inizi gennaio).
L’articolo 54 stabilisce, infatti, la «Dematerializzazione delle ricette mediche cartacee per la prescrizione di farmaci a carico del Ssn, dei Sasn (Servizi territoriali per l’assistenza sanitaria al personale navigante, marittimo e dell’aviazione civile) e dei cittadini». Spetterà alle Regioni far attuare la norma, che mira, tra l’altro, a potenziare il monitoraggio dell’appropriatezza delle prescrizioni e a garantire la completa alimentazione del Fascicolo sanitario elettronico (Fse).
Ma in pratica, che cosa cambierà a gennaio? Se oggi siamo ormai abituati a ricevere dal medico curante, tramite email o cellulare, le prescrizioni elettroniche di farmaci a carico del Servizio sanitario – ma anche di visite ed esami -, solo sporadicamente riceviamo la ricetta «bianca» in formato digitale.
Di solito il medico prescrive sulla ricetta bianca – utilizzando il suo ricettario personale – i farmaci di «fascia C», cioè a pagamento, con obbligo di prescrizione medica, per esempio benzodiazepine, contraccettivi orali, medicinali per la disfunzione erettile. Se sulla ricetta bianca non è tenuto a indicare il nome e il cognome dell’assistito, deve farlo se compila la ricetta rossa cartacea del Ssn o quella elettronica. Ebbene, da gennaio saranno dematerializzate tutte le ricette, comprese quelle «bianche», che andranno effettuate in «formato elettronico».
Vuol dire che il medico, invece di consegnare al paziente un foglio dal suo ricettario, si collega al portale telematico e ottiene il «Numero di ricetta bianca elettronica»(Nrbe), che poi trasmette al paziente tramite una delle modalità telematiche previste, oppure l’assistito può trovare la ricetta nel suo Fascicolo sanitario elettronico (Fse). La dematerializzazione della ricetta bianca non è una vera e propria novità, poiché è stata introdotta nel 2020 ed è diventata operativa agli inizi del 2022, ma procede a rilento e con non pochi ostacoli.
Quali sono i vantaggi?
«Tracciabilità del farmaco più semplice, alimentazione del Fascicolo sanitario elettronico, spostamenti limitati in caso di terapie croniche» riassume Filippo Anelli, presidente FNOMCeO, Federazione dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri. «L’estensione della dematerializzazione a medici ospedalieri e specialisti ambulatoriali, una volta a regime, può semplificare le procedure agevolando l’accesso dei pazienti alle cure e una loro migliore presa in carico» aggiunge Alessandro Rossi, presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (Simg), che però segnala: « Già oggi i sistemi elettronici dei portali regionali talvolta non reggono il flusso di richieste che arrivano soprattutto il lunedì mattina, per cui si verifica un’interruzione del servizio: le ricette, non essendo operativo il portale che le riceve, non possono essere più inviate elettronicamente e vanno fatte col vecchio sistema della ricetta rossa, che viene stampata ma non è elettronica. Se il paziente è rimasto senza il farmaco che assume abitualmente e non può ricevere la ricetta per via elettronica, quindi, è costretto a venire in ambulatorio per ritirare la prescrizione. Il sistema deve essere potenziato, altrimenti rischia di andare in tilt».
Un rischio sollevato anche dal dottor Anelli: «Siamo di fronte a una rivoluzione positiva ma complessa poiché coinvolge anche medici che non operano nell’ambito del Ssn, quindi non abituati a fare ricette elettroniche. Inoltre, se oggi il sistema telematico viene utilizzato principalmente dagli oltre 37mila medici di famiglia, da gennaio invece saranno 488mila medici e odontoiatri a prescrivere le ricette in formato elettronico».
Non è finita. Bisogna mettere anche in conto le difficoltà di connessione in alcune aree, i pazienti senza supporti digitali o che rifiutano l’Fse. «Insomma, ci vuole più flessibilità. Oggi se il sistema telematico non funziona, si può utilizzare la ricetta rossa del Ssn; occorre estendere questa possibilità anche alle bianche», conclude Anelli.
La ricetta elettronica consente di eliminare il supporto cartaceo poiché c’è l’interconnessione, in tempo reale, tra il «Sistema di accoglienza centrale tessera sanitaria» (Sac o Sar se il sistema è regionale) e medici prescrittori, farmacie, strutture che erogano le prestazioni di specialistica ambulatoriale. Per esempio, se il medico deve prescrivere gli accertamenti, si collega con il suo Pc al sistema telematico e inserisce il proprio numero identificativo, i nostri dati, l’esame, il quesito diagnostico, cioè il problema di salute per cui si chiede la prestazione, eventuali esenzioni e il codice di priorità per le prestazioni di specialistica ambulatoriale fatte la prima volta.
Quando chiamiamo il Cup per prenotare, l’operatore si collega allo stesso sistema telematico e, mediante il codice identificativo della ricetta, può accedere alla prescrizione elettronica e prenotare l’esame in base alla priorità indicata.
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