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“OMNIA NOSTRA”, IL VERDETTO DELLA CORTE D’APPELLO: SCONTO A RADUANO, 20 ANNI DI GALERA INVECE DELL’ERGASTOLO

A Bari la sentenza di secondo grado contro il clan Lombardi-Scirpoli-Raduano. Ci sono anche alcune assoluzioni.

6 anni e 7 mesi a Luciano Caracciolo,

6 anni e 4 mesi a Lorenzo Caterino,

7 anni e 2 mesi a Leonardo Ciuffreda,

7 anni a Michele D’Ercole,

6 anni e 8 mesi a Giuseppe Pio Impagnatiello,

6 anni e 2 mesi a Francesco Notarangelo detto “Natale”,

20 anni a Marco Raduano detto “Pallone”,

10 anni e 9 mesi a Pietro Rignanese,

6 anni e 10 mesi a Moreno Sciarra,

8 anni e 8 mesi ad Antonio Zino,

11 anni e 4 mesi a Giuseppe Della Malva,

4 anni e 8 mesi ad Antonio La Selva detto “Tarzan”

e 4 anni ad Andrea Quitadamo detto “Baffino junior”.

Revocata nei confronti di Adriano Carbone, ex consigliere comunale di Manfredonia condannato a un anno e 8 mesi, la statuizione di condanna al risarcimento dei danni.

Assolti Alexander Pacillo (9 anni in primo grado) e Giuseppe Sciarra (9 anni e 4 mesi in primo grado).

Altri imputati di spicco come i pentiti Antonio Quitadamo alias “Baffino” e Danilo Della Malva detto “U’ Meticcio” rinunciarono al ricorso in appello; per loro condanne definitive rispettivamente a 12 anni e 4 mesi e a 11 anni di reclusione.

Anche un altro collaboratore di giustizia, Giovanni Surano detto “Lupin” non presentò ricorso: per lui è definitiva la pena di 3 anni e 4 mesi.

Spicca la decisione di infliggere 20 anni a Raduano, ex boss di Vieste, oggi collaboratore di giustizia, condannato in primo grado all’ergastolo.

L’uomo era accusato di essere stato il mandante dell’omicidio di Omar Trotta e di aver preso parte all’agguato mortale ai danni di Giuseppe Silvestri e al tentato omicidio di Giovanni Caterino.

Lo “sconto”, invocato dalla stessa procura, è giunto alla luce della sua recente volontà di pentirsi. Tra gli altri collaboratori di giustizia oggi condannati ci sono, infine, Francesco Notarangelo, Giuseppe Della Malva (padre di Danilo), Antonio La Selva e Andrea Quitadamo (fratello minore di Antonio).

In questo processo si costituirono parte civile la Regione Puglia, i Comuni di Mattinata, Monte Sant’Angelo, Vieste e Manfredonia, Fai Antiracket e Fai Antiracket Vieste.

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