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STUDI APERTI TUTTO IL GIORNO, CURE A DOMICILIO E URGENZE. IL RUOLO DEI MEDICI DI BASE

La parola d’ordine è frenare la corsa (inappropriata) verso l’ospedale. Gli ambulatori dei medici di base si devono aggregare per restare aperti almeno 12 ore al giorno, anche il sabato mattina, con la presenza stabile di un infermiere e un collaboratore amministrativo.

La prospettiva è fare in modo che le aggregazioni diventino piccoli nuclei sanitari ai quali rivolgersi per piccole urgenze, malattie croniche e oncologiche, oppure per ottenere assistenza domiciliare, soprattutto per chi è allettato. Le aggregazioni potranno trovare posto nelle case di comunità e negli ospedali di comunità che sono stati finanziati dal Pnrr.

È questo, in sintesi, il contenuto dell’accordo integrativo regionale (Air) stipulato qualche settimana fa dalla Regione e da tutte le sigle sindacali. Costa 52 milioni all’anno alla Regione ed è rivolto ai tremila medici di base pugliesi (la pianta organica ne prevede 3.462).

All’accordo hanno lavorato per diversi mesi gli uffici del direttore di dipartimento Vito Montanaro, sotto la direzione dell’assessore Raffaele Piemontese e del predecessore Rocco Palese. Entra in vigore dal primo gennaio 2025.

L’intesa mira ad organizzare i medici di base in Aft (aggregazioni funzionali territoriali). Non molto diverso da quello che già oggi vediamo, ma con qualche obbligo in più. Se vogliono godere delle maggiori risorse messe a loro disposizione per assumere i collaboratori, i dottori sono tenuti ad aggregarsi. In modo che offrano la possibilità ai loro pazienti di avere sempre un medico disponibile dalle 8 alle 20 di ogni giorno e il sabato mattina. Sono previste 128 Aft in Puglia: 21 nel Foggiano, 8 nella Bat, 40 in provincia di Bari, 19 nel Tarantino, 15 nel Brindisino, 25 in provincia di Lecce.

Una novità importante è l’istituzione dell’Uccp, l’unità complessa di cure primarie: nei fatti è uno dei medici di base che fungerà da collegamento con il distretto sanitario dell’Asl. Assicurerà che le cure domiciliari, l’assistenza ai cronici e le piccole urgenze vengano adeguatamente assolte dai colleghi. Non è certo un vigilante ma dovrà comunque occuparsi della qualità e dell’efficacia delle cure prestate.

Per capire l’importanza dell’accordo, come spiegato qualche giorno fa da Montanaro in commissione Bilancio, occorre guardare all’immediato futuro. L’idea è di concentrare i medici di base, ove possibile, in strutture unitarie. Con reception unica per tutti i dottori e vari infermieri a disposizione. Potrebbero essere gli attuali Pta che hanno preso il posto dei vecchi ospedali dismessi.

Oppure le case di comunità (con gli specialisti ambulatoriali dell’Asl) oppure gli ospedali di comunità (che saranno gestiti dai medici di famiglia). Insomma: luoghi in cui concentrare i dottori e farli affiancare dagli specialisti dell’Asl (oculista, cardiologo, ortopedico, internista, eccetera). In prospettiva anche la cosiddetta guardia medica notturna che oggi è un servizio distinto.

Visti così, si capisce che si tratterà di nuclei sanitari in grado di offrire un servizio per l’intera giornata e di frenare il ricorso improprio al Pronto soccorso per piccole necessità. Non bisognerà aspettare molto. Case di comunità e ospedali di comunità, finanziati dal Pnrr, devono essere pronti entro la fine di giugno del 2026. Saranno il contenitore ideale per rafforzare l’assistenza territoriale.

L’intesa, per quanto innovativa, è rimasta in ombra perché stipulata poco prima dell’avvio della discussione del Bilancio 2025 della Regione (in Aula da martedì). È stata evocata solo per le polemiche innescate da quanti hanno lamentato che l’accordo toglieva risorse alle necessità dei consiglieri per gli stanziamenti più fantasiosi destinati ai territori. In effetti, dei 52 milioni solo 29 erano già previsti, a copertura del precedente accordo.

Altri 12 andranno a carico del fondo sanitario, undici sul bilancio autonomo. Soldi, questi ultimi, che a consiglieri e assessori avrebbero fatto comodo e sono stati loro sottratti. Pure il Pd se n’è lamentato in un’accesa riunione di gruppo. C’è voluto l’intervento del segretario Domenico De Santis per riportare ordine e spiegare che «l’accordo non si tocca».

corrieredelmezzogiorno