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PESCA/ L’UE NON TAGLIA “MA OTTO PESCI SU DIECI ARRIVANO DALL’ESTERO”

Tagli scongiurati ai settori della pe­sca e dell’acquacoltura, che in Pu­glia hanno un valore vicino ai 225 mi­lioni di euro, e boccata d’ossigeno per l’intero comparto regionale e na­zionale. Effetto domino della mino­re severità rispetto alle richieste del­la Commissione delle misure adotta­te dal Consiglio Agricoltura e Pesca, composto dai ministri competenti dei 27 Stati membri dell’Ue, dei ne­goziati europei riguardanti la ridu­zione dell’attività di pesca.

A dame notizia è Coldiretti Pesca Puglia sul­la base dei dati Crea. Le misure di compensazione proposte di fronte alle riduzioni avanzate dalla Com­missione hanno ricadute positive su diversi fronti. Per i gamberi di pro­fondità, viola e rosso, la riduzione del 6% «non avrà un’incidenza signi­ficativa sul settore». Migliorie in vi­sta per il nasello: è stata fissata una soglia di cattura più favorevole, pari a 261,5 tonnellate, anziché le 215,5 tonnellate proposte inizialmente

dalla Commissione. Per Coldiretti Pesca il risultato raggiunto «ha an­che l’effetto di tutelare l’equilibrio tra sostenibilità ambientale e salva- guardia del tessuto economico delle comunità costiere».

Le linee guida da seguire restano quelle contenute nelle conclusioni sulla Politica Agricola Comune (che assorbe il 31% del bilancio Ue, 387 mi­liardi di euro per il ciclo 2021-2027) approvate alTunanimità nel Consi­glio Agricoltura e Pesca: garantire la sicurezza alimentare, mantenendo anche un tenore di vita equo per la popolazione agricola e prezzi ragio­nevoli per i consumatori. La flotta operante lungo le coste pugliesi, sot­

tolineano da Coldiretti, è formata da 1455 battelli e rappresenta il 12,3% del totale nazionale, il 10,5% del tonnellaggio e il 12% della poten­za motore. Le aree più significative sono quelle di Manfredonia, Mollet­ta, sud Barese e Salente, dove il pe­scato più importante è costituito da gamberi, scampi, merluzzi, oltre agli allevamenti in mare aperto di spigole, ombrine e orate.

«Quasi 8 pesci su 10 che arrivano sulle tavole sono stranieri spesso senza che i consumatori lo sappia­no, perchè manca l’obbligo di indica­re l’origine sui piatti consumati al ri­storante» è l’allarme di Coldiretti. Il consiglio, ancor più valido con vista sulle festività, è verificare l’etichet­ta con l’area di pesca (Gsa). Le prove­nienze da preferire sono 9 (Mar Ligu­re e Tirreno), 10 (Tirreno centro me­ridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adria­tico meridionale), 19 (Jonio occiden­tale), oltre che dalle vicine 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta).