Nella serata di venerdì 27 dicembre si è tenuto un evento dedicato al “vino”: Le Vie del Vino”. Impegnava due vie principali di Vieste con stand enogastronomici e postazioni musicali.
Dietro l’organizzazione di questi eventi c’è tanto lavoro, tempo e persone per raggiungere un obbiettivo che a volte viene perso di vista. Che nessuno fremi mai iniziative del genere; ce ne sono state e spero ce ne siano ancora tante. Ora è arrivato il momento di alzare l’asticella. Ho vissuto in prima persona la serata di venerdì scorso e mi è sembrato mancasse un motivo di fondo. Perché?
Personalmente credo vada sempre applaudito qualsiasi iniziativa quando è all’inizio, però poi deve essere seguita da una crescita. Le recite o i cori delle parrocchie sono sempre belli, però poi quando vengono eseguite da adulti fuori dalla parrocchia, seppur amatoriali, hanno bisogno di più studio e dedizione.
Il prezzo di € 12,00 per tre ticket di vino è più che accettabile, tra l’altro i fondamentali del marketing ci dicono che 12 e 14 hanno la stessa percezione, cioè superiore a 10; pertanto la prossima volta si potrebbe chiedere anche due euro in più senza nessun problema. L’attenzione deve però cadere sulla modalità di svolgimento della serata. La presenza di giovanissimi, gran parte tornati dalle città universitarie, ha visto riempire le due vie (diventata poi una sola) senza sapere cosa stessero bevendo e senza nessuno che glielo dicesse. Ogni iniziativa a livello sociale, seppur commerciale, ha un obbligo educativo e non posso pensare che sia fatto solo per il mero motivo di fare cassa. Non c’erano locandine, opuscoli o punti di ascolto per un giro nel mondo dell’enologia. Si avvertiva una certa pigrizia nel demandare tutto all’euforia che tre bicchieri avrebbero provocato dopo. Anche i banchetti per un eventuale street food erano molto precari e poco appetitosi, senza esprimere un giudizio sulla qualità del cibo perché per la forte soggettività avrebbe bisogno di un discorso a parte e non era motivo principale de “Le Vie del Vino”; anche se le cose vanno spesso a braccetto.
Discorso a parte necessita anche la musica, senza giudicare la qualità degli artisti o la scelta musicale, ma l’accozzaglia di suoni che si disturbavano a vicenda come quando da ragazzini andavamo al lunapark delle feste patronali dove le giostre sparavano suoni ognuno per conto proprio quasi a voler isolare i propri avventori da quelli della giostra a fianco.
E’ il momento di crescere, o forse continuare a crescere. Tanto è stato fatto e tant’altro deve essere fatto. Questo articolo non vuole certo bocciare l’iniziativa, ne tanto meno la qualità del vino, cibo e musica, ma un rimando a come combinare tutte e tre le cose va fatto assolutamente. Buon vino e alla prossima, certo che il tutto sarà assemblato meglio.
Gaetano Simone