L’obiettivo mira a sottrarre dall’attuale condizione di incuria e degrado i “trabucchi” del Gargano, emblema storico della tradizione peschereccia dei paesi garganici che si
affacciano sul mare, e da promuovere, congiuntamente ai comuni interessati, un piano di interventi finalizzato alla ricostruzione, al recupero, al ripristino ed alla valorizzazione dei trabucchi stessi; l’intento è mirato, altresì, ad eseguire interventi di recupero
dei trabucchi quale testimonianza storica delle antiche tradizioni e della pesca, salvaguardando in particolare i seguenti requisiti:
a) assolvimento di funzioni di pubblica utilità comprese nella sfera d icompetenza istituzionale dell’amministrazione locale;
b) temporaneità dell’utilizzazione;
c) assenza di scopo lucrativo;
Sulle coste garganiche esistono molte testimonianze di “architettura vernacolare” rappresentata dai trabucchi, quali strumenti di pesca ideati dalle popolazioni garganiche per intercettare e catturare, restando a terra, i branchi di pesci che transitavano lungo la costa, senza andare per mare con imbarcazioni,
pratica molto rischiosa, in quanto era molto alta la probabilità disubire attacchi da parte dei pirati che scorrazzavano lungo le coste garganiche; i nostri mari, non erano sicuri a causa della presenza continua dei suddetti pirati (Turchi), questo spiega il perché, della presenza di numerose torri di avvistamento lungo le coste garganiche e proprio per questo motivo, una vera e propria marineria dedita alla pesca, non ha mai avuto modo di svilupparsi pienamente sulle coste del Gargano;
per le popolazioni garganiche di Vieste e Peschici in particolare, sicuramente doveva rappresentare una vera pena osservare, impotenti senza poter prendere il mare per catturarli, i grandi banchi di cefali, capitoni, anguille, ecc. che dalle foci dei laghi Varano e Lesina transitavano indisturbati nei mari di fronte alle loro coste per andare a deporre le uova nelle grotte e nelle insenature naturali delle falesie rocciose più a sud; le varietà d pesci di cui sopra,
infatti, vivevano in abbondanza nei mari del Gargano e le rotte che per istinto tenevano nella loro migrazione riproduttiva, li portavano a passare molto vicini alla costa, pertanto, si è cercato di capire, le modalità per catturare i suddetti branchi; l’idea vincente, infine, fu il trabucco garganico, una complessa macchina da pesca ben ancorata a terra e capace di proiettare fino a 30 metri dalla costa, grandi reti in grado di sollevare in un’unica pescata, quintali di pesce;
detta macchina costruita in legno, cordame e filo di ferro, essendo un marchingegno tanto potente, quanto delicato negli equilibri, infatti, le maestranze che si dedicavano alla sua costruzione, provenivano, come si evince da diversi documenti risalenti al periodo angioino, da importanti cantieri navali dedicati alla costruzione di navi militari, esistenti a quell’epoca tra Vieste e Peschici;
furono, molto probabilmente, i mastri d’ascia e gli ingegneri dei cantieri navali militari garganici, abituati a costruire ponti, aissare alberi maestri e a fissare stralli e sartie, a ispirare la trappola del Trabucco, una macchina tanto studiata e perfetta da fiorire in breve lungo tutta la costa garganica, tanto che dal 1850 fino al 1950 se ne contavano, fra Vieste e Peschici, ben 36 (10 a Peschici e 26 a Vieste).