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LIVELLI DI ASSISTENZA NELLA SANITÀ LA PUGLIA SALVA 407 PRESTAZIONI: GIÀ IN VIGORE IL NUOVO TARIFFARIO

Una sentenza del Tar ha sospeso il decreto ministeriale. Ma la Regione ha emanato una legge.

Qualsiasi coppia pugliese, da oggi, può andare in ospedale e pretende­re di accedere, gratuitamente, alla procreazione medicalmente assisti­ta. Ma, almeno nel Sud, può farlo so­lo in Puglia: ieri una sentenza del Tar ha sospeso, fino al 28 gennaio, il decreto ministeriale che aggior­na i livelli essenziali di assistenza, introducendone 407 nuovi, inclusa la pma. In Puglia, però, l’aggiornamento delle nuove tariffe è stato “anticipato” da una legge.

E secon­do Fabiano Amati, assessore regio­nale al bilancio e autore del provve­dimento approvato a ottobre, «la sentenza di un tribunale amministrativo non è in grado di travolge­re una legge: può farlo solo la corte costituzionale».

Un bel paradosso: una delle regio­ni del Sud da cui si è costretti a par­tire per ricorrere a cure che sono considerate “extra Lea” (non eroga­bili perché la Puglia tecnicamente è in piano di rientro) ora potrebbe ritrovarsi a essere l’unica regione in cui si applicano le nuove norme. Secondo un’altra versione che cir­cola negli ambienti della sanità pu­gliese, anche nel resto d’Italia si ap­plicano le nuove 407 prestazioni e le relative tariffe perché la senten­za del Tar sarebbe arrivata fuori tempo massimo e quindi il ministe­ro starebbe preparando un controricorso.

Quel che è certo è che la Puglia ha già “caricato” sulla piattafor­ma informatica il nuovo tariffario a partire da mezzanotte del 30. E quindi è considerato, a tutti gli ef­fetti, quello ufficialmente in vigore. Sia che si tratti di un’applicazione della legge regionale, sia che si trat­ti degli effetti giuridici di una sen­tenza arrivata troppo tardi.

La novità non riguarda solo la possibilità di effettuare la procrea­zione assistita: il nuovo nomenclatore rivede 1113 prestazioni su un to­tale di 3171, introducendone altre 407. Si va dalla diagnosi e monitoraggio della celiachia e delle malat­tie rare, all’enteroscopia con micro­camera ingeribile, dagli screening neonatali a prestazioni innovative di radioterapia.

Molte nuove forme di assistenza riguardano le persone con disabilità, che potranno usu­fruire, per esempio, di attrezzature domotiche e sensori di comando e controllo per ambienti, di arti artifi­ciali a tecnologia avanzata, sistemi di riconoscimento vocale e di pun­tamento con lo sguardo.

Queste nuove prestazioni sono previste nel decreto ministeriale ac­canto agli aggiornamenti tariffari delle vecchie. E sono questi ultimi che hanno fatto partire la rivolta dei centri diagnostici, dei laborato­ri d’analisi e delle altre strutture accreditate che hanno impugnato il decreto ministeriale davanti al Tar. «Le nuove tariffe mettono in crisi un intero settore e tutto l’indotto – accusa Cosimo De Angelis, vicepre­sidente regiona­le di Confcommercio sanità Puglia – erogare in convenzione esami come il psa, l’antigene prostatico speci­fico, diventa as­solutamente proibitivo».

Se­condo i titolari dei laboratori di analisi, il costo di un esame del genere è nove volte superiore rispetto al passato. «Non copriamo nemmeno il costo del reagente. O chiudiamo o siamo costret­ti a non erogare le prestazioni non remunerative – dice Adamo Grilli – ed è stato del tut­to inopportuno, da parte della Re­gione, anticipare di un mese le nuo­ve tariffe. Senza nemmeno prevede­re di integrare con fondi propri, co­me hanno fatto altre regioni».

Ma se per l’aggiornamento delle tariffe forse vale la sospensione del Tar, in quanto la Regione ha recepi­to con una delibera di giunta il nuo­vo nomenclatore, per le nuove 407 prestazioni la Puglia è salva. Ne è convinto Filippo Anelli, presidente della federazione nazionale degli Ordini dei medici: «In Puglia con la legge regionale non può cambiare niente per i nuovi Lea. Per il resto c’è il caos amministrativo. E c’è la necessità che lo Stato intervenga con risorse nuove, altrimenti si determineranno fortissimi conflitti».

repubblicabari