Accusato di aver appiccato un incendio all’interno della Caserma dei Carabinieri Forestali di Peschici, nel luglio 2023.
Nel contesto di un procedimento giudiziario che ha attirato l’attenzione per la gravità dei reati contestati, con sentenza di recente pubblicazione, la Corte di Cassazione ha recentemente annullato l’ordinanza del Tribunale di Bari che aveva applicato la misura cautelare in carcere nei confronti di Amarildo Dalipaj, accusato di incendio doloso e sabotaggio. La decisione arriva a seguito del ricorso proposto dall’imputato, che ha messo in evidenza alcuni aspetti procedurali ritenuti irregolari.
Il caso e la vicenda processuale
Amarildo Dalipaj, nato in Albania nel 1994, è accusato di aver appiccato un incendio all’interno della Caserma dei Carabinieri Forestali di Peschici, in provincia di Foggia.
L’imputato, stando alle ricostruzioni investigative, avrebbe eseguito l’incendio su commissione di un altro soggetto, incaricato di danneggiare la struttura. Le fiamme, originatesi da due autovetture incendiate, si sono propagate agli impianti elettrici e hanno danneggiato in modo significativo l’edificio, causando la temporanea inutilizzabilità della caserma. A seguito dell’accaduto, il Tribunale di Bari aveva deciso di applicare la custodia cautelare in carcere nei confronti di Dalipaj, ritenendo la misura necessaria per evitare che potesse reiterare il reato.
Il ricorso per cassazione, promosso dal difensore dell’imputato, avv. Francesco Paolo Ferragonio, si è concentrato su diverse questioni relative alla legittimità della misura cautelare e alla valutazione delle prove a sostegno della gravità dei reati contestati.
La sentenza della Cassazione e le motivazioni
La Corte di Cassazione ha ritenuto che, nonostante il Tribunale di Bari avesse esaminato con attenzione le prove presentate dal pubblico ministero, il provvedimento cautelare andava annullato. La decisione della Cassazione si fonda principalmente su una lettura critica delle motivazioni alla base della misura in carcere, che non avrebbero sufficientemente giustificato la necessità di una detenzione preventiva.
In particolare, i giudici della Cassazione hanno sottolineato come il Tribunale del riesame non avesse compiuto una valutazione autonoma e approfondita degli elementi a sostegno della richiesta di custodia cautelare. Il Tribunale di Bari, infatti, avrebbe in parte “incorporato” le motivazioni presentate dal pubblico ministero senza una vera e propria analisi indipendente. La Corte ha ribadito che, in materia cautelare, il giudice deve esprimere una propria valutazione critica, basata sul confronto degli argomenti delle parti, per giustificare in modo persuasivo l’applicazione di una misura così gravosa.
Nonostante la Corte di Cassazione abbia respinto il primo motivo di ricorso, relativo alla presunta carenza di motivazione, ha ritenuto di accogliere le doglianze relative alla valutazione delle esigenze cautelari e alla concreta pericolosità dell’imputato. Di conseguenza, il provvedimento di custodia cautelare in carcere è stato annullato e il caso è stato rinviato al Tribunale di Bari per un nuovo esame.
Le accuse contro Dalipaj: incendio doloso e sabotaggio
Nel merito delle accuse, Dalipaj è stato accusato di aver appiccato il fuoco a due autoveicoli presenti all’interno della Caserma dei Carabinieri Forestali di Peschici. Il reato principale contestato è quello di incendio doloso, ai sensi degli articoli 423 e 425 del codice penale, in quanto l’imputato avrebbe utilizzato materiale infiammabile per dare fuoco ai veicoli, causando danni anche all’edificio stesso. L’incendio avrebbe danneggiato anche un computer, impianti video e l’impianto elettrico, determinando l’interruzione della fornitura di energia elettrica alla caserma.
In aggiunta, Dalipaj è accusato di sabotaggio, ai sensi dell’art. 253 del codice penale, per aver reso temporaneamente inservibile la Caserma Forestale “Parco” di Peschici, qualificata come opera militare e adibita al servizio delle forze armate dello Stato. La difesa, tuttavia, ha sollevato dubbi circa la qualificazione giuridica di questo secondo reato, sostenendo che il fatto andasse eventualmente configurato come un danneggiamento seguito da incendio, in base agli articoli 424 e 635 del codice penale.
L’incertezza sulle prove e la rielaborazione giuridica del reato
Una delle questioni centrali sollevate nel ricorso riguarda la qualificazione giuridica del fatto. Il Giudice per le indagini preliminari, in un primo momento, aveva ritenuto che il fatto contestato non potesse essere qualificato come incendio doloso, ma come danneggiamento, considerando la scarsa previsione delle conseguenze disastrose che l’incendio avrebbe causato. Tuttavia, il Tribunale di Bari, nell’accogliere l’appello del pubblico ministero, aveva ritenuto che le fiamme avessero danneggiato in modo significativo diversi beni e che la caserma fosse stata resa temporaneamente inservibile. La Cassazione, pur ritenendo che sussistano elementi di prova che legittimano l’accusa di incendio, ha rilevato la necessità di una riconsiderazione della qualificazione giuridica del fatto, nonché della pericolosità concreta dell’azione in relazione alla sicurezza pubblica.
Il rinvio del caso al Tribunale di Bari significa che la misura cautelare nei confronti di Dalipaj non sarà più applicata in via automatica. Il Tribunale dovrà ora riesaminare il caso alla luce delle indicazioni fornite dalla Cassazione, valutando se sussistano i presupposti per l’applicazione di una misura cautelare meno grave, come gli arresti domiciliari o la custodia cautelare in un altro istituto. Inoltre, dovrà rivedere la qualificazione giuridica dei fatti contestati, con particolare attenzione alla corretta applicazione delle norme in materia di sabotaggio e danneggiamento.statoquotidiano