Ben più oltranzista di Vincenzo Patini, Antonio Silla, abruzzese di Scanno nonché deputato generale dei locati, si irrigidisce su posizioni marcatamente difensive della «ragion pastorale», correndo ai ripari contro la proposta “censuazione” dei pascoli del Tavoliere con il testo La pastorizia difesa. Silla, polemicamente, scrive:«Alfonso oggi […] si taccia come Autore della ruina di tutto lo Stato. Li si addossa la colpa di aver distrutto le popolazioni della Puglia, per piantarvi delle bestie…» (La pastorizia difesa…, Napoli 1783, p. 4). Secondo Silla, per indurre i più semplici ad approvare il nuovo sistema della censuazione, «lor si poneva avanti gli occhi il diritto di proprietà, che ciascuno avrebbe acquistato su della sua porzione: Che gli erbaggi non si sarebbero più distrutti con le anticipate scommissioni (n.d.a.: la pessima abitudine dei locati dal mese di marzo di lasciare le poste assegnate e di utilizzare tutti i pascoli), perché ogni uno si sarebbe guardata la parte del territorio a lui censito: Che ogni Locato potea farsi nella sua posta ripari fissi, ed altri comodi necessarj: Che ciascuno poteva a suo genio migliorarne il territorio con piantazione di alberi, e con seminarvi ancora, quantunque volte si volesse, fieni esotici, patate, ed altri nobili prodotti…»(Silla, op. cit., pp. 6-7).
Fin tanto che le proposte di censuazione erano rimaste congetture intellettuali di “pensatori perditempo”, non avevano destato inquietudini. Ma, quando nell’ottobre del 1783,«avendo la M. del Re formata una nuova Giunta per il sollievo delle sue Regali finanze, il primo piano, che si propose a que’ degnissimi Ministri, fu appunto questo della Censuazione»(Silla, op. cit., p. 7),il dibattito usciva dai limiti angusti dei soli addetti e appassionava numerosi studiosi. Ed è proprio Domenico Maria Cimaglia, come ricorda Vito Masellis (Domenico Cimaglia, DizionarioBiografico degli Italiani della Treccani, Roma 1981), il primo a definire una proposta organica e completa.Per Silla, «che la Dogana abbia bisogno di riforma nello stato, in cui oggi si ritrova, è questo un punto, che non entra in controversia» (op. cit., p. 51), ma occorre tenere nel giusto conto i molteplici interessi in gioco, in modo da realizzare un valido equilibrio tra pastorizia e agricoltura.
Nel IV capitolodel testo (Silla, op. cit., pp. 51-55), il deputato dei locati entra nel dettaglio dellequestioni che riguardano la riforma della Dogana e che vertono sulla censuazione delle terre del Tavoliere. Nel «rispondere capo per capo, per far conoscere l’insussistenza de’ progetti», l’autoresi contrappone essenzialmente al progetto del Cimaglia.Pertanto, si resta alquanto perplessi quando Silla, alla fine del capitolo citato, scrive:«Se ne’ capi qui descritti vi si scorgerà per avventura qualche poco di contradizione, se ne attribuisca la colpa alla varietà degli Autori. Io pertanto dovendo rispondere capo per capo, per far conoscere l’insussistenza de’ progetti, mi asterrò di nominare gli Autori sul dubbio, che non dispiaccia loro di esser qui nominati…» (op. cit., p. 56).
Stando al Silla – diversamente dal Cimaglia – voler dare in enfiteusi perpetua (il diritto di godere di un fondo altrui con l’obbligo di migliorarlo e di pagare un canone, avendo poi anche il diritto di affrancarlo) i regi pascoli ai locati «è lo stesso che voler fondare in Puglia la sola agricoltura, e distruggere la Pastorale» (Silla, op. cit., p. 59).Ed è polemica aperta sull’entità dell’aumento delle entrate fiscali calcolate dal Cimaglia derivanti dalla censuazione dei terreni:«già si promette al Regio Erario per mezzo della proposta Censuazione un aumento di 200. e più mila ducati […] per giungere a questo pieno, già si pensava di fissare il censo a ducati 42. il carro…» (un carro o carra corrispondeva a ettari 24,6).
Il deputato generale dei locati di Scanno, nell’escludere i ventilati vantaggi per il Fisco, ritiene che si favorirebbero gli usurpatori dei regi pascoli e che si penalizzerebbero fino alla rovina i locati, dato che gli stessi progettisti«ci fanno intendere, che in quest’ultimo decennio, il più felice di tutti,
non si è pagato più l’erbaggio Fiscale di 24. ducati il carro…»(Silla, op. cit., p. 72). I dati e le cifre riscontrati in Silla sono quelli elaborati dal Cimaglia. L’avvocato foggiano, riguardo al valore dei pascoli, è di tutt’altro avviso, tanto che propone di fissare il prezzo a cui cedere le poste da censuare a45 ducati al carro, dopo aver stimato che nessuno di essi vale meno di 56 ducati al carro, che i mediocri valgono da 70 a 110 ducati, che i buoni valgono fino a 140 ducati e che quelli ottimi valgono fino a 200 ducati.Oltretutto, ponderando di assegnare ai locati più ricchi i pascoli peggiori, Cimaglia prevede che quelle distese erbose diventerebbero ottimi erbaggi, del tutto simili per qualità ai pascoli privati, migliorate e curate dai nuovi ricchi possessori permanenti (Cimaglia, Ragionamento sull’economia…, Napoli 1783, pp. 97-98). Per quando attiene l’assegnazione dei pascoli ai poveri col metodo della ripartizione a locati provenienti dallo stesso territorio, Cimaglia fissa il prezzo a 42 ducati al carro solo nell’eventualità vengano loro assegnate – come da lui proposto – le locazioni con i pascoli migliori. Diversamente ritiene che il fisco si debba accontentare di 36 ducati al carro(Cimaglia, op. cit., pp.98-99). L’autore foggiano valuta che i pascoli fiscali col nuovo sistema avrebbero reso non meno di 627.661 ducati, cioè ben 287.343 ducati in più di quanto non rendevano annualmente nelle migliori annate(Cimaglia, op. cit., pp.98-99).
Cimaglia, opponendosiai «filosofastri politici», elenca i reali motivi che danneggiano gli interessi della «Nazione» e dei locati: la concorrenza spietata e sleale indotta dalla “professazione volontaria” (l’obbligo di dichiarazione spontanea del numero di pecore, sempre sovradimensionata da parte dei locati ricchi allo scopo di subaffittare ai locati poveri a prezzi esosi), che si risolve sempre a vantaggio dei locati ricchi contro quelli poveri; l’obbligo a trasferire in Puglia tutta la mandria, anche quando le condizioni meteorologiche e climatiche non sono favorevoli alla sufficiente alimentazione delle mandrie; l’occupazione abusiva dei regi pascoli assegnati ai locati da parte di baroni, enti ecclesiastici e cittadini, che tendono ad utilizzare permanentemente i demani comunali destinati al pascolo fiscale; il danno procurato ai regi pascoli durante il periodo estivo, quando gli abruzzesi tornano in montagna e i massari di campo pugliesi per salvaguardare il più possibile i pascoli delle «Mezzane» occupano arbitrariamente i pascoli fiscali incustoditi con il risultato scontato che, nelle stagioni autunnali particolarmente piovose, i locati «altro non trovino, che campi di fango»(M.E. Di Carlo, La Capitanata al crepuscolo del Settecento, Amazon, 2018, pp. 145-147).
E ancora: l’inefficacia, storicamente accertata, delle azioni di reintegra dei pascoli fiscali occupati; la drammatica condizione igienico-sanitaria delle mandrie che, negli autunni piovosi, aspettano nel fango privo d’erba oltre il 25 novembre l’entrata nelle poste, andando incontro spesso ad inverni freddi e nevosi che, decimando gli armenti, causano la rovina dei locati poveri (Cimaglia, op. cit., pp. 35-46); il pagamento della fida su pascoli fiscali non più in loro possesso o, addirittura, anche su pascoli completamente inondati dalle alluvioni cagionate dai fiumi Cervaro e Carapelle.
Così capita spesso che i locati, scesi dalle montagne a settembre per sfuggire ai rigori delle fredde temperature montane, trascorsi anche due mesi in luoghi angusti, fangosi e inospitali, si vedano costretti ad acquistare fieno da privati ad un «prezzo strabocchevole».Sono questi i reali motivi che hanno comportato il fallimento di tanti locati che hanno dovuto a malincuore lasciare i pascoli fiscali del Tavoliere, sostituiti da pugliesi in genere facoltosi e benestanti(Cimaglia, op. cit., pp.51-52).
Sillanon intende in nessun modo ravvisare come vantaggiosa per le finanze regie l’enfiteusi perpetua dei pascoli del Tavoliere e neppure vede i vantaggi che possano derivarne ai locati, soprattutto poveri, i quali «sarebbero a poco a poco discacciati da’ ricchi, questi poi da’ più ricchi, di maniera che tutte le terre del Tavoliero passerebbero coll’andar del tempo a quelle Case magnatizie, già rese immortali per mezzo de’ Maggiorati». L’autore abruzzese non nutre alcun dubbio di fronte all’evidenza «che ‘l progetto della Censuazione indirizza principalmente le sue mire a stabilire i Locati facoltosi in detrimento della gente più povera […]».Non manca Silla, con evidenti accenti ironici, di apprezzare il «poco anzi lodato Progettista, il quale avendo veduto, che la Censuazione
era ineseguibile per la povertà, ha deciso che si censui il meglio alle persone facoltose, e quel che resta poi si faccia godere alla misera gente»(op. cit., p. 79).
Infatti Cimaglia, sapendo perfettamente che solo baroni e ricchi possidenti potevano richiedere in censo una posta fissa, propone che siano loro assegnate le locazioni con pascoli meno pregiati, per costringerli ad apportare migliorie utili a ottimizzare la qualità dei pascoli, a costruire ricoveri e fienili per gli animali, a portare a termine le opere idraulico-agrarie necessarie per contenere le acque e per prevenire le frequenti inondazioni a cui sono soggette alcune locazioni. Mentre per i locati poveri, quasi tutti abruzzesi, propone di riunirli per popolazioni e di assegnare loro in forma stabile alcune locazioni con i pascoli migliori, obbligandoli a dividersi le poste in regime collettivo secondo le dimensioni delle rispettive mandrie (Cimaglia, op. cit., pp.73-77).
Se per Silla gli elementi avversi elencati sono da affrontare e risolvere per rilanciare il regime della Dogana, per Cimaglia, al contrario, sono tali da rendere non più rinviabile la censuazione dei regi pascoli del Tavoliere.
michele eugenio di carlo