Nel febbraio del ’36 prima delle leggi razziali un uomo semplice creò una comunità locale di ebrei.
Nel febbraio del 36’, poco prima che anche in Italia arrivassero le tremende leggi razziali fasciste, in casa di un uomo semplice di San Nicandro Garganico, arrivò la notifica di una pesante multa. Che cosa era accaduto? Quell’uomo non si muoveva quasi mai di casa, era diventato paralitico… Donato Manduzio aveva una sola colpa: aver creato una comunità di persone convertite all’Ebraismo. E lo aveva fatto in quel piccolo borgo.
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La storia di Donato, nato nel paesino roccioso del Gargano, è curiosa e poco nota, anche se troviamo alcuni libretti che ne parlano (penso, ad esempio, al testo della fine degli anni ’50 Mosè in Puglia), facendo poi arrivare la notizia anche agli storici John Davis ed Eric Hobsbawm. Manduzio, da autodidatta innamorato dei libri, si sentì attratto dal Vecchio Testamento, andando a guardare, nelle sue ore libere, quelle pagine che non aveva mai letto, reperite forse, un giorno, in una casa di Lesina. Scrive lo storico Davis: «La storia degli ebrei di Sannicandro Garganico ha suscitato, negli anni, varie ipotesi e molta curiosità. Non soltanto è insolita, ma sembrerebbe l’unico caso di conversione collettiva, in Europa, in tempi moderni».
«Mosè è in Puglia!», si disse negli anni del Dopoguerra, quando si potè nuovamente tornare a parlare di Ebraismo, della Torah e, poi, dello Stato di Israele.
Andando lì, al civico 88 di via del Gargano, ora si può vedere una sinagoga, frequentata da «ebrei fra virgolette», per usare un’espressione dello storico Sergio Luzzatto, proprio per ribadire che quelle persone si erano fatte attrarre dalla fede ebraica, pur sapendo pochissimo della storia di questo popolo, spesso infelicemente disperso per il mondo, umiliato e ferito durante la Seconda Guerra Mondiale. La storia di Manduzio, un bracciante reso invalido dalla Grande Guerra, il quale aveva iniziato a parlare di Mosè ai suoi concittadini, ebbe una grande eco all’estero. Nel ’47, sul Time fu pubblicato un articolo The Converts of San Nicandro e, negli anni immediatamente successivi, furono girati alcuni documentari americani, fino a un testo, edito a Cambridge, di Viviane Serfaty, Il diario di Manduzio: dalla Chiesa alla Sinagoga. E che dire della narrazione romanzata di Pichas Spitzer, The Projhet of San Nicandro? In realtà, non ebbe vita facile il nostro Manduzio con questa sua ardimentosa iniziativa! Perfino gli ebrei non guardarono subito di buon occhio questa iniziativa di «gerim» (cioè «convertiti»).
Come ben scrive Stefano Coletta, su un blog i: «Nell’aprile 1945 due persone inviate da Raffaele Cantoni incontrano gli ebrei sannicandresi per poi riferire, a Roma, a Giuseppe Nathan, commissario per gli Affari ebraici, e a Umberto Nahon, presidente per l’Italia dell’Organizzazione sionistica. Quest’ultimo si convinse, poi, a peroare la causa della comunità di Manduzio e scrisse al presidente dell’Unione delle comunità israelitiche italiane, dicendo “esiste un gruppo di circa 200 persone che, dal 1932, s’è convertito all’ebraismo. Riteniamo nostro imprescindibile dovere di dare prova tangibile d’interessamento e fratellanza a questi ebrei, che hanno saputo resistere alla prova del tragico periodo passato”». L’esito della petizione fu positivo, ma non dobbiamo stupirci di tanto scetticismo da parte degli stessi ebrei.
Come noto, il popolo ebraico ritiene di essere il «popolo eletto», per cui il concetto di nazione è strettamente sovrapponibile alla loro religione e il fenomeno dei convertiti, in questo senso, non è di immediata accettazione. Nel tempo Manduzio, e i suoi sannicandresi, da sempre figli del crocevia culturale e religioso di quell’area, furono accettati dalla comunità ebraica italiana. Questa è la storia di un profeta di Puglia? E stata una reazione alla violenza del nazismo e poi del fascismo o forse qualche seme di sionismo c’è sempre stato nella storia di quella comunità?
Questa storia, prima di normalizzarsi, ha subito un lungo iter di verifica da parte dei rabbini e del Vaticano, con papa Pacelli. Alcuni sannicandresi emigrarono nel nuovo Stato d’Israele fino ad arrivare al 2014, quando il 9 marzo quella comunità ha festeggiato l’ingresso del Sefer Torah (i preziosi rotoli su cui è trascritto il testo sacro) nella sua sinagoga.
dorella cianci